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5G, scatta l’allarme CO2: i consumi energetici triplicheranno in 10 anni

La stima in uno studio dell’Alto consiglio per il clima commissionato dal Senato francese che chiede all’Ue modifiche nel nuovo Codice delle Comunicazioni

Pubblicato il 21 Dic 2020

5g-smartphone

Il roll-out delle reti e dei servizi 5G in Francia porterà probabilmente a un incremento delle emissioni di gas serra nei prossimi dieci anni quantificato tra 2,7 e 6,7 milioni di tonnellate di CO2-equivalenti nel 2030. Lo afferma uno studio dell’Alto Consiglio sul clima.

“Si tratta di un aumento significativo rispetto all’impatto ambientale del settore tecnologico (circa 15 milioni di tonnellate di CO2-equivalenti nel 2020″, si legge nel report intitolato “Maistriser l’impact carbone de la 5G”. Mentre quantifica dunque i potenziali danni della nuova tecnologia, lo studio avanza proposte per “gestire” e ridurre tale impatto con alcune azioni correttive, sia a livello di industria che di politica europea. Il report sottolinea anche che lo Stato francese avrebbe dovuto valutare i possibili impatti del 5G su economia, società, salute e ambiente prima delle aste dello spettro (una si è già tenuta a ottobre).

Lo studio è stato commissionato a marzo dal Senato francese per valutare l’impatto del 5G sulle emissioni di gas serra. Il 5G è oggetto di grandi controversie in Francia proprio per i possibili picchi di consumi elettrici, con conseguente aumento dell’inquinamento dell’aria, ma anche per i temuti impatti sulla salute.

L’Europa dovrebbe intervenire con la regulation

Secondo l’Alto consiglio per il clima, organo indipendente che conduce ricerche, l’aumento di emissioni inquinanti sarà causato dalla produzione di nuovi dispositivi elettronici compatibili col 5G, come smartphone e oggetti connessi, e dalla costruzione di nuove reti di telecomunicazione e di data center. Lo studio ha considerato anche che il roll-out del 5G porterà con sé un forte aumento della produzione e del consumo di energia elettrica.

Per limitare l’impatto ambientale del 5G, la raccomandazione dell’Alto consiglio per il clima francese è duplice: da un lato, occorre agire su scala europea, dall’altro lavorare sulle regole francesi.

L’Europa dovrebbe occuparsi di fissare delle norme in merito al consumo di energia e all’impatto ambientale connessi con l’utilizzo di dispositivi elettronici e infrastrutture. In particolare, l’Alto consiglio per il clima suggerisce di promuovere a livello Ue una modifica del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche per rendere esplicita la possibilità di limitare l’implementazioine delle nuove reti per motivi legati all’impatto ambientale.

Inoltre, il report chiede di assumere una posizione ferma in Ue e in ambito Itu sulle condizioni tecniche dell’impiego del 5G nella banda dei 26 GHz affinché non interferisca con i satelliti per l’esplorazione della Terra e le analisi delle condizioni meteorologiche.

Obblighi contrattuali per gli operatori telecom

A livello nazionale, il regolatore telecom della Francia, Arcep, dovrebbe indicare degli obiettivi per gli operatori di rete.

Si tratterebbe di obiettivi “contrattuali”, basati su indicatori che coprono l’insieme degli impatti del 5G sulle emissioni di CO2: infrastruttura e modalità di distribuzione e vendita dei dispositivi elettronici ai clienti. “Queste condizioni”, dice il report, “dovrebbero essere messe in conto nel prezzo delle licenze d’uso delle frequenze nella prossima asta per lo spettro 5G, oppure potrebbero costituire l’oggetto di una rinegoziazione delle modalità di utilizzo delle frequenze già assegnate”. Questo dovrebbe permettere alle telco di gestire l’impatto ambientale del 5G.

Lo studio presentato al Senato francese chiede di definire un insieme di indicatori che coprono le diverse dimensioni dell’impatto ambientale del 5G su cui gli operatori mobili possono agire.

Nuovi studi sull’impatto per la salute

A settembre una dozzina di parlamentari dei Verdi e dei socialisti ha chiesto una moratoria fino all’estate del 2021 nel roll-out del 5G, a causa delle incertezze sugli impatti ambientali e sulla salute delle persone.

Ciononostante lo Stato francese a ottobre ha indetto la gara per le frequenze del 5G nella banda dei 3,5 GHz. È prevista una nuova asta per le frequenze intorno ai 26 GHz, a meno che non scatti la moratoria chiesta dai parlamentari più scettici. L’Alto consiglio per il clima raccomanda comunque, prima della nuova asta, di condurre valutazioni dell’impatto del 5G anche sul consumo di materiali e sulle aree dell’economia, della società e della salute.

Huawei apre in Francia il primo stabilimento produttivo d’Europa

Nella stessa Francia degli scetticismi sul 5G è stato appena inagurato il primo impianto di produzione di Huawei in Europa. Lo stabilimento ha sede presso il business Park della cittatina di Brumath, poco a nord di Strasburgo; produrrà un miliardo di euro all’anno di soluzioni tecnologiche di rete mobile per i clienti europei di Huawei.

Annunciato nel 2019, lo stabilimento ha richiesto un investimento di 200 milioni di euro; secondo quanto indicato da Huawei e dalle autorità locali  creerà subito 300 posti di lavoro e 500 posti nel lungo termine. “Con questa fabbrica costruita al crocevia dell’Europa, Huawei arricchirà la sua già ricca presenza nel continente con 23 centri di ricerca e sviluppo, oltre 100 università partner, più di 3.100 fornitori e una filiera efficiente”, si legge nella nota dell’azienda cinese.

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