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Xiaomi fa causa agli Usa contro il ban: “Nessun legame con l’esercito cinese”

Il produttore di smartphone, inserito nella lista nera di Trump tra le varie “aziende militari del Partito comunista”, ricorre alle vie legali. La decisione dell’ex amministrazione impedisce agli investitori statunitensi di comprare azioni

Pubblicato il 01 Feb 2021

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Xiaomi reagisce al ban deciso dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e fa causa al governo americano. L’amministrazione Repubblicana ha incluso il vendor cinese di smartphone Xiaomi tra le varie “aziende militari del Partito comunista cinese”, in base alla legge del 1999 National Defense Authorization Act. Xiaomi è così soggetta a restrizioni sull’acquisto delle sue azioni da parte degli investitori americani.

Ora l’azienda reagisce e fa causa ai dipartimenti del Tesoro e della Difesa contestando l’inserimento tra le imprese che detengono legami con le forze e le operazioni militari della Cina. L’obiettivo è ottenere l’eliminazione del divieto di acquisto delle sue azioni, fonte importante di finanziamento per il vendor.

Xiaomi fuori dai mercati Usa del capitale

Xiaomi ha depositato la causa contro i due dipartimenti presso la corte distrettuale della Columbia. I vertici della società affermano che la designazione di “azienda militare” è “incostituzionale perché priva Xiaomi della sua libertà e dei diritti sulla proprietà senza il necessario giusto procedimento”, violando così il Quinto emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Il divieto per gli investitori di comprare azioni di Xiaomi, continua la società, causerà “danni irreparabili”.

“Tagliando Xiaomi fuori dai mercati Usa del capitale, la designazione in questione e le connesse restrizioni danneggeranno la capacità dell’azienda di condurre, sviluppare e finanziare la sua attività, vendere i suoi prodotti, mantenere e ampliare le sue relazioni d’affari e assumere e tenere il personale”, afferma Xiaomi nei documenti depositati in tribunale e visionati da Cnbc.com.

Xiaomi: “Forniamo solo prodotti per uso civile”

Xiaomi ha più volte chiarito di fornire solo “prodotti e servizi per uso civile e commerciale” e “di non essere di proprietà, controllata o affiliata all’esercito cinese e di non essere una compagnia militare cinese comunista come definita dal National defense authorization act”.

Xiaomi ribadisce che nessun ente del governo o delle forze militari cinesi ha l’autorità per “esercitare il controllo sul management o l’attività dell’azienda”.

Colpo di coda di Trump contro l’hitech cinese

L’amministrazione Trump ha inserito Xiaomi nella lista nera che include le compagnie sospettate di collaborare con le forze armate cinesi a metà gennaio, poco prima dell’insediamento del nuovo presidente Joe Biden . La mossa sottopone Xiaomi a un ordine esecutivo di novembre 2020 che impedisce agli investitori americani di acquistare azioni o titoli correlati di qualsiasi società designata dal dipartimento della Difesa come implicata nelle operazioni militari cinesi. L’ordine esecutivo iniziale di Trump è stato successivamente ampliato per costringere gli investitori a cedere o vendere le partecipazioni interessate entro l’11 novembre di quest’anno.

Il Dipartimento della Difesa è determinato a evidenziare e contrastare la strategia di sviluppo della fusione militare-civile della Repubblica popolare cinese, che supporta gli obiettivi di modernizzazione dell’Esercito popolare di liberazione garantendo il suo accesso a tecnologie avanzate e competenze acquisite e sviluppate anche da quelle aziende della Repubblica, università e programmi di ricerca che sembrano essere entità civili “, ha dichiarato la Difesa Usa.

Xiaomi è una delle nove entità designate come “società militari cinesi comuniste” (tra cui figurano anche Huawei, il produttore di semiconduttori Smic e il costruttore aeronautico Comac).

Ora la palla passa all’amministrazione Biden, per la quale la gestione e risoluzione della guerra commerciale e tecnologica con la Cina è una delle maggiori sfide in agenda.

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