Agenda digitale, Perego: “Serve un viceministro all’innovazione”

Il responsabile scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Polimi: “Solo un forte commitment politico può dare la necessaria accelerata”. E sottolinea: “Il piano triennale di Agid centrale per stabilire un program management su come usare i fondi e ingaggiare i privati”

Pubblicato il 30 Nov 2015

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“Un viceministro all’innovazione digitale e un approccio top down per accelerare sulla realizzazione dell’Agenda digitale”. È la ricetta di Alessandro Perego, responsabile scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, che spiega a CorCom le strategie utili per tornare a crescere.

Secondo l’ultima ricerca, effettuata dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management, sono stati recepiti solo il 50% dei decreti attuativi. Come si può cambiare passo?

Credo sia indispensabile cambiare l’approccio. Se finora si è lavorato in modalità bottom up, partendo dalle tre priorità di Caio- identità digitale, anagrafe unica, fattura elettronica – integrandole poi con e-payment e piano banda ultralarga, adesso è il momento di definire una modalità di lavoro, la più condivisa possibile.

Ovvero?

Il perno, come detto anche dal direttore Antonio Samaritani, è il piano triennale dell’Agenzia per l’Italia digitale che servirà a rendere organica l’attuazione, superando la modalità di lavoro “a silos”. Si tratta di mettere in campo un program management non tanto di integrare nuovi progetti.

Nella pratica a cosa servirà?

Oltre a definire una nuova modalità di lavoro, servirà a stabilire nuove regole di acquisto per il digitale perché in molti di questi progetti sono coinvolti privati, basti pensare a Spid alla e-gattura o anche al piano Ngn. In questo contesto il piano triennale dovrà saper cogliere le possibilità dei fondi Ue e di quelli nazionali, riscrivendo anche regole di ingaggio per i privati. Si tratta, nella pratica, di definire una regia complessiva dell’Agenda. Alla luce di questo si dovranno poi integrare anche altri settori.

Ad esempio?

La scuola digitale e la giustizia digitale che sono ancora troppo gestiti dai singoli ministeri. Così si rischia di non tenere il passo necessario.

Ha fatto cenno a una regia. Deve essere anche politico-istituzionale?

Certamente diventa sempre più necessario nominare una figura istituzionale, un viceministro ad esempio che sia sorte sostegno politico all’Agenda. È un tassello fondamentale.

Lo scorso anno gli Osservatori avevano lanciato l’idea di un forum multistakeholder per l’Agenda. Siete sempre convinti che possa servire?

Un luogo di incontro, consultazione e discussione è sempre utile. Certo rispetto ad un anno fa, ora abbiamo una governance più definita e una propensione all’ascolto dai vertici di Agid molto alta. Detto questo certamente il forum può essere una marcia in più ancora oggi.

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