PUBBLICITA' ONLINE

Adblock, Google: “Non paghiamo per la white list”

Il motore di ricerca smentisce le indiscrezioni sui presunti pagamenti effettuati dai big dell’hi-tech per entrare nell’elenco delle pubblicità “accettabili”: “Il fee arriva solo dopo il processo di inclusione nella lista”

Pubblicato il 09 Lug 2013

google-130118155948

Pubblicità e multinazionali dell’hi-tech, Google smentisce le indiscrezioni riportate dalla stampa. I pagamenti ad Adblock Plus, strumento per il blocco automatico delle pubblicità online, non avverrebbe per essere ammessi nella white list (come adombrato da TechCrunch e riportato dal Corriere delle comunicazioni), ma solo successivamente.

“Una volta, e solo una volta, che il processo di whitelisting si è concluso positivamente per essere inclusi nella white list – specifica Google -, viene chiesto alle aziende più grandi il pagamento di un fee (e non viceversa)”.

Adblock Plus ha annunciato che gli annunci e i risultati sponsorizzati di Google e AdSense per i siti partner per la ricerca – spiega al Corriere delle Comunicazioni un portavoce di Google – sono stati riconosciuti validi per essere inclusi nella lista ‘acceptable ads’. Questo elenco include già una serie di partner AdSense per la ricerca, così come gli annunci che compaiono su Amazon, Reddit e Yandex“.

Secondo le indiscrezioni invece Google pagherebbe Adblock Plus per mettere le proprie pubblicità nella “white list” del servizio blocca-ads della società Eyeo: ovvero per fare in modo che i risultati a pagamento delle ricerche sul suo sito appaiano anche quando viene installata la funzione del browser (Chrome o Mozilla) che elimina le pubblicità. Lo scrive il sito Internet di news tedesco Horizont Online, secondo cui questo sistema di whitelisting viene applicato di default per Google e altre aziende (di cui però non viene svelato il nome) che pagano Adblock Plus. Adblock Plus, strumento per il blocco automatico delle pubblicità online, ha infatti una lista di “Acceptable Ads” che vengono selezionate per apparire nonostante i filtri: ne fanno parte, gratuitamente, i siti più piccoli e i blog, e siti maggiori che invece pagano per l’inclusione nella white list.

Naturalmente, non tutti i siti web che dipendono dalle ads entrano in questo gruppo di aziende esentate dall’eliminazione delle pubblicità a pagamento. Il meccanismo conferisce così ad Adblock un potere notevole di selezionare l’accesso ai contenuti del web, mentre aziende con grandi risorse acquisiscono enormi vantaggi su concorrenti di dimensioni minori. La discussione è rimbalzata sulle pagine di TechCrunch e Hacker News.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati