Il 56,6% degli italiani teme di mettere a rischio la propria sicurezza mentre svolge operazioni bancarie, operazioni di lavoro e acquisti on line. E il 34,7% degli italiani è preoccupato del libero accesso ad Internet dei minori, con valori che raggiungono quasi il 50% tra gli anziani. Emerge dal primo Rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa di Verisure Italia, realizzato dal Censis con il contributo del Servizio Analisi Criminale del ministero degli Interni.
Cosa rivela il report
L’analisi disegna un quadro sulle possibili risposte attuali e del prossimo futuro in termini di sistemi di protezione, sul valore sociale aumentato della casa nel post pandemia e sulle minacce e i pericoli connessi al trasformarsi degli stili di vita e al nuovo modo di vivere la casa.
Secondo il report, dopo la sicurezza informatica e le insidie per i minori, il 23,7% si dichiara preoccupato per la salute mentale e i rischi di dipendenza che può provocare la sovraesposizione al web e ai social, e la quota sale al 33,0% tra i giovani con meno di 35 anni e al 30,9% tra i laureati. Il 22% della popolazione adulta (il 26,4% tra i millennials) indica il pericolo di rimanere vittima degli haters – gli odiatori di professione che, approfittando dell’anonimato, attaccano e insultano le persone sui social.
Il bisogno di sicurezza degli italiani
6 italiani su 10, durante la pandemia, hanno sofferto di stati di ansia e paura, specialmente giovani, donne e chi vive in grandi realtà urbane. Eppure, l’andamento delle denunce registra un trend decrescente: dai 2.818.834 reati denunciati nel 2012 ai 2.090.437 nel 2021, -25,8% nei dieci anni considerati (-728.397 reati in valore assoluto).
La percezione di sicurezza in casa: moltiplicazione e individualizzazione della domanda di protezione. 17 milioni di italiani (il 33,9% dei maggiorenni) si sentono poco (25,6%) o per niente (8,3%) sicuri all’interno delle mura domestiche, e hanno paura di incendi, esplosioni atti vandalici, furti, con percentuali che salgono al 40,1% tra le donne e al 42,8% per chi vive nelle regioni del Sud. 9 milioni di italiani (il 17,4% della popolazione con più di 18 anni) hanno paura se devono restare da soli in casa di notte: due terzi di questi, 6 milioni in valore assoluto, sono donne. 3,6 milioni di italiani vivono in condizioni di grave deprivazione abitativa.
I reati tradizionali: negli ultimi dieci anni i furti in abitazione sono diminuiti. Ma il 55% degli italiani ha paura di subire un furto in casa e il 41,1% è preoccupato di subire un’aggressione fisica (44,8% delle donne e 37,3% degli uomini).
Come sarà la casa del futuro
Quale ruolo possono giocare le nuove tecnologie al servizio della protezione della persona? “I dati hanno mostrato sin da subito due trend molto importanti e apparentemente in contrasto – afferma Stefan Konrad, Managing Director Verisure Italia -. Da un lato i reati cosiddetti tradizionali sono diminuiti, dall’altro sono aumentati il bisogno di protezione e le richieste di sicurezza da parte dei cittadini”.
Per questo serve “un approccio che definirei olistico, perché è necessario lavorare sulle radici dei problemi per rafforzare la prevenzione: per 8 italiani su 10 è fondamentale che un sistema di sicurezza riesca ad attivarsi e intervenire prima che il reato si compia. La sfida più importante – conclude Konrad – è sviluppare tecnologie facili ed efficaci per tutti: per chi deve essere soccorso e per chi deve intervenire. Insomma, attivare un sistema d’allarme deve essere naturale e semplice, come accendere la luce”.
Tecnologia contro i rischi
“Quello che emerge con chiarezza dai dati del rapporto – aggiunge Massimiliano Valerii, Direttore del Censis – è che la sicurezza, come la salute, viene ormai percepita dai cittadini come un bene comune su cui non si accettano compromessi. Le persone cercano un’“incolumità dai rischi” che richiede soluzioni tecnologiche e organizzative nonché una collaborazione senza barriere fra pubblico e privato.”
“La complessità e la complementarità del mondo della sicurezza privata sono emerse nettamente negli ultimi anni – sostiene Luigi Gabriele, Presidente ConFederSicurezza e Servizi – complici non solo la pandemia e una digitalizzazione sempre più imperante, ma anche la endemica carenza di risorse che sconta lo Stato. Gli italiani credono nella sicurezza privata, specialmente nella combinazione vincente tra tecnologie avanzate e risorse umane professionalizzate per prevenire, gestire e intervenire fisicamente in situazioni di allarme. Il totem giuridico della guardia giurata che può difendere solo il bene e non la persona è ormai obsoleto, e richiede un abbattimento formale oltre che sostanziale”.
Il ruolo dell’Intelligenza artificiale
“L’insicurezza rappresenta il tratto distintivo e al contempo la cifra narrativa della nostra società – aggiunge Nicola Ferrigni professore associato di Sociologia dell’Università degli Studi Link – Un tempo ci si sentiva insicuri in casa oppure sul lavoro, per la propria salute o per l’incolumità fisica. Oggi questi confini non esistono più e, per effetto di una logica di vasi comunicanti, l’insicurezza riesce a permeare ogni dimensione della nostra vita. Di qui, dunque, l’efficacia di soluzioni ispirate ad esempio all’intelligenza artificiale ma, aggiungo io, a una intelligenza artificiale umanizzata, espressione di una cultura della sicurezza in cui pubblico e privato, individuo e società sono attori di un processo condiviso”.