IL RAPPORTO WINDTRE-CENSIS

5G, cybersecurity, PA digitale: ecco cosa ne pensano gli italiani

Internet componente irrinunciabile della vita quotidiana, ma 6 persone su 10 temono per la propria sicurezza informatica. Sulla quinta generazione mobile il sì convinto del 57,1% dei cittadini, mentre sui servizi pubblici online il giudizio è sospeso. La fotografia scattata in collaborazione con la telco guidata da Corti e Hanssen

Pubblicato il 09 Giu 2022

Rapporto Censis-cyber rischi

In cosa consiste la digital life vissuta dai cittadini italiani? Quali le loro aspettative e valutazioni? Sono gli interrogativi al centro del secondo Rapporto WindTreCensis (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO) che, partendo dall’avvenuta transizione alla digital life, verifica se e in che misura in ambiti di vita significativi gli italiani beneficino delle opportunità digitali. È una riflessione unica sulla varietà di esperienze concrete della digital life, che consente anche di valutare se il diritto alla connessione, come ulteriore diritto di cittadinanza, allo stato attuale sia poco più che un auspicio o un fatto concreto.

Tre gli aspetti chiave indagati nello studio in collaborazione con la telco guidata da Gianluca Corti e Benoit Hanssen (nella foto a seguire): il rapporto degli italiani con il web maturato in questo anno di digital life, con un focus sulle tipologie di connessioni, le aspettative verso i servizi e gli operatori tlc, il senso attribuito alla tecnologia 5G e il bisogno di sicurezza informatica; gli approcci soggettivi ai contenuti culturali e di entertainment fruibili tramite le piattaforme del web, con un’attenzione particolare al giudizio degli italiani sugli effetti che stanno avendo sulla società; e il rapporto dei cittadini con la digital Pa e i suoi servizi, come verifica delle fruizioni reali e dei giudizi da parte dei cittadini.

Diritto alla connessione nella digital life

Il 71,5% dei cittadini dotati di una connessione a internet utilizza sia la rete fissa sia quella mobile, il 17,7% solo la linea mobile, il 10,8% solo la rete fissa. Immersi nella digital life, gli utenti ricorrono alla combinazione di infrastrutture fisse e mobili per garantirsi l’accesso sempre, ovunque e comunque.

Agli operatori di rete sono richieste connessioni veloci, con un’alta qualità e fluidità dei contenuti (51,6%), connessioni affidabili, senza incorrere in interruzioni (41,7%), un servizio di assistenza rapido e facilmente accessibile in caso di guasti o di problemi amministrativi (31,1%).

Il 43,9% degli italiani (il dato sale al 51,5% tra i laureati e al 55,0% tra i giovani) pagherebbe qualcosa in più pur di avere la connessione con i requisiti indicati.

Le cyber-paure al primo posto

Il lato oscuro della digital life oggi ha il volto delle cyber-minacce. Il 56,6% degli italiani (e ben il 61,9% dei giovani) ha paura per la propria sicurezza informatica, ad esempio quando svolge operazioni bancarie online. I ripetuti attacchi informatici a istituzioni, imprese e cittadini fanno presa sul corpo sociale e spaventano di più di quanto si tema il libero accesso alla rete da parte dei minori (34,7%), i rischi di dipendenza dal web e le minacce alla salute mentale (23,7%), gli hater che aggrediscono le persone sul web (22,0%). I cyber-attacchi insidiano il diritto alla connessione, che per gli italiani va tutelato garantendo adeguate protezioni dalle minacce.

La maggioranza è favorevole al 5G

In un periodo in cui l’irrazionale circonda di fake news persino i vaccini, il 5G ad oggi beneficia di un ampio consenso sociale. Il 57,1% degli italiani (il 68,4% dei giovani, il 62,5% dei laureati) è favorevole a rendere la nuova tecnologia operativa ovunque, il 14,9% è invece contrario, convinto che faccia male alla salute, mentre il 28,0% è incerto. Il desiderio di non ritrovarsi con connessioni inadeguate spinge verso il consenso, mentre non decollano le tesi complottiste che associano alle reti di quinta generazione possibili rischi per la salute.

I tanti benefici delle piattaforme digitali

Le piattaforme digitali sono ormai una parte integrante della vita quotidiana degli italiani. Il 64,8% di chi è dotato di una connessione le utilizza per ascoltare musica e podcast tramite Spotify, Youtube, ecc., il 64,7% per guardare film e serie tv, ad esempio su Netflix, Prime, ecc., il 39,5% per seguire eventi sportivi, il 31,9% per leggere libri, ad esempio su Kindle, Google play, ecc. il 19,3% per frequentare corsi di formazione, ad esempio Coursera ecc.

Il giudizio sugli effetti sociali dell’utilizzo di massa delle piattaforme è positivo. Per il 49,0% ampliano la platea di persone che possono accede a cultura e entertainment, per il 30,8% accorciano le distanze tra le generazioni, per il 30,6% riducono le differenze culturali tra i vari Paesi. Sono minoritarie le quote di coloro che sottolineano soprattutto gli svantaggi: il 17,9% ritiene che vi sia un eccesso di potere delle grandi piattaforme, il 17,5% teme che si amplino le disuguaglianze sociali e culturali in base alle disponibilità di connessione, il 14,3% vede il rischio di un crollo della qualità dell’offerta.

PA digitale: per ora il giudizio è rinviato

Come valutano i cittadini la digitalizzazione della pubblica amministrazione? Il 46,3% è cauto, convinto che per ora abbia generato solo miglioramenti poco rilevanti. Il 32,7% è entusiasta, perché ritiene che abbia profondamente migliorato la Pa e lo farà ancora di più in futuro. Il 21,0% è scettico, in quanto non vede benefici nell’immediato e ritiene che non ce ne saranno in futuro. Il 50,5% degli italiani dichiara comunque di utilizzare personalmente i servizi online delle amministrazioni pubbliche quando sono disponibili. Per ora c’è grande cautela nei giudizi. Ad oggi il tanto atteso salto di qualità della Pa digitale è rinviato.

Per il 51,5% degli italiani, infatti, la Pa in generale funziona male. Per il 54% degli utenti dei servizi digitali della Pa, alla fin fine la pubblica amministrazione comunque funziona male, ed è il 52,1% tra coloro che ricorrono ad uffici e sportelli fisici. Il malfunzionamento ha cause antiche: il 31,4% dei cittadini lo imputa all’eccesso di burocrazia, cioè ai troppi adempimenti, autorizzazioni e controlli, il 29,2% al fattore umano, ovvero dipendenti poco motivati, non licenziabili, con pochi incentivi per i più meritevoli, il 17,5% alla cattiva organizzazione e scarsa cultura del servizio e dei diritti dei cittadini ed il 12,9% alle interferenze della politica.

I servizi online della PA più conosciuti e utilizzati

Tra i servizi per i cittadini, al primo posto lo Spid (lo conoscono il 69,4% dei cittadini, di cui l’87,9% lo utilizza), poi la posta elettronica certificata (conosciuta dal 57,8%, utilizzata dal 78,6%), i sistemi online di prenotazione delle visite mediche (conosciuti dal 54,9%, utilizzati dal 72,8%), l’App Io (conosciuta dal 52%, utilizzata dall’86%), la firma digitale (conosciuta dal 51,6%, utilizzata dal 71,4%), il certificato di malattia online (35,8% lo conosce, il 63,2% lo utilizza).

Per quel che riguarda il fisco conosce il 47,4% i sistemi online di pagamento di tasse e contributi (di cui il 72,3% li utilizza), il 42,1% il servizio online di Dichiarazione dei redditi (730/Unico precompilato) (di cui il 63,5% lo utilizza), il 36,4% la fatturazione elettronica (utilizzata dal 48,1%).

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