Agcom, Cardani: Problemi quotidiani col Tar, troppe sentenze “tecniche”

Il presidente dell’Authority: “La giustizia amministrativa spesso va ben oltre la valutazione di legittimità dei nostri atti, e interviene nel merito delle decisioni”. Sulla sfida digitale: “Il regolatore non può sostituirsi a chi ha il compito di fare le leggi”

Pubblicato il 16 Lug 2015

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“C’è un problema quotidiano di rapporti con la magistratura amministrativa. So di entrare in un tema delicato, ma la giustizia amministrativa spesso va ben oltre la valutazione di legittimità dei nostri atti, e invece interviene nel merito delle decisioni, affiancando alla discrezionalità tecnica che spetterebbe all’authority un analogo intervento tecnico. È un problema tecnico rilevante, che ci è costato fatica e che potrebbe essere affrontato per rendere meno pesanti i prossimi 15 anni”.

Lo ha detto Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom, intervenendo alla presentazione del volume “La regolamentazione dei contenuti digitali. Studi per i primi 15 anni dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni”, curato dagli avvocati Ernesto Apa e Oreste Pollicino di Portolano Studio legale.

“Il motivo per cui nel 97 sono nate Agcom e le altre autorità indipendenti, in un periodo pesante per il governo, si riassume in una tendenza alla cessione della responsabilità della politica ad altre strutture. La politica faceva un passo indietro e lasciava spazio a centri indipendenti. Il dibattito di allora sul ruolo delle authority – spiega Cardani – si riassume in pochi punti principali: il rispetto del mandato, la totale indipendenza dall’esecutivo, la discrezionalità tecnica, e la trasparenza, equità e ragionevolezza degli interventi, l’efficienza delle decisioni, e la responsabilità nei riguardi di tutti i poteri dello stato e nei riguardi di tutti gli stakeholder: opinione pubblica, consumatori e imprese”.

Oltre alla questione delle giustizia amministrativa, per il futuro Cardani ha sottolineato un secondo aspetto su cui sarà importante intervenire per il futuro: “Spesso – ha detto – l’azione regolatori a arriva ai confini della normazione. Avviene tutte le volte in cui il potere legislativo finisce per non esercitare le sue funzioni, come è avvenuto nel caso del regolamento Agcom sul diritto d’autore, che ha creato ampio dibattito. È la mancanza di intervento nelle tempistiche corrette da parte del legislatore che pone in essere ‘sostituzioni’ che alcuni possono interpretare come non legittime, e che sono determinate da una vacatio. Se generalizziamo il problema, l’intervento regolamentare non può supplire all’intervento legislativo. Quando il quadro di regole primarie è confuso l’intervento del regolatore inevitabilmente finisce per soffrire”.

“Quello dei contenuti digitali e un fronte nuovo, anche se è ormai aperto da qualche anno, e non credo che si chiuderà in tempi brevi. Sta a noi intervenire? Chi è che deve assumersi la responsabilità? Come possiamo affrontare un tema modellato o da modellare su contenuti e servizi che non erano assolutamente immaginabili 20 o 15 anni fa, quando il corpus su cui la nostra legislazione è basata è stato scritto? Il parlamento si dovrebbe occupare anche di questi problemi – ha concluso Cardani – C’è tutta una fetta del mondo italiano che attende un intervento legislativo. Perché l’intervento regolamentare può funzionare solo sulla base di una legge. Il legislatore ha un compito importante da svolgere. Se ci fosse un intervento basato su meno fretta e più riflessione forse sarebbe meglio per tutti”.ù

A margine del convegno il presidente Agcom ha poi confermato che il consiglio dell’Autorita’ delle tlc, nella riunione del 28 luglio, affronterà il tema delle tariffe di unbundling, vale a dire il prezzo che pagano i concorrenti di Telecom Italia per l’accesso alla rete fissa. “Non mi aspetto grandi cambiamenti – ha detto a proposito del documento sui mercati d’accesso messo a consultazione – ma laddove ci fossero li prenderemmo in considerazione il 28”.

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