L’Europa adotta per la prima volta regole sulla net neutrality. L’accordo raggiunto nella notte di ieri tra la presidenza di turno lettone e il Parlamento europeo e la Commissione, oltre all’abolizione del roaming nel 2017, introduce regole per la neutralità della rete. In primo luogo, si legge nella nota della Commissione Europea, gli utenti europei saranno liberi di accedere a tutti i contenuti senza blocchi o rallentamenti. La prioritizzazione a pagamento del traffico non sarà consentita. Ciò significa, per esempio, che “l’accesso al sito di una startup non potrà essere rallentato per favorire il traffico di una grande web company”: nessun servizio potrà essere bloccato “perché vengono pagate delle tariffe extra agli Isp”.
In sintesi, l’open Internet garantito si baserà sul principio che tutto il traffico online sarà trattato in maniera uguale eccezion fatta in alcuni casi chiaramente definiti e di pubblico interesse, come ad esempio la sicurezza di rete o la lotta alla pedopornografia. Nel contempo, però – e questo sembra un capitolo da dettagliare – gli Isp potranno “offrire servizi specializzati di migliore qualità, come ad esempio Internet Tv e nuove applicazioni innovative, a patto che questi servizi non vengano forniti a scapito della qualità dell’open Internet”. L’obiettivo è rendere cogenti questi principi con un testo ufficiale il 30 aprile 2016. Il testo dovrà essere formalmente approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio per entrare in vigore subito dopp la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Per il commissario Ue all’Economia digitale, Gunther Oettinger, l’accordo raggiunto sul roaming rappresenta un traguardo “pragmatico e ragionevole”.
“Quando l’Europa parla a una voce sola è sempre positivo – il commento di Antonello Giacomelli sottosegretario alle Comunicazioni che sulla net neutrality ha commissionato uno studio sul percorso della Fcc americana -, quindi l’accordo su fine roaming e net neutrality è una bella notizia, anche se per ora è solo sui punti e rimangono da definire dettagli tecnici non secondari. Dopo due anni di trattative la promessa ai cittadini europei è stata mantenuta e il rischio di un rinvio al 2018, grazie al contributo del governo italiano, di altri governi e al sentimento diffuso della pubblica opinione, è stato scongiurato”. “Va ringraziata la presidenza lettone per la mediazione svolta e sottolineato il contributo prezioso e tenace della delegazione italiana al parlamento europeo che si è sempre espressa in sintonia con le posizioni del governo – continua Giacomelli. – Gli aspetti tecnici che ancora devono essere scritti non sono di dettaglio: lavoreremo perché non svuotino il senso dell’accordo di oggi o determinino rischi di slittamenti sostanziali degli effetti”.
La net neutrality “all’europea” non convince però Edri (European Digital Rights). Secondo il direttore esecutivo, Joe McNamee, le nuove regole “renderanno la situazione giuridica ancora meno chiara di quanto non fosse in passato”. Tra i punti che possono creare confusione c’è la distinzione tra servizi specializzati e non. “Il nuovo impianto spiega McNamee – definisce in maniera talmente ampia tutto quello che non è una priorità generale che, in teoria, potrebbero essere considerati ‘specializzati’ moltissimi servizi”. Andando – a detta dell’associazione – ad inficiare il senso stesso della net neutrality.
Lo scorso 12 giugno il Consiglio europeo delle Tlc si era concluso con una fumata nera sui due temi caldi: net neutrality e roaming. La presidenza lettone aveva considerato “realistico trovare un accordo” per “cancellare i sovraccosti del roaming prima del 2018” a condizione che nell’intesa siano tenute “in conto le altre questioni connesse del pacchetto” tlc, in particolare appunto la net neutrality.
Sulla stessa lunghezza d’onda la Commissione Ue. “Il Consiglio ha la volontà di andare avanti verso la fine del roaming se il Parlamento europeo s’impegna su tutte le questioni aperte” del pacchetto tlc, che include anche la net neutrality”, aveva chiarito Guenther Oettinger su Twitter Il messaggio chiave emerso, era, anche in questo caso, che “la fine del roaming deve essere sostenibile”, mentre “abbiamo bisogno anche di una forte concorrenza nazionale e principi che tengano nel futuro per un internet aperto e l’innovazione attraverso la catena del valore digitale”.