ITALIA 2.0

Agenda digitale, rischio impasse

L’incertezza politica potrebbe frenare l’attuazione del piano telematico. In ballo ci sono 32 decreti attuativi. L’appello di Pd, Pdl e M5S: “Andiamo avanti con i progetti abilitanti”. Il dg dell’Agenzia digitale, Ragosa: “Siamo operativi, rafforzeremo la collaborazione con l’Ue”

Pubblicato il 18 Mar 2013

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L’impasse istituzionale rischia di frenare l’attuazione dell’Agenda digitale. Le difficoltà nella formazione del nuovo governo sembrano aver messo all’angolo i temi caldi della crescita e dello sviluppo dei quali il piano telematico fa parte a pieno titolo.
Sul tavolo ci sono 32 decreti attuativi che servono a rendere operativi i progetti abilitanti; decreti che il governo dimissionario può comunque decidere di varare. Non è un caso che gli esponenti dei partiti da sempre più sensibili al tema dell’innovazione stiano facendo pressioni sull’esecutivo Monti a varare almeno tre dei regolamenti relativi a tre iniziative considerate abilitanti per lo switch off della PA: il biglietto elettronico per il trasporto pubblico, il documento digitale unificato che sostituirà carta d’identità e tessera sanitaria e il fascicolo sanitario elettronico (Fse). Secondo Paolo Gentiloni , deputato e responsabile Innovazione del PD, “è necessario che l’attuale governo dia subito un colpo di reni per accelerare sui decreti attuativi, pena un ulteriore ritardo italiano sulla digitalizzazione che, di questi tempi il Paese non può permettersi”.


Dello stesso avviso Antonio Palmieri , responsabile Innovazione del Pdl: “Appare chiaro – dice Palmieri – che senza quei provvedimenti il piano resterà lettera morta. Non bisogna abbassare la guardia, nemmeno in questo delicato momento di impasse istituzionale: l’Agenda ha il compito di rilanciare l’industria italiana, non solo dell’Ict, e far ripartire l’economia con interventi che vanno dalle smart city alle start up, passando per la banda larga e la digitalizzazione dell’amministrazione. La mia speranza è che il governo agisca prima possibile”.
E anche dal Movimento 5 Stelle emerge preoccupazione per un eventuale freno all’attuazione dell’Agenda. Come spiega Alex Curti, referente per la Lombardia per l’Agenda Digitale, “il piano è essenziale per realizzare quegli obiettivi di trasparenza e accountability che sono il marchio del M5S e che tramite la diffusione degli open data possono essere più agevolmente raggiunti”.
Ma in questo momento il Parlamento, anche una volta insediato, può fare poco dato che la palla è tutta nelle mani di Monti e suoi ministri. Che, stando a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, avrebbero intenzione di dare un colpo di acceleratore sui decreti provando a varare almeno quello sul documento digitale unificato. “Il governo considera questo progetto la testa d’ariete della digitalizzazione del comparto pubblico”, ci dicono dal Miur.

La scelta di Monti di spingere sulla nuova carta di identità elettronica non convince del tutto Comuni, gli enti più coinvolti nell’iniziativa sull’identità digitale. “Le regole tecniche – fanno sapere dall’Anci – stabiliranno anche quanto dovrà costare ai Comuni la nuova card. Nonostante siamo convinti che l’Agenda debba andare avanti, restiamo comunque preoccupati per la situazione delle finanze locali, strozzate dal patto di stabilità che ci impedisce di fare investimenti seppure anticiclici come quelli in innovazione”. Lo stesso problema si riscontra nelle smart city per la quali il Miur ha già lanciato due bandi e che rischia di non decollare – anche in questo caso – per motivi economici.

Ecco perché l’associazione dei Comuni “spera” che il nuovo governo, tecnico o politico che sia, sia comqunque abbastanza forte per andare a trattare a Bruxelles una golden rule per gli investimenti in Ict e un allentamento del patto di stabilità. “Le smart city così come il documento digitale unificato – puntualizza ancora l’Anci – non sono semplicemente un modo di iniettare tecnologia nei centri urbani o erogare prestazioni online, ma sono una leva per ripensare le città in un ottica di miglioramento dei servizi alle persone, di e-welfare insomma che, nel medio periodo, saranno in grando di efficientare sia i sistemi sanitari sia la macchina dell’amministrazione pubblica”.

E in questi impasse l’unica cosa certa è che l’Agenzia per l’Italia digitale è finalmente operativa, dopo il varo dello statuto dell’ente. Come annunciato dal dg Agostino Ragosa al nostro giornale si lavorerà per rafforzare “i rapporti con l’Europa”. “La Ue – ricorda Ragosa – destina una quota significativa del Pil del suo bilancio complessivo su progetti strategici. Bisogna che l’Italia faccia sentire la sua presenza ai tavoli comunitari”.

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