Un framework di regolamentazione a livello nazionale del fenomeno degli “affitti brevi”, con la regia del Ministero del Turismo, che preveda “tutele speciali per i centri storici delle città d’arte, fino all’eventuale rimozione dell’annuncio, a patto che le nuove misure siano proporzionate e non risultino punitive nei confronti di chi affitta, ad esempio, la casa di famiglia, soprattutto in un momento di crisi economica“. Questa, in sintesi, la proposta che viene da Airbnb Italia, attraverso le parole del suo Country manager Giacomo Trovato, intervenuto a Roma al convegno “Le nuove frontiere del turismo”, tenutosi a Palazzo Ferrajoli.
Fondamentale la regia del ministro Santanché
“Il turismo in appartamento è parte integrante dell’ospitalità Made in Italy, apprezzato dai viaggiatori e cruciale per gli host in tempo di crisi economica come quello attuale”, ha spiegato Trovato. “Il ritorno dei flussi turistici a livelli pre-pandemia ha però riacceso il dibattito sul futuro dei centri storici. In base al sondaggio (realizzato da Quorum, e presentato durante l’incontro di Palazzo Ferrajoli, ndr), desta preoccupazione il fatto che il turismo stia tornando a concentrarsi nei centri storici delle città più grandi, con possibili conseguenze sulla qualità della vita e difficoltà per i cittadini, ad esempio nella fruizione di alcuni servizi pubblici (timore condiviso dal 64,6% del campione, che sale al 72,6% a Roma e al 79,4% a Venezia)”, ha aggiunto. “È giusto riconoscere che i centri storici di alcune città italiane sono in sofferenza, e che le piattaforme come Airbnb debbano dare il proprio contributo. Per questo siamo favorevoli a una legislazione sugli ‘affitti brevi’ omogenea a livello nazionale, chiara e facilmente attuabile, per trovare un equilibrio fra le esigenze dei residenti e un turismo sostenibile, e crediamo che una cabina di regia guidata dal Ministro Santanchè sia fondamentale”, ha concluso Trovato.
Locazioni brevi hanno un impatto positivo sulle economie cittadine
Dalla ricerca realizzata da Quorum, con il contributo di Airbnb, emerge poi che 8 italiani su 10 sarebbero favorevoli alla possibilità, per i privati cittadini, di affittare la propria casa attraverso piattaforme turistiche digitali. Inoltre, l’impatto delle locazioni brevi per fini turistici sull’economia delle città è mediamente considerato positivo (dall’82% del campione), pur con alcune preoccupazioni legate ai centri storici (a Venezia la percentuale scende al 64,2%).
Le misure proposte da Airbnb sugli affitti brevi
Riconoscendo la delicata situazione di alcune città, l’azienda si è detta “disponibile ad intervenire direttamente”, e ha proposto alcune misure specifiche, in linea con le recenti proposte della Commissione europea sulle locazioni brevi. In breve:
– La registrazione nazionale obbligatoria, in base a cui gli annunci di locazioni brevi pubblicati sulle piattaforme dovranno esporre obbligatoriamente un codice identificativo.
– La condivisione dei dati, per cui la disponibilità di informazioni sui flussi consentirà alle autorità di assumere decisioni in modo informato, e di segnalare eventuali irregolarità.
– La mappatura, cioè l’identificazione tramite criteri oggettivi, stabiliti a livello nazionale, dei quartieri a forte pressione turistica sui quali intervenire con misure addizionali.
– La tutela della piccola proprietà privata, cioè la difesa del diritto ad utilizzare le seconde case, disciplinando in modo più stringente solo le attività imprenditoriali.
Il 50% degli host affitta casa per ridurre il caro-vita
Secondo Airbnb, la necessità di non penalizzare la piccola proprietà privata emerge chiaramente dal sondaggio Quorum. Per la maggior parte degli host (80%) non è l’home sharing la fonte di reddito principale. Tuttavia, 1 host su 2 ha risposto di affittare per far quadrare i conti e affrontare e il caro vita (50,1%). Non si tratta, quindi, tanto di innalzare il tenore di vita, quanto di cercare di mantenerlo in un momento di crisi economica e forte inflazione. Oltre a poter disporre di un’integrazione del reddito, fra le ragioni che fanno scegliere gli affitti a breve termine, rispetto a quelli a lungo, il 42,4% del campione sostiene di voler la possibilità di utilizzare l’appartamento per alcuni periodi dell’anno, mentre il 27,7% degli host dice di avere avuto o di temere brutte esperienze con gli affitti a lungo termine, un dato che cresce sensibilmente nelle grandi città (Roma 47,2%, Venezia 44,6%, Firenze 42,5%).