Airbnb contro l’Agenzia delle Entrate. La società, insieme a Homeaway e all’associazione degli agenti immobiliari Fiaip, contesta l’obbligo di raccogliere le tasse sulle locazioni scattato lunedì 17 luglio. “Lo Stato ci ha messo due anni per ideare la norma e adesso ci chiede di adeguarci in un fine settimana”, critica Airbnb. La legge era contenuta nella “manovrina” di primavera, doveva scattare da giugno, con i primi versamenti dei tributi all’Erario a metà del mese successivo.
“Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate non ha fornito i chiarimenti auspicati né prevede alcuna tempistica di adeguamento per gli operatori coinvolti, rimandando a ulteriori specifiche tecniche che verranno comunicate in un non precisato futuro – si legge nella nota congiunta – Questa confusione nel pieno dell’estate non è certo la risposta a quanti parlano di turismo come volano di crescita”.
Il legislatore vorrebbe che dedicassimo migliaia di ore di sviluppo per modificare portali attivi e operanti, che informassimo centinaia di migliaia di proprietari nel corso di un fine settimana”, scrivono i tre. Come contestano l’obbligo per le piattaforme digitali con sede all’estero, è il caso sia di Airbnb che di Homeaway, di dotarsi di un rappresentante fiscale in Italia, “in mancanza di ogni tipo di garanzia e certezza di adempiere agli obblighi del caso”. Nel complesso, proseguono, un intervento “frettoloso” e contrario ai principi stabiliti dallo statuto del contribuente.
“Noi operatori continuiamo a trovarci nell’impossibilità tecnica di adeguarci a quanto previsto dalla manovrina perché l’Agenzia, come prevedibile, non ha potuto che ribadire quanto già detto dalla legge senza aggiungere indicazioni pratiche sostanziali – spiegano – Lo scorso 31 maggio 2017, accettando un ordine del Giorno alla Camera dei Deputati, il Governo si era impegnato a delegare proprio all’Agenzia la possibilità di dare concreta attuazione alle norme, nel rispetto dei diversi modelli di funzionamento tramite accordi con le piattaforme e i soggetti coinvolti. Ovviamente questo non è sin qui avvenuto. Confidiamo che si possa aprire un confronto serio su accordi caso per caso, nel rispetto delle diversità del mercato e degli operatori, a beneficio di chi ospita, chi viaggia e del settore turistico nel suo complesso”.
Alcuni operatori immobiliari, come quelli aderenti all’associazione Property Managers Italia, si sono però adeguati e cominceranno a versare dal mese prossimo. Che i tempi fossero stretti lo ha riconosciuto anche l’Agenzia delle Entrate, disposta nelle prime settimane a chiudere un occhio su ritardi e relative sanzioni (fino al 20% della somma per omessa trattenuta). Per il momento nessuna intenzione di raccogliere la tassa e girarla al Fisco. Con la novità anti evasione che rischia di mancare il gettito extra atteso – oltre 80 milioni di euro nel 2017 e quasi 140 dal 2018. O addirittura, secondo Airbnb, di incentivare chi continua a lavorare con largo uso del contante”.
Ferma la presa di posizione di Federalberghi contro i portali di prenotazione. “La posizione dei portali di prenotazione che si rifiutano di applicare le nuove leggi in materia di tassazione sulle locazioni brevi, è inqualificabile ed inammissibile – dice una nota – Un conto è chiedere qualche giorno in più per mettersi in regola, anche se – prosegue la federazione degli albergatori – fa sorridere la circostanza che i colossi del web non riescano a calcolare il 21% di quanto incassato. In fin dei conti, si tratta della stessa formula matematica che utilizzano per calcolare le commissioni di loro spettanza. Ma se invece questa è una dichiarazione di guerra allo Stato, ci aspettiamo che lo Stato risponda nell’unico modo possibile: un accertamento urgente per stanare gli evasori e sanzionarli in modo esemplare”.
Federalberghi auspica che “l’Italia segua il buon esempio delle Baleari, che proprio oggi hanno annunciato sanzioni fino a 400mila euro per le piattaforme digitali che non provvederanno ad eliminare appartamenti irregolari e abusivi”.
Federalberghi rammenta inoltre il suggerimento formulato durante la discussione della manovrina: «occorre irrobustire la disposizione, prevedendo disincentivi per gli host che si rivolgono a portali poco trasparenti. Ad esempio, esentare dall’obbligo di registrazione unicamente i contratti stipulati per il tramite degli intermediari che trasmettono i dati all’Agenzia delle Entrate”.