“Zte è orgogliosa dell’innovazione e della sicurezza dei nostri prodotti presenti nel mercato statunitense”. E’ la replica della multinazionale cinese al nuovo segnale arrivato dai vertici dell’Intelligence americana che punta a bloccare l’utilizzo di apparecchiature cinesi.
“La Cina sta tentando di ottenere l’accesso a tecnologie e brevetti statunitensi attraverso reti Tlc, università e joint venture” era l’allarme lanciato dal presidente della Intelligence Commitee del Senato, il repubblicano Richard Burr nel corso di un’audizione al Senato dei giorni scorsi. Il senatore si era detto “preoccupato” per la diffusione negli Stati Uniti di azioni di “controspionaggio” e di “rischi per la sicurezza dei nostri dati con la vendita di beni e servizi di alcune aziende straniere”. La scorsa settimana, il senatore repubblicano Tom Cotton e il senatore repubblicano Marco Rubio avevano introdotto una normativa che punta a impedire al governo Usa di acquistare o noleggiare apparecchiature di Tlc da Huawei o Zte adducendo motivi di sicurezza nazionale,
“Prendiamo sul serio i temi della cybersecurity e della privacy, abbiamo sempre rispettato le leggi e rimaniamo un partner fidato di fornitori e clienti americani” prosegue la replica dell’azienda cinese. “In qualità di società quotata in borsa, ci impegniamo a rispettare tutte le leggi e i regolamenti degli Stati Uniti, lavoriamo con i fornitori di telecomunicazioni Usa con rigorosi protocolli di prova, e rispettiamo i più alti standard di business”, ha concluso il portavoce, facendo riferimento al superamento di “severi test” e all’”adesione ai più alti standard qualitativi”.
Anche Huawei aveva replicato all’accusa di Burr protestando contro “attività governative statunitensi finalizzate ad inibire le attività di Huawei nel mercato statunitense”. E affermando che l’azienda gode la fiducia di “governi e clienti in 170 paesi”.