Che le cose in Blackberry stiano prendendo una nuova piega lo si poteva intuire dall’annuncio, a fine luglio, dell’acquisizione di Secursmart, società tedesca specializzata nella protezione di comunicazioni VoIP: un affare le cui dimensioni sono rimaste ignote, ma che sancisce la volontà del nuovo management di riposizionare brand e tecnologie del gruppo che inventò lo smartphone ma che ha fatto fatica a seguirne l’evoluzione. Venerdì scorso Jack Chen è uscito allo scoperto. A otto mesi dall’insediamento e dopo un apparentemente interminabile stagione di lacrime e sangue che ha visto l’organizzazione ridursi del 60% dei dipendenti, l’amministratore delegato ha condiviso con i propri collaboratori una nota interna (a cui ha avuto accesso oggi l’agenzia Reuters) in cui spiega che il processo di ristrutturazione è completato e che i rischi di ulteriori licenziamenti sono scongiurati.
“Ancora più importante, salvo eventuali imprevisti del mercato, assumeremo nuove risorse – anche se all’inizio si tratterà di numeri modesti – in alcune aree strategiche, come lo sviluppo dei prodotti, le vendite, il servizio clienti”.
Chen ha anche precisato che ci saranno nuove acquisizioni di rilievo per rafforzare i settori che, secondo la sua analisi, dovrebbero garantire nell’immediato futuro la crescita del fatturato, tanto da far dire al ceo che la società ha buone chance di tornare al segno più per quanto riguarda il cash flow entro la chiusura dell’anno fiscale. Il colpo di reni è stato possibile grazie al disingaggio di molte attività considerate non core-business, tra cui diverse proprietà immobiliari in Canada, e alla creazione di nuove partnership che hanno reso più efficiente le catene di produzione e distribuzione di Blackberry. “Sono soddisfatto del punto a cui è arrivata la compagnia”, ha continuato Chen, “soprattutto del modo in cui abbiamo gestito la nostra tecnologia, i nostri business, i nostri margini, il canale distributivo e i prodotti in uscita.
Basterà aspettare i prossimi mesi per capire se la prospettiva di Chen è troppo ottimistica o se invece le basi costruite (o forse sarebbe meglio dire abbattute) in questi mesi rappresentano la giusta premessa per il ritorno al successo. Il mercato, per fortuna di Blackberry, si sta frammentando in maniera molto più veloce e imprevedibile di quanto abbia fatto negli anni in cui gli inventori dello smartphone hanno dovuto fare i conti prima con Apple e poi con Samsung.
In particolare il produttore coreano sta soffrendo nei mercati cinese e indiano, dove nel secondo trimestre 2014 è stato superato rispettivamente da Xiaomi e Micromax in termini di vendite di smartphone. L’ultraspecializzazione del brand canadese potrebbe dunque tornare a essere la carta vincente: se Blackberry continuerà a focalizzarsi su servizi e piattaforme come quelli di Secursmart (perfettamente in target con la clientela Blackberry e già diffuso negli ambienti governativi, tant’è che tra i suoi utenti vip c’è Angela Merkel; disponibili per Android, iOs e Windows; slegati da società americane, che dopo le rivelazioni di Snowden sembrano essere diventate gli untori della privacy e della cybersecurity) le chance di risalire la china si fanno decisamente elevate. Più che altro, bisognerà fare i conti con quelli che lo stesso Chen ha definito “eventuali imprevisti del mercato”, che come abbiamo visto non mancano mai.