L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e il Garante Privacy sono prossime al rinnovo dei componenti. A giugno e luglio scadono i mandati settennali delle due Autorità – il 19 giugno il Garante Privacy e il 26 luglio l’Agcom – i cui membri non sono rinnovabili. Il Parlamento sarà dunque chiamato a nominare i nuovi membri.
Molto è cambiato in questi ultimi sette anni. La pervasività del digitale ha modificato lo scenario e ha posto le due Autorità di fronte a nuovi temi, a nuove sfide e a inediti ruoli. I campi di azione si sono inevitabilmente ampliati in termini di regolazione e di competenze. E l’avvento del 5G e dell’intelligenza artificiale – per citare i due macro-ambiti sui quali sta convergendo il dibattito – imporranno inevitabilmente una rivisitazione delle dinamiche regolatorie affinché sia garantito il delicato equilibrio fra dinamiche di mercato e tutela dei cittadini.
Il tema è strategico: da un lato ci sono in ballo lo sviluppo di settori nuovi, altamente disruptive in termini di competitività, sviluppo, occupazione e dunque Pil; dall’altro lato però bisognerà fare i conti con questioni quali benefici per i consumatori, trasparenza e tutela dei dati. Nei mesi scorsi la proposta del commissario Agcom Antonio Nicita di dare vita ad un’Authority unica del Digitale, frutto della “fusione” fra Agcom e Garante Privacy, ha stimolato un interessante dibattito sul futuro delle Autorità. Dibattito peraltro in corso anche in altri Paesi, Giappone e Regno Unito in primis, a dimostrazione che la sovrapposizione degli ambiti di azione si sta facendo sempre più sfumata.
Al di là delle fusioni e delle riorganizzazioni il tema vero è quello delle competenze. Per affrontare le nuove sfide, sempre più complesse, l’asticella si alza: le competenze di tipo regolatorio dovranno fare necessariamente il paio con quelle tecnologiche e soprattutto di conoscenza di dinamiche di mercato che di fatto niente hanno più a che fare con quelle di sette anni fa, un’era geologica nell’universo digitale.
Il Parlamento è dunque chiamato a una responsabilità decisiva. Ed è sulle competenze che dovrà concentrarsi la discussione per arrivare a una quadra che sia funzionale al futuro del Paese. Le “quote” politiche avranno come sempre il loro peso. Ma a questo giro la posta in gioco va ben al di là delle “spartizioni”. Alcuni nomi iniziano già a circolare, in maniera ufficiosa e ancora aleatoria. Ma nelle prossime settimane i riflettori inizieranno a orientarsi con più forza sul destino delle due Autorità. Seguiremo con attenzione i due “dossier”. Con l’auspicio che tutte le parti in causa – Governo, Parlamento ma anche Associazioni di settore, esperti e figure titolate a esprimersi in merito – contribuiscano a individuare le figure più adatte.
GARANTE PRIVACY, LE REGOLE PER IL RINNOVO
Il Garante è un organo collegiale composto di 4 componenti, fra cui il Presidente e il Vicepresidente. I 4 componenti durano in carica 7 anni e non sono rinnovabili. Il 19 giugno 2019 scadono tutti e 4 i componenti. Il Segretario generale potrebbe essere sostituito, ma anche confermato.
I 4 componenti del Garante vengono nominati 2 dalla Camera e 2 dal Senato. I 4 eleggono al loro interno il Presidente. Il Presidente è nominato dal Collegio dei 4. A norma dell’art. 153 del Codice della Privacy il bando per la selezione dei candidati deve essere pronto 60 giorni prima della scadenza.
AGCOM, LE REGOLE PER IL RINNOVO
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni si compone di 5 membri: il Presidente e 4 Commissari. Il mandato settennale scade il 26 luglio 2019. Il Presidente è nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio, d’intesa con il Ministro dello sviluppo economico, previo parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti. Il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati eleggono due Commissari ciascuno, i quali vengono nominati con decreto del Presidente della Repubblica.
Possono essere riconfermati, con voto, solo coloro che sono stati votati negli ultimi tre anni quindi nel caso specifico solo il Commissario Mario Morcellini.
La legge Madia del 2014 ha stabilito che i commissari non possono essere nominati, per 5 anni dopo la cessazione del mandato, in altre autorità. Il Commissario Antonio Nicita, nominato dal parlamento in sostituzione di Maurizio Dècina, nonostante non completerà un mandato pieno settennale non potrà essere nominato in altra Autorità.