Google altera i risultati delle proprie ricerche in modo da far comparire con maggiore rilevanza i propri prodotti, per esempio di mappe e recensioni ristoranti: è quanto risulta da uno studio dei ricercatori Tim Wu, della Columbia University, e Michael Luca, di Harvard. E ha forti analogie con le accuse che l’Antitrust UE rivolge a Google con la minaccia di una mega multa. Lo studio è stato sponsorizzato da Yelp (una delle aziende che si sono rivolte all’Antitrust europeo) ed è stato criticato da Google e da alcuni esperti.
Resta comunque notevole come uno dei primi studi accademici a puntare il dito contro il motore di ricerca. A firma, tra l’altro, del celebre Tim Wu, già consulente dell’Antitrust americano Ftc e inventore dell’espressione “net neutrality”.
I ricercatori hanno fatto così: hanno sottoposto a 2.690 utenti internet due versioni di Google. La prima mostrava i risultati- con l’elenco di esercizi commerciali- che normalmente appaiono sul motore di ricerca. Nella seconda, invece, i risultati seguivano solo il criterio di rilevanza (secondo i criteri dello stesso algoritmo di Google). Nel primo caso, i link ai prodotti di Google (con l’elenco e recensioni di quegli esercizi commerciali e da cui il colosso fa introiti pubblicitari) erano in posizione più rilevante. L’effetto è che nella seconda versione gli utenti sono stati il 47 per cento più inclini a cliccare sui prodotti della concorrenza, come lo stesso Yelp, per trovare l’esercizio commerciale desiderato. Lo studio nota che questa percentuale è una “enormità” per il mercato della rete. E che “le pratiche di Google sono anticompetitive, danneggiando i concorrenti e gli utenti finali, che si ritrovano così con risultati di ricerca peggiori”.
Per gli stessi motivi, l‘Antitrust Ue ha chiesto a giugno di cambiare i criteri del proprio motore di ricerca, dando maggiore rilevanza ai prodotti concorrenti. Google ha ottenuto pochi giorni fa una proroga, fino al 17 agosto, per rispondere all’Ue. In passato si è difeso dicendo di non danneggiare realmente la concorrenza e che i suoi prodotti sono più in alto nella ricerca solo perché danno risultati più accurati. Si è poi espresso contro quest’ultimo studio, mettendone in dubbio la scientificità: il motivo è che i ricercatori avrebbero usato precise chiavi di ricerca, selezionate con cura, per sostenere una tesi pre concetta.
Stessa idea per Danny Sullivan, analista esperto di motori di ricerca e fondatore di Search engine land, secondo cui lo studio è “più un esercizio di pubbliche relazioni che scienza precisa”. “Tuttavia ritengo che Google potrebbe includere con facilità i link a servizi concorrenti di recensioni di esercizi commerciali e così fare gli interessi dei consumatori e della concorrenza”.