LA MAPPA

7.000 aree industriali senza fibra: a rischio il piano Industria 4.0?

La fotografia aggiornata da EY per CorCom mostra uno scenario allarmante. 1.700 aree totalmente prive di connettività broadband. Il Piano degli investimenti per le aree grigie punta a sanare il gap e a realizzare reti future proof. Ma bisognerà accelerare. Anche per sostenere lo sviluppo del 5G

Pubblicato il 16 Apr 2018

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Sono oltre 7.000 le aree industriali italiane prive di connessione in fibra oltre i 30 Mbps. E in 1.700 di quelle considerate di piccole dimensioni i servizi broadband di rete fissa non sono minimamente disponibili. Questa la fotografia aggiornata sullo stato della connettività dei distretti e delle aree industriali nel nostro Paese scattata per CorCom da EY su un campione di circa 11mila aree censite. “Solo un terzo delle zone censite risulta raggiunto da servizi oltre i 30 Mbps”, è quanto risulta dall’aggiornamento effettuato da EY per CorCom nell’ambito dell’Osservatorio Ultrabroadband.

Il dato è decisamente allarmante se si considera che la mancanza di connessioni ad alta velocità rende difficile e in molti casi impossibile per molte aziende non solo disporre dei servizi digitali di base ma soprattutto innovarsi in nome della competitività e delle nuove istanze dell’era Industria 4.0. Nelle aree grigie si concentra infatti il 65% delle imprese italiane e stando alla mappatura di governo ammontano a oltre 19 milioni i numeri civici che fanno capo alle aree grigie, corrispondenti a circa 25,5 milioni di unità immobiliari.

Il Piano Industria 4.0 battezzato dal ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, dopo gli ottimi risultati – in termini di accesso da parte delle aziende italiane agli incentivi per il superammortamento legato agli acquisiti di macchinari e piattaforme di nuova generazione – rischia dunque di subire una brusca frenata e di non riuscire a ottenere gli esiti sperati sul fronte della digitalizzazione a 360 gradi del comparto industriale nazionale e del recupero della competitività. Vero è però che il Piano di investimenti per le aree grigie appena annunciato dal Mise – a seguito del via libera del Comitato banda ultralarga alla luce del preliminare parere favorevole da parte della Commissione europea – apre uno spiraglio. L’obiettivo è raggiungere già nel 2020 gli obiettivi dell’agenda digitale europea e, entro il 2025, quelli messi nero su bianco nella Comunicazione della Commissione europea sulla Giga society. L’intervento pubblico intende infatti sostenere i progetti di investimento in reti a velocità di 1 Giga simmetrico, reti dunque future proof.

La consultazione, che vedrà protagonisti gli operatori di Tlc nelle prossime settimane, punta a raccogliere pareri e osservazioni sul progetto di intervento pubblico nelle aree in questione già oggetto di una dettagliata attività di mappatura che ha consentito di misurare le lacune di connettività. “In coerenza con le nuove raccomandazioni della Commissione europea, il Governo italiano sta ponendo in essere un insieme di azioni che incidono sulla domanda di connettività, ossia che vanno nella direzione di promuovere e sostenere la domanda di servizi a valore aggiunto la cui attivazione richiede la disponibilità di connettività ultra veloce. Ci si riferisce, in particolare al progetto Industria 4.0, al progetto Italia WiFi, alle iniziative di sperimentazione dei servizi in 5G”, si legge nel Piano degli investimenti nelle aree grigie.

Oltre che a spingere il piano Industria 4.0 gli investimenti sono dunque mirati anche a sostenere lo sviluppo delle reti e dei servizi 5G in cui l’Italia intende giocare un ruolo da protagonista a livello internazionale. La gara per l’assegnazione delle frequenze è fissata entro l’anno e nel frattempo stanno andando avanti le sperimentazioni avviate dal Mise nelle cinque città Bari, Matera, L’Aquila, Milano e Prato a cui si è aggiunta Roma con il progetto portato avanti dal Comune insieme con Fastweb ed Ericsson.

IL PIANO INVESTIMENTI AREE GRIGIE

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