PA TRANSFORMATION

Agenda digitale, una finanza più smart per i Comuni

L’addio al patto di stabilità interno e l’arrivo dei fondi Ue spingeranno gli investimenti Ict. Anci pronta a raccogliere la sfida

Pubblicato il 15 Apr 2016

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L’intelligenza “digitale” della PA passa per i Comuni. Sono infatti le città – intese sia come organizzazioni amministrative sia come territori e persone – ad essere il banco di prova privilegiato della riforma degli enti pubblici messa in campo dal governo Renzi, sotto la regia del ministro Marianna Madia: dal sistema pubblico di identità digitale (Spid) passando per l’Anagrafe unica della popolazione residente (Anpr) e le smart city, sono queste le scommesse da vincere.

Finora la digitalizzazione dei Comuni è proseguita in ordine sparso: molte città, soprattutto le più grandi, hanno proprie agende digitali che seguono i bisogni dei territori più che adeguarsi a una cornice nazionale, situazione che ha contribuito alla definizione un’Italia digitale a macchia di leopardo con zone più avanzate e zone ancora in forte digital divide.

La riforma della PA, da considerarsi come innovazione di progetto e di processo, sta dando però la spinta politica necessaria a far muovere i Comuni una stessa direzione: non è un caso che l’iniziativa principe sia l’Anpr, il database unico che raccoglie i dati anagrafici di tutte gli enti che andrà a scardinare i piccoli poteri della burocrazie locali.

Ma a pesare nel recente passato, è stataanche la scarsità di risorse legata all’applicazione del patto di stabilità interno che, in pratica, ha bloccato per anni le possibilità di investimento di Regioni e Comuni.

Su questo fronte più di qualcosa si sta muovendo. Il governo, con l’intenzione di dare impulso a nuovi investimenti, ha approvato un disegno di legge che modifica – nella sola parte relativa agli enti locali – la legge attuativa del “pareggio di bilancio (art.81 della Costituzione, che recepisce il Fiscal Compact).

“Con il disegno di legge approvato il 25 marzo il Patto di Stabilità per gli enti locali viene definitivamente abbandonato – spiega Luigi Marattin, della cabina di regia economica di Palazzo Chigi – D’ora in poi Regioni, province, città metropolitane e comuni dovranno rispettare un solo vincolo: tante sono le tue entrate, tante le tue uscite. Senza complicazioni, senza incertezze, senza numeri che cambiano. Una disciplina che viene scritta in una legge attuativa della Costituzione, a testimonianza del valore che si vuole attribuire alle regole fiscali”.

Il Governo prevede “un nuovo impulso agli investimenti pubblici locali (che già nel 2015 sono aumentati del 15,3%)”. Viene così a completamento un altro tassello della riforma della finanza locale: dopo l’addio alla spesa storica, dopo il riordino della tempistica, ecco la sistemazione definitiva delle regole di politica fiscale”, dice Marattin.

Da Anci fanno sapere a CorCom che si tratta di una decisione strategica che metterà i Comuni finalmente nelle condizioni di destinare parte importante delle risorse al digitale, senza che questo diventi per forza di cose “residuale” rispetto ad altri settori, come la scuola o i trasporti.

Lo svincolo dei fondi interni insieme ai fondi di coesione europea – dicono ancora da Anci – sarà il binomio finanziario ottimale per dare nuova spinta agli investimenti innovativi.

ll contributo della politica di coesione all’Agenda digitale (Obiettivo tematico 2 –OT2) nel suo complesso sarà infatti di 2.103,4 milioni di euro, di cui 257,9 milioni di euro di Fears (Fondo) Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale); 1.845,6 milioni di euro di risorse Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale). Nel quadro dei Programmi Operativi Regionali 2014-2020, gli investimenti nell’ambito dell’OT2 “Agenda digitale” sono cofinanziati dalle risorse del Fesr – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Saranno le Regione a “smistare” i fondi agli enti territoriali.

Gli investimenti nei Por Fesr saranno realizzati prioritariamente nell’ambito di un Asse dedicato all’ “Agenda digitale”; (con l’unica eccezione del Por Fesr del Friuli che programma gli interventi per l’attuazione dell’OT2 esclusivamente nell’ambito dell’Asse sviluppo urbano, senza prevedere un Asse dedicato).

Tuttavia, trasversalmente, sono programmati anche interventi OT2, negli Assi tematici dedicati a “Ricerca e innovazione”, “Imprese e competitività”, “Efficientamento energetico e mobilità sostenibile nelle aree urbane”.

L’OT2 è poi obiettivo prioritario nell’ambito delle politiche più strettamente territoriali quali l’Agenda urbana (nella declinazione smart city communities) e la Strategia Aree interne (accessibilità ai servizi essenziali); infatti, in molti Por Fesr è disposta una “riserva” di risorse a valere sull’Asse 2 “Agenda digitale” per il finanziamento della cosiddetta Strategia per le Aree interne e degli Investimenti Integrati Territoriali urbani, oppure la declinazione dell’OT2 nell’ambito dell’Asse dedicato allo sviluppo urbano.

Gli strumenti politici e finanziari ci sono tutti: c’è il piano nazionale delineato dalla riforma Madia e ci sono le risorse (nazionali e non), ma vanno sfruttate al massimo. Vedremo se sarà questa la volta buona per fare liItalia digitale. Partendo dal basso.

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