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A 900 milioni gli investimenti 2024 per le tech company italiane. Settore da 167mila occupati



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E per il prossimo decennio si stima una crescita di 12 volte per arrivare a 7,7 miliardi di dollari. Sette gli unicorni made in Italy, ossia le aziende che valgono oltre 1 miliardo. I dati del report del fondo Atomico che delinea anche la roadmap dell’Europa

Pubblicato il 18 nov 2024



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Le aziende tecnologiche europee raccoglieranno quest’anno 45 miliardi di dollari di venture capital; quelle italiane 900 milioni – in entrambi i casi con un andamento lievemente quasi stabile rispetto al 2023 (47 miliardi in Ue, 1 miliardo in Italia). Nel Sud Europa il nostro Paese ha le prestazioni migliori, fatta eccezione per la Spagna, che arriva a 1,4 miliardi di dollari, mentre Portogallo e Grecia si assestano a 100 milioni di euro. È quanto emerge dalla nuova edizione di “State of European Tech”, il report del fondo di investimento Atomico, sullo stato della tecnologia in Europa che quest’anno compie 10 anni. Dal 2015, anno della prima edizione, ad oggi, le imprese tecnologiche europee hanno raccolto 426 miliardi di dollari in investimenti, dieci volte di più rispetto ai 43 miliardi del decennio precedente.

L’Europa ha fatto passi da gigante come hub per i finanziamenti alle startup emergenti e come sede delle startup tecnologiche – ormai preferita agli stessi Stati Uniti; tuttavia mancano ancora capitali in fase di crescita e una startup Ue su due cerca finanziamenti in Usa.

Investimenti tech e 7 unicorni in Italia. Occupati a quota 167mila

In Italia nel 2024 gli investimenti sono rimasti pressoché stabili rispetto al 2023, a quota 900 milioni di dollari. Nel decennio 2005-2014, il totale degli investimenti arrivava, nel complesso, a 600 milioni di dollari, per il prossimo, 2025-2034, si prevede che questa cifra possa crescere di quasi 12 volte, arrivando a 7,7 miliardi di dollari.

Inoltre, nel nostro Paese è aumentato di sei volte in un decennio il numero di impiegati nel settore del tech, passando da 26.000 a 167.000 unità.

Dieci anni fa l’Italia non aveva ancora nessuna azienda tecnologica che fosse un unicorno, oggi le tech company made in Italy che valgono oltre 1 miliardo di euro sono 7.

In Ue si fondano più tech startup, resta il nodo dei capitali

Il report della società di venture capital europea Atomico combina dati quantitativi provenienti dai 41 paesi d’Europa insieme a un’indagine condotta su migliaia di fondatori, operatori e investitori, al fine di capire che cosa stia realmente accadendo nel settore tecnologico europeo. In questa nuova edizione del rapporto “State of European Tech” Atomico esamina l’evoluzione dell’ecosistema digitale europeo negli ultimi dieci anni. Secondo lo studio, tra dieci anni, la tecnologia europea potrebbe raggiungere un valore complessivo di 8 trilioni di dollari e un bacino di talenti di livello mondiale composto da 20 milioni di dipendenti.

Nel 2015 Londra era l’unica città europea nella lista mondiale dei dieci principali hub per i finanziamenti alle startup emergenti (con round inferiori ai 15 milioni di dollari). Oggi la capitale inglese è salita al secondo posto a livello globale, con Berlino e Parigi subito dopo, entrate nelle prime dieci posizioni.

Inoltre, da 10 anni a questa parte l’Europa è la sede principale per i fondatori di startup emergenti, battendo anche gli Stati Uniti. Attualmente, infatti, sono 35.000 le startup tech emergenti in Europa: più che in qualsiasi altra regione al mondo. Tuttavia, mancano ancora capitali in fase di crescita.

In Europa oggi ci sono otto volte più aziende in fase di crescita rispetto a dieci anni fa, ma il contesto rimane difficile. Infatti, mentre Europa e Stati Uniti partono da una base simile in fatto di numero di aziende costituite, le startup americane hanno il doppio delle probabilità di raggiungere round superiori ai 15 milioni di dollari rispetto a quelle europee. Non è un caso che una startup su due in Europa, tra quelle in fase di sviluppo, si sia rivolta a un investitore statunitense per un finanziamento. Questo è un dato rilevante poiché crea una fuga di risorse dall’Europa, portando via talenti, conoscenze ed economia.

La questione andrebbe affrontata a livello istituzionale, secondo Atomico. I fondi pensione europei attualmente investono solo lo 0,01% dei capitali nel venture capital globale, un dato che sembra quasi un errore di arrotondamento rispetto ai 9 trilioni di dollari di asset che gestiscono. Nel Sud Europa, lo 0,014% degli asset dei fondi pensione è destinato al venture capital, un dato che rappresenta il secondo valore più alto tra le regioni europee ma che resta comunque esiguo.

La crescita dei fondi di Vc in Ue è la più alta nel mondo

Ciò non toglie che la crescita dei fondi di venture capital in Europa proceda speditamente. Infatti, negli ultimi dieci anni ha superato quella di tutte le altre regioni: il tasso di crescita medio decennale del continente è stato del 13%, mentre negli Stati Uniti è stato dell’8% in Cina del 2% e nel resto del mondo del 10%.

Dieci anni fa, in Europa c’era un solo fondo superiore a 500 milioni di dollari. Quest’anno, invece, l’Europa ha visto otto fondi raggiungere quella stessa cifra. I primi dieci hanno totalizzato 7 miliardi di dollari nel 2024 tra strategie per la fase di lancio e quella di crescita.

Dal 2015 i Vc europei hanno raccolto un totale di 154 miliardi di dollari, quasi il triplo dei 54 miliardi raccolti nei dieci anni precedenti al 2015. Il panorama degli investitori nel settore tecnologico europeo è cambiato notevolmente dal 2015, soprattutto nel Sud Europa: dieci anni fa tutti i fondi venivano raccolti da Limited partner locali, mentre oggi si rivolgono sempre più a investitori europei che ora contribuiscono al 14% dei fondi Lp.

Il settore tecnologico attrae talenti, l’Europa recupera

In Europa in dieci anni i dipendenti delle aziende tecnologiche sono aumentati di sette volte. I pool di talenti negli Stati Uniti e in Europa stanno crescendo in egual misura. Il settore tecnologico europeo impiega, al momento, 3,5 milioni di persone, pari a quelle impiegate negli Stati Uniti nel 2020. Oltre 2,5 milioni di questi posti di lavoro sono stati creati dal 2015, il che significa che il mercato dei talenti tecnologici in Europa è cresciuto raggiungendo un tasso composto annuo (Cagr) del 24%, in linea con gli Stati Uniti.

A tal proposito, il Sud Europa ha visto un’importante crescita nel suo comparto tecnologico: tra il 2015 e il 2024, il numero di dipendenti nel settore tecnologico in Spagna è passato da 14.000 a 175.000, un aumento 12 volte superiore, e in Italia, come abbiamo visto, gli impiegati nel settore tech sono 167.000, 6 volte in più rispetto al 2015.

Il 33% dei finanziamenti alle startup del deep tech

Il deep tech (inclusa l’Ai) ha ottenuto il 33% dei finanziamenti totali in Europa quest’anno. Negli ultimi dieci anni, le startup europee di questo comparto hanno raccolto 94 miliardi di dollari, rispetto a 123 miliardi in Asia e oltre 300 miliardi negli Stati Uniti. Il bacino di talenti nell’Ai in Europa è uno dei suoi più grandi punti di forza.

Con la rapida diffusione dell’Ai, il numero di ruoli legati a questa tecnologia è aumentato di sei volte e solo in Spagna si contano 30.000 posti attivi. Ciò è reso possibile grazie alle eccellenti università e centri di ricerca del continente.

Altro dato che emerge dal report di Atomico è che, negli ultimi dieci anni, la gestione del carbonio è stato il tema che ha visto il maggiore aumento nella quota di finanziamenti della fase seed, guadagnando 39 posizioni nella classifica di Atomico, dal 2015. Un dollaro su cinque (21%) investito in Europa è destinato a costruire un futuro più sostenibile, il doppio rispetto agli Stati Uniti che si fermano all’11%.

“Questa analisi dovrebbe essere un incoraggiamento per tutto l’ecosistema, a dimostrazione quanto siamo arrivati lontano e quanto ancora possiamo fare. Il prossimo passo per l’Europa è sviluppare il suo ecosistema di crescita. Per riuscirci, è necessario un maggiore supporto da parte dei fondi pensione e degli Lp governativi, affinché le aziende europee nella fase successiva possano costruire un futuro migliore”, ha dichiarato Sarah Guemouri, dirigente di Atomico e co-autrice del rapporto.

Secondo Tom Wehmeier, responsabile analisi di Atomico e co-autore del report: “Anche se i partecipanti al nostro sondaggio hanno sottolineato diverse problematiche che potrebbero ostacolare i progressi del continente – dalla ricerca e sviluppo alla regolamentazione – crediamo che il vero ostacolo al successo dell’Europa sia il pessimismo ingiustificato. Guardando al lungo periodo, è chiaro che il continente ha fatto enormi progressi negli ultimi dieci anni, e questo dovrebbe spingerci a ritrovare la nostra fiducia e ambizione. Non possiamo permetterci di vanificare ciò che è stato fondamentale per il nostro successo”.

Divario di genere nell’attrazione dei finanziamenti

I paesi con il maggior numero di dipendenti nel settore tecnologico per abitante sono Finlandia, Estonia e Svezia; inoltre, 17 paesi europei sono nella lista dei 30 paesi del mondo con il rapporto più alto di investimenti in venture capital come percentuale del Pil. Il paese leader in questa classifica è l’Estonia.

Il sondaggio di quest’anno mostra che i fondatori con più di dieci anni di esperienza hanno notato dei progressi in termini di diversità e inclusione negli ultimi dieci anni, dichiarazione condivisa anche dai membri di gruppi sottorappresentati. Tuttavia, il rapporto rileva che, in questo decennio, i passi avanti nel colmare il divario di finanziamento rispetto al genere sono stati minimi. Se da un lato i team composti esclusivamente da donne, al momento, hanno raddoppiato la quota di finanziamenti pre-seed rispetto a prima (pari al 4,9%), dall’altro la loro percentuale continua a diminuire nelle fasi successive, scendendo all’1,7% nelle serie B e oltre.

In dieci anni le Ipo hanno generato 1 trilione di dollari

A causa dell’incertezza macroeconomica, la finestra Ipo è rimasta chiusa a livello globale, con una sola Ipo tecnologica da oltre un miliardo di dollari per quest’anno per il software Planisware. Tuttavia, il report ripercorre il contributo delle vendite di quote delle aziende tecnologiche in Europa negli ultimi dieci anni, rivelando come queste abbiano generato quasi 1 trilione di dollari nel settore nell’ultimo decennio.

Anche in un mercato più difficile, le aziende quotate più giovani d’Europa continuano a prosperare: ad esempio, la capitalizzazione di mercato di Arm è superiore a 150 miliardi di dollari, dopo la sua Ipo dello scorso anno.

Per celebrare il decimo anniversario dello State of European Tech, Atomico ha realizzato un documentario intervistando le persone che hanno contribuito a plasmare il settore così come lo conosciamo oggi e parlando con chi sta lavorando per orientarne il futuro. Il documentario sarà disponibile su YouTube il 19 novembre e verrà proiettato a Slush il 21 novembre.

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