L’Agcm oscura 112 siti Internet destinati alla vendita di orologi contraffatti, che producevano un giro d’affari complessivo di 65 milioni di euro l’anno. L’azione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è stata portata a termine in collaborazione con la Guardia di Finanza, su istanza di Indicam, l’Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione dei marchi.
Ogni piattaforma web oggetto del provvedimento dispone di numerose versioni linguistiche che, complessivamente, si traducono in almeno 1.600 vetrine virtuali attraverso le quali entrare in contatto con i consumatori di tutto il mondo per commercializzare orologi contraffatti di una ventina tra i più conosciuti marchi di fascia media. La capacità di offerta della rete dei contraffattori, stando alle stime elaborate da Convey (società specializzata nella Internet brand protection che ha individuato l’esistenza di questo ”agglomerato illegale” dimostrandone l’elevata pericolosità per i marchi) ammonterebbe a oltre 200mila pezzi l’anno.
“I marchi interessati – si legge in un comunicato dell’Agcm – sono 47 e vanno dal prodotto più semplice a quello di extralusso. Tutti i siti oscurati erano strutturati come outlet che proponevano, in diverse lingue, orologi di numerose marche e consentivano di effettuare acquisti con diverse valute, avvalorando nei consumatori l’idea che il venditore fosse un importante operatore internazionale. Attraverso i siti, ora resi non accessibili, sarebbero state fornite ai consumatori informazioni non vere sulla natura e sulle caratteristiche dei prodotti. Mancavano inoltre informazioni rilevanti sull’identità e l’indirizzo geografico dei venditori e sui diritti previsti a tutela dell’acquirente nella fase post vendita. Trattandosi inoltre di prodotti contraffatti veniva negato, di fatto, il diritto di usufruire della garanzia legale di conformità”.
L’Antitrust sottolinea che la vendita di prodotti contraffatti venduti per originali a prezzi particolarmente convenienti, come evidenziato dalla Confcommercio, danneggia peraltro anche gli esercizi commerciali appartenenti alla rete ufficiale di distribuzione dei vari marchi con conseguenze dirette non solo sulla sopravvivenza stessa delle microimprese di settore ma anche sul mantenimento dei livelli occupazionali.
“Ringraziamo l‘Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e la Guardia di Finanza per la rapida ed efficace azione a tutela dei marchi, dei consumatori e delle aziende al dettaglio che commercializzano orologi” ha detto il presidente di Indicam, Mario Peserico. “I dati presentatici da Assorologi e da noi approfonditi sono allarmanti: ogni giorno sorgono nuove piattaforme virtuali per la vendita di prodotti contraffatti che non colpiscono solo i marchi dell’alto di gamma, ma anche i prodotti presenti nella fascia media del mercato. Per questo Indicam moltiplicherà le sue iniziative di sorveglianza e di analisi, rafforzando ulteriormente la collaborazione con le Istituzioni per tutelare sempre più efficacemente gli interessi del consumatore e dell’intera filiera. Solo un approccio strutturato e coordinato al problema della vendita di prodotti contraffatti sul web permetterà di ottenere risultati efficaci”.
L’indagine, focalizzata prioritariamente su un target di una ventina di brand dell’orologeria riferibili ai Segmenti Basic e Medium, partendo da un’analisi di oltre 36.000 pagine web ”sospette”, catturate ed analizzate in profondità, ha evidenziato relazioni e pattern (in gran parte invisibili ad un normale utente) condivisi da tre sub-reti, riconducibili in ultimo ad un unico agglomerato criminale, in grado di proporre orologi contraffatti su tutti i brand considerati, rappresentati da Assorologi e da Indicam.
Sottolinea Giuseppe Provera, amministratore unico di Convey: “La contraffazione in Internet è un fenomeno con caratteristiche ‘industriali’, gestito a livello internazionale con elevate capacità manageriali. L’iniziativa porta all’attenzione delle Associazioni di Categoria e alle altre aggregazioni d’impresa la possibilità di rivestire un ruolo centrale nella lotta alla contraffazione dei marchi in Internet: pochi brand owner potrebbero, infatti, intraprendere autonomamente azioni analoghe per efficacia e scientificità”.
Con questa operazione salgono a 166 i siti resi inaccessibili dall’Autorità con l’intervento dei militari del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza.