Quella del 5G è una sfida che coinvolge non solo gli operatori telefonici, ma anche tutti gli attori coinvolti nell’ecosistema. “Per questo il regolamento su cui si baserà la gara per le reti di ultima generazione è un puzzle che prova a indirizzare quattro esigenze: i vincoli tecnologici di capacità, i disincentivi alla collusione implicita o tacita, i vincoli di entrata minima, la complementarietà con l’uso delle frequenze 3.4 – 3.6 GhZ”. L’ha dichiarato Antonio Nicita, commissario Agcom, intervenendo all’ottava edizione di Telco per l’Italia, il summit di scena oggi a Roma organizzato dal gruppo Digital360 e dedicato alle prospettive del settore italiano delle TLC.
Quanto alle aste “si faranno” ha detto il Commissario riferendosi ai possibili rischi rappresentati dalle impugnazioni delle delibere Agcom da parte delle emittenti televisive: “Sono convinto – ha spiegato – che la gara si farà, alcune tensioni dal lato degli operatori televisivi potranno essere risolte con aspetti tecnici” con il Mise. Il regolamento preparato dell’Agcom, ha osservato, è stata la composizione di un “difficile puzzle”. “Invito gli operatori – ha concluso – a prepararsi a questa gara” il cui introito per lo Stato si aggirerebbe sui 2,5 miliardi.
Per Nicita il 2018 sarà un anno di svolta non solo per il 5G, ma anche per l’ultrabroadband. “Da qui al 2022 dovrebbe farsi chiarezza rispetto alle nuove logiche di mercato. Si dovrebbe passare da una regolazione basata su un approccio che va per la maggiore in Europa, secondo il quale si tengono in considerazione i parametri del grado di integrazione verticale della concorrenza e quello della concorrenza infrastrutturale, a un modello che tiene conto della vivacità, dell’emancipazione e della frammentazione della competizione”.
Rispetto all’infrastrutturazione della rete fissa, Nicita ha rimarcato che la lentezza nel completamento della copertura nazionale è determinato dalla debolezza della domanda. “L’entrata degli operatori wholesale only ci ha comunque costretto a rivedere le dinamiche e a valutare il trade off tra l’incentivazione al completamento dell’infrastruttura verticale, il sostegno agli operatori wholesale evitando di disincentivare l’incumbent, lo stimolo alla concorrenza downstream senza deprimere quella upstream. I costi di cui dobbiamo tenere conto sono quelli della mancata concorrenza e del mancato coordinamento nelle aree del paese c’è meno infrastrutturazione”.
Tra i modelli presi in considerazione da Agcom, c’era la possibilità di scegliere un operatore non verticale che realizzasse infrastrutture per l’intero mercato, un’ipotesi di rimonopolizzazione (“anche se sarebbe stata un’operazione più delicata dal punto di vista dell’Antitrust”) e l’idea di sostenere piani di coinvestimento attraverso join venture. “Abbiamo analizzato tutti e tre i modelli. Il problema è che fino a poco tempo fa erano alternativi, mentre oggi evolvono tutti contemporaneamente, creando un momento di instabilità”.
Tornando al 5G, Nicita ha puntualizzato che l’obiettivo è garantire a tutti gli attori che sfrutteranno le reti di ultima generazione per attivare servizi innovativi accesso e facoltà di sperimentare, senza limiti determinati dalle capacità di investimento. “Ritengo che le critiche mosse al regolamento, assolutamente legittime, non abbiano in realtà veri fondamenti economici o contemplino effetti che non abbiamo già analizzato. La gara si farà, e sono sicuro che anche le tensioni che provengono dagli operatori televisivi si attenueranno durante il confronto con il Ministero”.
Nicita ha chiuso il suo intervento auspicando la creazione di un tavolo di lavoro ad hoc, una piattaforma unica, che tuteli i diritti digitali e la privacy degli utenti che faccia leva più sulla moral suasion che sull’imposizione delle regole.