A casa e senza stipendio i dipendendi Usa di Adobe che entro l’8 dicembre non avranno ricevuto la loro dose di vaccino. A rivelare la decisione un’e-mail della Chief People Office della società, Gloria Chen, trapelata e resa nota dalla Cnbc.
Secondo quanto riportato nella comunicazione, oltre il 93% dei dipendenti di Adobe con sede negli Stati Uniti ha già ricevuto almeno la prima dose del vaccino anti Covid-19: questo vuol dire che la politica aziendale avrà un impatto solo su una piccola percentuale della forza lavoro.
L’e-mail prosegue affermando che Adobe richiede l’immunizzazione a seguito dell’ordine esecutivo dell’amministrazione Biden, secondo cui ogni partner e appaltatore del governo deve assicurare che i dipendenti abbiano almeno iniziato il ciclo vaccinale previsto.
Il gigante del software assicura però prenderà in considerazione le esenzioni mediche e religiose.
Adobe è solo l’ultima, in ordine temporale, delle grandi aziende del settore tecnologico ad aver preso una posizione netta in favore del vaccino in contrasto del Covid-19. Ibm, ad esempio, all’inizio di questo mese, ha reso obbligatoria la vaccinazione per i lavoratori, con lo stesso termine dell’8 dicembre.
Altre società, tra cui Apple, non impongono l’obbligo, optando per i tamponi rapidi frequenti. I lavoratori non vaccinati dovranno sottoporsi a test giornalieri, prima di entrare in ufficio. La Mela è, al momento, un’eccezione nel panorama, con Google, Microsoft e Facebook che invece richiedono a tutti i dipendenti di essere vaccinati per tornare nei loro uffici.
Le norme Usa sono diverse da quelle italiane: qui infatti il lavoratore viene lasciato senza stipendo solo se non munito di Green Pass o di tampone negativo – non è previsto il licenziamento comunque – non essendoci nessun obbligo vaccinale per legge.
Secondo quanto riportato dal Il Messaggero sarebbero centomila i lavoratori senza Green Pass che, nella prima settimana di obbligo del certificato verde sono stati sospesi dal lavoro o si sono auto-sospesi. I dati sono dei sindacati mentre secondo una stima fatta dalla Cgia di Mestre i lavoratori senza lasciapassare sarebbero un milione.
Ma da che cosa è determinata questa differenza di numeri? Dal fatto che i controlli sono pochi nel lavoro dipendente (anche perché il decreto autorizza controlli a campione e non quelli a tappeto), mentre tra le partite Iva risultano inesistenti.
Tra chi non ha intenzione di sottoporsi a vaccino o a tampone ci sono diversi soggetti che si sono rivolti al proprio medico di base per avere un certificato di malattia: l’Inps ha “sospetti” su circa 50mila persone.
La situazione più critica è al Mezzogiorno: qui gli occupati senza vaccino sarebbero 767mila.