Soltanto il 2-3% dei siti web risulta accessibile a chi ha problemi di disabilità, minando alla base il principio dell‘inclusione digitale. Lo denuncia il vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera, Luciano Ciocchetti, presentando a Montecitorio l’intergruppo sulla accessibilità digitale a cui, spiega, “hanno già aderito 22 tra deputati e senatori per promuovere iniziative culturali e legislative che permettano ai 13 milioni di italiani che hanno deficit di varia natura di accedere alle informazioni e servizi digitali”.
Cos’è l’inclusione digitale
L‘inclusione digitale si riferisce alla capacità di garantire a tutti l’accesso e la partecipazione alle tecnologie digitali. Questo significa assicurare che tutte le persone, indipendentemente dalla loro età, genere, reddito o background, abbiano la possibilità di utilizzare strumenti digitali come computer, smartphone e connessione a internet in modo efficace e sicuro.
L’inclusione digitale è essenziale per ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche, consentendo a più individui di accedere a opportunità educative, lavorative e sociali offerte dalla tecnologia. In un’economia sempre più digitale, promuovere l’inclusione digitale è fondamentale per garantire una società equa e sostenibile e per assicurare a tutti i cittadini le stesse opportunità di partecipazione attiva alla società dell’informazione, garantendo il diritto all’istruzione, all’informazione e alla comunicazione. In questo scenario, ogni azione volta a ridurre il divario digitale diventa strategica per lo sviluppo equo ed equilibrato del nostro futuro.
Le leggi ci sono, manca l’attuazione
Si tratta nello specifico di affrontare problemi di software, di grafica e di standard non adeguati a chi ha dei deficit e, per esempio, cerca di acquistare biglietti, effettuare una prenotazione, presentare una domanda online. Il deputato di Fdi osserva che “come spesso accade in Italia abbiamo ottime leggi come la Stanca del 2004, il problema è poi l’attuazione pratica. Dopo 20 anni tanti siti pubblici e privati non sono accessibili a chi ha difficoltà e parliamo di siti che soprattutto dopo il Covid sono diventati fondamentali per alcuni servizi. È un problema serio anche a livello europeo dove ci sono 80 milioni di disabili. L’accessibilità vuol dire autonomia e welfare”, conclude Ciocchetti, che raccoglie una richiesta pressante che arriva dalle associazioni: “Come intergruppo possiamo presentare una proposta di legge o un emendamento a un prossimo veicolo legislativo per permettere ai disabili di votare da soli“.
In arrivo 80 milioni dal Pnrr
Mario Nobile, direttore generale AgID, sottolinea che il tema della accessibilità è “un tema di civiltà che si estende al capitolo della intelligenza artificiale. Una rivoluzione che rischia di lasciare indietro qualcuno”. Per investire su questo tema il Pnrr, spiega Nobile, “ha stanziato 80 milioni di euro che permetteranno a 55 amministrazioni tra Regioni, Comuni e Città metropolitane di acquistare tecnologie e formazione il personale”.