IL CASO

Trump rincara la dose sulle aziende cinesi, ma le telco Usa rischiano l’impasse

Washington verso il bando totale alle forniture made in China per ragioni di “sicurezza”, no agli apparati di networking, in crisi anche la vendita di dispositivi. Colpiti i piccoli carrier Usa: le loro reti potrebbero contenere componenti illegali

Pubblicato il 03 Mag 2018

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Si intensifica il pressing di Washington per escludere definitivamente dal mercato americano i vendor cinesi di attrezzature telecom Huawei e Zte (che già non possono partecipare alle gare per fornire gli enti pubblici): ora il governo americano vuole bandire in tutto e per tutto le forniture di apparati di networking cinesi, mentre il Pentagono vorrebbe vietare a chi lavora nelle basi militari Usa di tutto il mondo di acquistare cellulari e modem Made in China; il divieto potrebbe essere esteso a tutti i dipendenti della Difesa. La crociata del governo americano contro Huawei e Zte rischia tuttavia di avere impatti anche su piccole imprese statunitensi che hanno trovato nei due fornitori asiatici validi partner commerciali con buone tecnologie e prezzi accessibili.

Lo riporta oggi Bloomberg riprendendo quanto già scritto dai media Usa e cinesi all’indomani della decisione del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti di escludere Zte per sette anni dall’acquisto di componenti dalle aziende americane – una pesante sanzione che colpisce anche un big come Qualcomm, primo fornitore di chip negli Usa per la società cinese, e altre società che le vendono componenti ottiche e altri elementi, tra cui Acacia.

“L’ordine di divieto non solo avrà un impatto grave sulla sopravvivenza e sullo sviluppo di Zte, ma causerà anche danni a tutti i partner di Zte, tra cui un gran numero di aziende statunitensi”, ha fatto sapere l’azienda di Shenzhen in una nota all’indomani della sanzione inflitta dal governo americano.

Diversi piccoli carrier Usa dipendono dai vendor cinesi che forniscono attrezzature meno costose. Queste aziende, che hanno comprato da Huawei e Zte sia apparati di networking che device, potrebbero trovarsi in uno strano limbo al confine dell’illegalità, addirittura obbligate a sostituire parte dell’attrezzatura; altri carrier potrebbero non avere più smartphone Huawei e Zte da vendere nei propri negozi e perdere clienti. Il bando di sette anni imposto a Zte vuol dire che la cinese non ha più accesso ai chip per i telefoni che vende in America, spiega John Marick, chief executive officer di Consumer Cellular, catena di negozi che vende i telefoni dei marchi cinesi. “E ora tutte le aziende statunitensi che vendono cellulari Zte non sanno come fare a colmare velocemente il vuoto”.

Secondo Counterpoint, Zte ha una quota del 10% delle vendite di smartphone in Nord America; Huawei ha una quota più piccola ma i colossi Verizon e At&t hanno fatto sapere a gennaio che non venderanno telefoni della casa cinese, interrompendo una trattativa in atto e andando verso una direzione più gradita a Washington. Per i grandi l’uscita dei vendor cinesi non ha rilevanza, ma per le piccole telco come LHTC Broadband il danno può essere notevole: l’azienda ha quasi finito di installare le attrezzature per fornire connettività di banda larga sulla sua rete, con prodotti Huawei che ora potrebbero non essere più legali.

Va chiarito che gli apparati di networking di Huawei e Zte coprono solo l’1% del mercato americano, sia nelle reti fisse che mobili, secondo Dell’Oro Group, ma è chiaro che i veti di Washington sono il colpo di grazia. I piccoli service provider clienti dovranno rivolgersi ad altri vendor, probabilmente americani, imprese come Calix e Adtran capaci di fornire prodotti accessibili.

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