“Noi siamo assolutamente favorevoli al fatto che ci sia uno sviluppo della tecnologia, per il digitale è stato un passaggio straordinariamente importante, ma sicuramente non è l’impresa televisiva o l’intero business televisivo italiano, e neanche europeo, che può giustificare gli investimenti che servono per fare una diffusione del 5G“. Lo ha puntualizzato Gina Nieri, consigliere Mediaset, in un’audizione alla Camera in commissione Trasporti. E ha evidenziato “la pressione che comunque abbiamo sul nostro modello di business dalla limitazione dello spazio di frequenze che possiamo utilizzare, dovuto alla banda 700 che va dal 2022 agli operatori tlc per i 5G”.
“Il 2022 è una data molto vicina e c’è un percorso di transizione molto pesante per noi – ha ricordato Nieri – Abbiamo bisogno che si capisca che non c’è la resistenza di un’azienda ma c’è la coscienza di essere un servizio importante, e di essere anche in termini economici per il Paese un volano rilevante. E vogliamo attenzione perché non è che siccome il 5G si deve fare, muoia Sansone e tutti i filistei”.
Dal Mise Mediaset si aspetta dunque “una sorveglianza continua e un piano di transizione effettivo”.
“Il ministro Di Maio ha costituito questo tavolo Tv 4.0, che sicuramente è fondamentale per questo tipo di transizione, ma c’è bisogno di un’attività quasi quotidiana”, ha spiegato la manager.
Infine il tema dei decoder. “La previsione contenuta nell’ultima Manovra di 150 milioni per il sussidio dei televisori avanzati è rilevante ma non servono assolutamente a raggiungere l’obiettivo – ha detto Nieri – Visto che l’asta 5G ha avuto successo riteniamo che ci debba essere uno sforzo più cospicuo”. Il riferimento è ai 150 milioni stanziati per finanziare un contributo alle famiglie che acquisteranno tv o decoder in grado di leggere il nuovo standard Dvbt2, che inizierà nel 2020 e proseguirà fino al 2022 per consentire la liberazione delle frequenze destinate al 5G.