Investimento record di oltre 450 milioni di euro, in crescita del 23% in un solo anno. L’Italia chiude il 2019 con performance come non mai sul fronte tecnologico. E Milano si è classificata tra i primi 20 hub europei per finanziamenti ricevuti, per un totale di 270 milioni di euro. Questa la fotografia scattata nel “Report sullo stato tecnologia europea 2019” a firma di Atomico in collaborazione con Slush e Orrick.
Se è vero che i risultati italiani sono più che incoraggianti il report evidenzia il ritardo dell’Italia rispetto a paesi quali Germania, Francia e Svizzera che hanno attratto investimenti maggiori. Lo scenario è a luci e ombre sotto diversi punti di vista: l’Italia risulta settima in Europa per numero di programmatori, 315.000. Ma ha il numero di programmatori pro capite più basso in Europa, con una crescita dell’1,7% rispetto al 2018, inferiore a quella del 2,3% nel Regno Unito, del 7,6% nei Paesi Bassi e dell’8,4% in Francia.
La trade war Usa-Cina non ha impattato sulla crescita dell’Europa
Mentre il mondo è concentrato sullo scontro fra i governi di Stati Uniti e Cina, che ha causato sofferenze ai mercati globali, la tecnologia europea ha continuato la sua crescita costante e solida, si legge nel report. Le aziende tech europee sono sulla buona strada per ottenere un finanziamento record superiore ai 27 miliardi nel 2019, rispetto ai 22 del 2018. E nonostante un rallentamento delle exit supportate dai fondi di venture capital, a settembre 2019 si è raggiunto un numero record di ben 40 transazioni superiori ai 90 milioni di euro, un numero ben oltre le aspettative.
Diverse aziende, non supportate da fondi di venture capital, come Nexi e Trainline, hanno fatto il loro debutto in Borsa. “La tecnologia europea continua ad essere un punto di forza dell’economia globale nonostante l’attenzione dei media quest’anno si sia concentrata sulle turbolenze dei mercati sui giganti tech come Facebook e Amazon. L’economia europea può non esserne immune ma le sue aziende tech hanno continuato a battere record nel 2019”, commenta Tom Wehmeier, Partner e Head of Insights di Atomico.
La politica tech europea un “mistero” per molti imprenditori
La politica per il settore tech europeo resta un “mistero” per molti founder. Alla richiesta di descrivere la massima priorità della Commissione Europea in termini di politica tecnologica, il 40% dei fondatori e dei dipendenti di startup dicono di non sentirsi sufficientemente informati per fare commenti.
Nonostante la mancanza di consapevolezza sulle questioni politiche, tutti gli intervistati considerano il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager come la persona che ha avuto la maggiore influenza sulla tecnologia europea nel 2019. I parlamentari europei non parlano di fintech e salute digitale (digital health), due settori in cui gli investitori hanno investito più di 11 miliardi di euro nell’ultimo anno. “L’Europa ha una finestra di opportunità e i politici hanno un grande ruolo da svolgere. Troppi sono i fondatori all’oscuro della visione politica europea per la tecnologia. L’Europa deve tracciare un percorso che crei le condizioni ottimali per un’innovazione continua e assicurarsi che i fondatori ne siano al corrente”, evidenzia Wehmeier.
In Europa troppo elevato il gender gap
Note dolenti sul fronte del gender gap: nel 2019, il 92% dei finanziamenti è andato a team formati da uomini, un numero simile al 2018. C’è ancora una sola donna Cto nelle 119 aziende (<1%) basate su un campione di dirigenti in 251 aziende tecnologiche europee supportate da fondi di venture capital che hanno raccolto un round di serie A o B tra il 1° ottobre 2018 e il 30 settembre 2019 di più di 9 milioni di euro di finanziamenti. E sono donne solo il 7,5% degli ingegneri informatici. “Le imprese tech europee stanno ottenendo risultati a un livello record che molti consideravano impensabile quando abbiamo iniziato a pubblicare il report cinque anni fa – sottolinea Wehmeier -, C’è un ampio bacino di talenti e sono più di 150 le aziende tecnologiche costruite in Europa che valgono miliardi. Tuttavia permane un enorme deficit per quanto riguarda la diversità”