Gli incubatori in Italia sono 197, in crescita di oltre il 15% in 12 mesi con un numero di dipendenti quadruplicato: l’ecosistema, che sviluppa un giro d’affari di quasi 400 milioni di euro, occupa circa 1100 dipendenti. Oltre sei realtà su dieci si trovano nel nord del Paese (la Lombardia in particolare ospita il 26% degli incubatori italiani), ma la crescita più rilevante viene registrata dalle realtà dell’Italia meridionale e insulare (+21%). Sono questi alcuni dei dati evidenziati dal terzo report sull’impatto degli incubatori e acceleratori italiani, il censimento che analizza i dati del 2018 presentato oggi presso il Politecnico di Torino.
“Ci aspettavamo potesse iniziare ad esserci un rallentamento del fenomeno di incubazione e accelerazione dopo la forte crescita degli ultimi anni, invece nascono nuovi incubatori e acceleratori e molti di quelli esistenti si consolidano in termini di fatturato e numero di imprese incubate. Mi fa piacere sottolineare che la crescita più significativa si registra nel Sud Italia”, spiega in una nota Paolo Landoni del Politecnico di Torino, direttore scientifico della ricerca, basata sull’identificazione e sul coinvolgimento degli incubatori e acceleratori italiani oltre che sul’utilizzo di database come quello dei bilanci delle imprese e quello delle startup innovative. Lo studio ha realizzato, una mappatura aggiornata a livello nazionale delle attività di incubazione e di accelerazione di startup, evidenziando modelli di business, peculiarità, servizi offerti e le differenze tra le diverse tipologie di incubatori/acceleratori.
L’identikit degli incubatori italiani
Per quanto riguarda la natura giuridica il 62,4% degli incubatori è di natura privata, il 15,2% ha natura pubblica (cioè questi incubatori sono gestiti esclusivamente da amministrazioni o enti pubblici, spesso tramite la creazione di società “in-house”) e il 22,4% ha natura ibrida. Tra le strutture analizzate sono presenti 18 incubatori corporate (cioè legati a imprese di grandi dimensioni) e 27 incubatori universitari.
Il fatturato totale degli incubatori italiani del 2018 è di 391 milioni di euro, la media dei fatturati si aggira intorno ai 2 milioni di euro (+52% rispetto al 2017). Un incremento dovuto alla crescita di un ridotto numero di incubatori di grandi dimensioni. La mediana, infatti, è pari a 350 mila euro di fatturato per incubatore. Rispetto all’anno precedente la media dei finanziamenti ricevuti dalle organizzazioni incubate è cresciuto da 1,18 milioni di euro a 3,30 milioni di euro (+179%). Il 27% degli incubatori italiani detiene quote societarie nelle organizzazioni incubate.
I servizi offerti dalle strutture alle startup (e non solo)
Più della metà degli incubatori ha supportato organizzazioni a significativo impatto sociale (51,9%). Per quanto riguarda l’analisi dei settori di appartenenza, rispetto all’anno scorso i “social incubator” hanno fatto registrare un aumento del numero di realtà che operano nel settore legato alla protezione dell’ambiente (da 28 a 72), rimangono ben rappresentati i settori Salute&Benessere (38 realtà) e Cultura, arti e artigianato (31 realtà).
Gli incubatori italiani ritengono sia molto rilevante offrire servizi di accompagnamento manageriale, supporto nello sviluppo di relazioni (networking) e supporto alla ricerca di finanziamenti.
Rispetto all’anno precedente, il numero delle startup incubate in Italia è passato da circa 2400 a circa 2800 (+15%). Si conferma il dato del 40,4 % delle startup incubate che operano in servizi di informazione e comunicazione. Il secondo settore più rappresentato rimane quello legato ad attività professionali, scientifiche e tecniche, con il 27,2% del totale. Il terzo settore maggiormente rappresentato è il manifatturiero con il 19,4%. Più del 70% delle startup incubate si trova nell’Italia settentrionale, ma anche in questo caso la crescita maggiore si registra al Sud.
La ricerca quest’anno è estesa anche al resto d’Europa. I risultati del confronto internazionale usciranno nei prossimi mesi, ma è stato anticipato che l’Italia, rispetto agli altri grandi paesi europei, è quella con meno incubatori (197) in particolare rispetto a Francia (284), Uk (274), Germania (247); più vicina la Spagna (215). L’analisi è stata sviluppata dal team di ricerca Social Innovation Monitor (Sim) con base al Politecnico di Torino, in collaborazione con Italia Startup e Pni Cube e con il supporto di Banca Etica, Compagnia di San Paolo, Experientia, Impact Hub Milano, Incubatore Imprese Innovative Politecnico Torino (I3P), Instilla, Iren, Make a Cube3, SocialFare e Social Innovation Teams.