La Nato pronta a un piano anti-hacker. Nella dichiarazione finale del summit odierno ampio spazio è dedicato al tema della sicurezza nello spazio cyber. “Stiamo aumentando la resilienza delle nostre società e delle nostre infrastrutture per contrastare l’influenza maligna della Russia – si legge – Stiamo migliorando le nostre capacità e difese informatiche, fornendo supporto reciproco in caso di attacchi informatici”.
“Siamo pronti a imporre costi a coloro che ci danneggiano nel cyberspazio e stiamo aumentando lo scambio di informazioni e la consapevolezza situazionale, migliorando la preparazione civile e rafforzando la nostra capacità di rispondere alla disinformazione – prosegie il documento – Miglioreremo anche la nostra preparazione e prontezza per le minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari. Prenderemo ulteriori decisioni quando ci incontreremo a Madrid”.
Inoltre i 30 Paesi aderenti sono concordi “nell’intensificare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo di destinare il 2% del bilancio nazionale alla difesa come definito durante il Summit del settembre 2014”, ha annunciato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. I 30 alleati presenteranno piani supplementari per dimostrare di aver raggiunto l’obiettivo entro il vertice Nato di Madrid nel prossimo giugno.
Il giallo dell’attacco hacker alla Banca di Russia
Nel giorno in cui i Paesi Nato decidono le strategia anti hacker e Usa e Ue decidono nuove sanzioni contro la Russia, è giallo sull’attacco hacker alla Banca centrale russa. Stamattina gli attivisti di Anonymous hanno annunciato via Twitter di aver colpito la Banca centrale russa. “Il collettivo Anonymous ha hackerato la Banca centrale russa. Oltre 35.000 file saranno diffusi nelle prossime 48 ore con accordi segreti”, si legge. In due post successivi si legge anche che Anonymous “sta colpendo le società che continuano a operare in Russia” e che “i canali della Tv di stato in Russia sono stati hackerati da Anonymous per trasmettere la verità su quello che succede in Ucraina”.
Poche ore arriva però dopo la smentita. “La Banca Centrale di Russia (Cbr) non è stata hackerata dal collettivo Anonymous”, riferisce l’agenzia Tass riportando le affermazioni del servizio stampa della Cbr, secondo cui non sarebbe stato violato “nessuno dei sui sistemi informatici”.
Nei giorni scorsi comunque l’autorità russa per le telecomunicazioni, Roskomnadzor, aveva ammesso che il numero di attacchi hacker portati ai siti Web delle istituzioni russe era aumentato di “centinaia di volte” con operazioni “coordinate”.
Le sanzioni contro la Russia
Intanto sale l’attesa per il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Gli StatUniti puntano a varare misure restrittive nei confronti di oltre 300 membri della Duma, la camera bassa dell’Assemblea federale russa, e di più di 40 compagnie russe attive nel settore della difesa. Lo ha fatto sapere ai media Usa l’amministrazione del presidente Joe Biden, precisando che anche i Paesi dell’Unione europea e del G7 annunceranno oggi sanzioni volte a impedire ai funzionari russi di aggirare le sanzioni già in vigore. “Il messaggio di fondo – ha spiegato una fonte del governo federale di Washington – è che abbiamo assunto iniziative di portata storica per imporre dei costi alla Russia. Ora vogliamo assicurarci di essere pienamente allineati e di garantire il massimo impatto possibile alle misure che abbiamo stabilito.
Affilano “ le armi” anche la Ue e i Paesi del G7 che mirano ad impedire alla Russa di bypassare le sanzioni. “Da questo moment in poi – fa sapere un funzionario di Bruxelles – le organizzazioni internazionali non dovranno più operare in Russia secondo gli standard del business as usual.
Oggi la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha partecipato in video conferenza alla riunione straordinaria dei ministri dell’Interno e della Pubblica sicurezza del G7 dedicata agli impatti della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. . Al centro dell’incontro convocato su iniziativa della presidenza tedesca – durante il quale e’ intervenuta anche la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson – la gestione dei flussi di profughi in fuga dal teatro di guerra che stanno interessando in primo luogo i Paesi confinanti con l’Ucraina e lo scambio di informazioni nell’ambito del G7 sul fronte comune della difesa dalle minacce ibride, con particolare riferimento agli attacchi cibernetici rivolti alle infrastrutture critiche e alla disinformazione con la diffusione di fake news attraverso la rete Internet.
Nella dichiarazione finale il G7 si impegna a intensificare gli sforzi per sostenere l’Ucraina nella difesa contro eventuali attacchi informatici di matrice russa. “Stiamo adottando misure per aumentare la resilienza delle infrastruttura nelle nostre nazioni rafforzando il coordinamento delle difese informatiche – si legge nel documento – Lavoreremo anche per identificare responsabili quegli attori che si impegnano in attività destabilizzanti nel cyberspazio”.
Nel dark web boom di richieste truffa di donazioni per l’Ucraina
Check Point Research (Cpr) segnala che sul dar kweb sono presenti numerosi annunci richiedenti donazioni a favore dell’Ucraina. Sebbene alcuni di questi annunci siano legittimi, altri sono invece fraudolenti e richiedono donazioni attraverso le criptovalute.
Cpr mette dunque in guardia gli utenti perché i cyber-criminali sono sempre in cerca di un modo per approfittare dell’elevato interesse attorno al conflitto tra Russia e Ucraina.
Ad esempio, una donna che dice di chiamarsi “Marina” richiede donazioni tramite una foto personale. Cpr ha indagato e ha scoperto che l’immagine è stata presa da un giornale tedesco. C’è poi un annuncio punta a un sito web legittimo che ha già raccolto quasi 10 milioni di dollari in criptovalute, grazie alle donazioni.
Il sito web https://www.defendukraine.org/donate- chiede alle persone di “Aiutare l’esercito Ucraino e i suoi feriti, insieme alle famiglie e ai bambini coinvolti nel conflitto.” Esso fa anche riferimento all’account Twitter “Defend Ukraine”. Il dominio è stato registrato il 16 febbraio, una settimana prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina. Il sito è molto semplice e contiene una lista di diverse associazioni e Ong in Ucraina, oltre a cripto valute (Bitcoin, Ethereum, e Usdt).
Cpr esorta i donatori che desiderano aiutare gli Ucraini a fare attenzione ai link che utilizzano e ai siti su cui atterrano per inviare gli aiuti.
“Esistono pagine web false che fingono di voler aiutare il popolo ucraino – spiegano gli esperti di Cpr – Nel darkweb una persona può acquistare numeri di carte di credito, medicine, armi e software che possono aiutare a entrare nei computer di altre persone. Alcuni annunci sono legittimi, mentre altri sono chiaramente discutibili”.