La Commissione Ue conferma la sua intenzione a rivolgersi alla Corte di giustizia per avere un’opinione legale su Acta, l’accordo commerciale contro la contraffazione via internet, nonostante la decisione contraria della Commissione commercio dell’Europarlamento che sembra preludere ad una bocciatura dell’intesa da parte di Strasburgo.
"Stiamo preparando il fascicolo e appena pronto andremo alla Corte, come deciso dal collegio", ha detto John Clancy, portavoce del commissario Ue al commercio estero Karel de Gucht.
Se l’Europarlamento però bocciasse Acta a giugno, quando si dovrà esprimere in plenaria, "un voto negativo significherebbe che Acta è finito come dossier e che non entrerà in vigore" così come è, ha ammesso John Clancy, pur precisando che non bisogna fare "speculazioni" e che "spetta al Parlamento decidere" in base alle sue procedure istituzionali.
Già un mese fa la Commissione Ue aveva deciso di adire alla Corte di giustizia sull’accordo commerciale contro l’Acta (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) per verificarne e chiarirne “la legalità”. Lo ha annunciato il commissario al commercio estero, Karel de Gutch.
“È bene che la Corte Ue valuti tutti gli aspetti dei diritti fondamentali – ha puntualizzato Gutch – Spetta alla Corte dare un orientamento e dire quali sono i limiti che la Ue deve rispettare”. I 27 stati membri della Ue hanno firmato l’Accordo internazionale contro la contraffazione su Internet, ma le ratifiche “sono nelle mani dei governi nazionali e saranno sospese fino al pronunciamento della Corte”, ha precisato il commissario.
“Abbiamo l’intenzione di chiedere alla più alta Corte in Europa se Acta è in un modo o nell’altro incompatibile con i diritti e le libertà fondamentali dell’Ue – ha sottolineato ancora de Gutch – come la libertà di espressione, d’informazione o la protezione dei dati personali», ha affermato il commissario.
Secondo De Gucht, infatti, lo scopo dell’Accordo contro la contraffazione è "innalzare gli standard globali a difesa della proprietà intellettuale", che sono "già contenuti nella legislazione europea" ma che devono essere applicati anche dagli altri paesi, in modo che le società europee "possano difendersi" e proteggere i loro prodotti quando operano sui mercati internazionali. E "questo significa che Acta non cambierà niente nell’Ue, ma sarà importante per l’Ue", ha sottolineato il responsabile di Bruxelles, in quanto "non cambierà niente nel nostro modo di usare Internet nè farà chiudere siti, perchè non introduce nessuna nuova regola ma aiuta solo a far rispettare quanto è già legge oggi" aiutando al contrario a "proteggere posti di lavoro già persi a causa di merci contraffatte pari a un valore di 200 miliardi di euro sui mercati mondiali".
E ancora a proposito di Acta il 22 febbraio scorso sul suo account Twitter, il commissario Ue alla Giustizia, Viviane Reding, sottolineava che “per l’Unione europea, la libertà di espressione e la libertà di informazione sono diritti fondamentali, indipendenti da frontiere e mezzi tecnologici. Essi sono sanciti nella Carta dell’Unione europea dei Diritti fondamentali, che prevale su tutta la legislazione dell’Ue, ivi compresi gli accordi internazionali conclusi dall’Unione europea”.
Obiettivo dell’Acta, le cui trattative sono in corso dal 2008, è uniformare le leggi internazionali che regolano la proprietà intellettuale, in modo da poter disporre di metodi più efficaci per contrastare la pirateria e la contraffazione, soprattutto su Internet.
La decisione di Bruxelles arriva dopo il passo indietro formale di alcuni Paese membri. A febbraio il Parlamento tedesco ha deciso di rinviare la decisione sulla ratifica, giustificando la scelta con la volontà di analizzare in profondità la questione, allargando la discussione alla società civile e agli utenti di Internet. Anche Lituania, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia hanno deciso di rinviare l’approvazione.
Le proteste contro Acta erano partite già dal 2010, quando ci furono le prime reazioni da parte di alcuni utenti di Internet, preoccupati dagli effetti che l’accordo avrebbe potuto avere sulla libertà di espressione online.
La decisione della Commissione Ue di adire la Corte di giustizia sull’accordo commerciale contro la contraffazione Acta è un passo nella giusta direzione. Ne e’ convinto l’eurodeputato socialdemocratico britannico David Martin, relatore al Parlamento europeo sull’Acta, secondo cui il commissario Karel de Gutch si è reso conto ‘"dei numerosi punti interrogativi dell’accordo", in particolare quelli legati "ai diritti e alla libertà fondamentali del trattato Ue". Martin ha sottolineato che l’Europarlamento ‘"hiede maggiore chiarezza da lungo tempo" la sentenza della Corte "sarà una buona garanzia per l’impatto sui diritti fondamentali". Intanto, gli eurodeputati continueranno a esaminare l’Acta, a partire dalla discussione prevista per il 29 febbraio in seno alla commissione per il Commercio internazionale.
Niccolò Rinaldi, capo delegazione Idv a Strasburgo ricorda che "la soluzione proposta dalla Ue è quella che abbiamo richiesto fin dall’inizio del negoziato: la risposta della Corte potrebbe essere utile ma non sarà tempestiva, visto che non si avrà prima di due anni". "Comunque, anche se la Corte dichiarerà la compatibilità con i Trattati -spiega Rinaldi, – l problema è l’implementazione che potrebbe attuarsi nei singoli Stati membri. E’ un bene che non ci sarà una risposta veloce: abbiamo infatti bisogno di tempo per dibattiti e studi per valutare Acta. Il dubbio di questo Trattato viene per la promiscuità di abbinare la lotta alla contraffazione e quello che diventa un abuso della proprietà intellettuale in Internet".
"Piuttosto, é da condannare – conclude l’esponente Idv – il comportamento di quei governi che prima hanno dato mandato alla Commissione di negoziare Acta e poi deciso di concludere l’accordo il 16 dicembre scorso a Bruxelles. Mentre ora tutti si nascondono dietro l’Ue e la Commissione".
Anonymous, il collettivo di hackers che si batte per la libertà della Rete, auspica invece che la Corte di giustizia vada ben oltre la sospensione del processo di ratifica da parte degli stati membri. "Speriamo che il rinvio dell’Acta alla Corte europea faccia molto di più che semplicemente ritardare il processo di ratifica!", afferma in un messaggio su Twitter.
Soddisfazione per la decisione della Commissione Europea sull’Acta, Agorà Digitale che però sottolinea come "i problemi dell’accordo siano prevalentemente politici e non legali". "Accogliamo con favore la decisione della Commissione Europea che ha annunciato la volontà di fermare la ratifica del trattato Acta, in attesa di una valutazione da parte della Corte di Giustizia Europea – sottolinea il segretario Luca Nicotra – Questa si dovrà esprimere sulla compatibilità del trattato internazionale con le norme europee, in particolare sul rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini".
"E’ però necessario dire fin da subito che un responso positivo non potrà considerarsi un via libera al trattato i cui problemi principali sono politici – spiega ancora Nicotra – Si tratta di un testo ottenuto sotto la pressione delle multinazionali dei contenuti e senza un metodo democratico di coinvolgimento di tutti i soggetti e dei cittadini europei".
Inoltre, per Agorà Digitale, "l’Acta rischia di fissare in modo irriformabile le modalità di governo dell’impatto sulla società delle nuove tecnologie, argomento che per la sua natura in evoluzione richiederebbe estrema flessibilità. L’Europa dovrebbe invece farsi promotrice di una revisione della normativa sul diritto d’autore che la attualizzi tenendo conto dei nuovi moderni utilizzi dei contenuti".