AUTHORITY

Agcom, votati i consiglieri: ora è la volta del Presidente

Sono Dècina, Martusciello, Posteraro, Preto i quattro nuovi componenti dell’Authority. Voto turbolento, segnato dalle polemiche: “Impera la logica della spartizione”

Pubblicato il 06 Giu 2012

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Agcom, con il voto di Camera e Senato si chiude la partita nomine dei consiglieri. Saranno Maurizio Dècina, Antonio Martusciello, Francesco Posteraro, Antonio Preto i quattro nuovi consiglieri dell’agenzia da cui dipenderanno per 7 anni le sorti di settori strategici per l’economia italiana. Nel dettaglio Dècina (Pd ) ha ottenuto 163 voti, Martusciello (Pdl) 148, Posteraro (Udc) 91 voti e Preto (Pdl) 91 voti.

Manca ancora, per completare il puzzle della nuova Agcom dimezzata da Monti (4 commissari invece di 8) il nuovo Presidente che deve essere nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio d’intesa con il ministro delle Comunicazioni e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.

Ma si tratta di un (semi)finale di partita turbolento, segnato da polemiche, diserzioni dalle aule da parte di gruppi (Radicali, gruppo misto, Idv) e di singoli parlamentari in protesta contro la mancata trasparenza nelle procedure e l’assenza di “audizioni” dei candidati nelle commissioni Trasporti. Polemiche dalle associazioni di Agorà Digitale, Avaaz e VogliamoTrasparenz.it contro la “farsa” dei curricula inviati ma non esaminati dai parlamentari: in un flash mob cui hanno preso parte anche i parlamentari Antonio Di Pietro, Felice Belisario (Idv), Marco Beltrandi (Radicali), Giuseppe Giulietti (Misto) sono stati strappati i fogli contenenti le oltre 47.000 firme che nei giorni scorsi erano state raccolte da Avaaz.

Beppe Grillo attacca con un “il governo chiuda Agcom” mentre Nichi Vendola (Sel): critica “Quello che è avvenuto è una ferita che apre scenari problematici anche per eventuali coalizioni. L’unica discontinuità viene praticata su altri temi, i quattro voti di fiducia sul ddl lavoro al Senato sono pugni nello stomaco. Dico al Pd che ciò che è avvenuto sulle Authority non è un incidente ma una rottura”. Arturo Parisi (Pd) rivendica di non aver preso parte al voto “in coerenza con le parole e i gesti dei giorni scorsi. Pensavamo di essere riusciti a conquistare il diritto di scegliere come parlamentari chi ritenevamo il piu’ autonomo e competente. Abbiamo invece eletto dei rappresentanti di parte”.

Nessun voto anche per Di Pietro (Idv): “I controllati si sono nominati i controllori. Ha prevalso ancora una volta la logica spartitoria. E’ una presa in giro. E’ stata data la possibilita’ di presentare candidature e curricula per quei ruoli ma i partiti di maggioranza avevano gia’ deciso e si sono scelti da soli i controllori. Dispiace l’accondiscendenza del Pd”. Mentre Marco Beltrandi, deputato radicale eletto nelle liste del Pd: “Avevamo chiesto un rinvio per esaminare davvero curricula e candidature ma non ci e’ stato concesso. Ora attenti a far si’ che il metodo non si ripeta per il rinnovo dei vertici della Rai”.

Intanto l’associazione Open Media coalition è al lavoro per chiedere l’annullamento delle designazioni. Guido Scorza: “”Impugneremo presso i giudici amministrativi competenti le procedure seguite”.

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