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Agenda Digitale, Calderini: “La nostra vision diventerà realtà”

Il consigliere del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo per le politiche di Ricerca e Innovazione: “Miriamo a una politica industriale innovation-based”

Pubblicato il 07 Feb 2012

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«Credo che il valore aggiunto della nostra Agenda digitale sia quello di essere profondamente radicata su una vision che mira a mettere a sistema tutta l’innovazione made in Italy, che finora non aveva trovato una ‘casa condivisa’ ».
Mario Calderini, consigliere del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo per le politiche di Ricerca e Innovazione, spiega perché la strategia del governo sul tema Agenda digitale debba considerarsi realmente innovativa.
Anche i governi precedenti avevano i loro piani telematici nazionali. Adesso cosa c’è di nuovo?
La vera novità consiste nel fatto che l’Agenda digitale è stata finalmente inserita in un contesto di sviluppo dei territori, pensato per rilanciare imprenditorialità e occupazione, organico allo sviluppo di tutto il sistema Paese. Ovviamente questo non vuol dire che non verranno portate a compimento le iniziative avviate finora, ma solo che verranno rese organiche a una vision strategica che fa delle smart community uno dei pilastri della crescita. E per realizzare questi obiettivi il governo farà riferimento alla cabina di regia.
A proposito della cabina, ci può dire quali saranno le azioni prioritarie?
Ci sono due grandi filoni di attività. Il primo riguarda le attività di integrazione tra lo sviluppo di reti a banda larga, di competenza stretta del Ministero per lo Sviluppo economico, e quello della domanda/offerta di servizi digitali che su quelle infrastrutture devono viaggiare. Non possiamo rischiare di avere grandi reti veloci su cui però non c’è nulla. L’altro filone riguarda invece il censimento di quanto fatto finora sia a livello normativo – a cominciare dal nuovo Codice dell’amministrazione digitale e dalla sua applicazione – sia strettamente progettuale, a livello territoriale, per indirizzare queste azioni verso il nostro obiettivo principe ovvero la creazione di smart commuties. Si tratta di un lavoro prioritario di valorizzazione delle iniziative di molti enti locali che, soprattutto al Sud, hanno veicolato da tempo risorse verso la ricerca e lo sviluppo per le città intelligenti. Il nostro dovere prioritario è di mettere tutto questo a sistema.
Mirate a una politica industriale che faccia dell’innovazione la leva strategica?
La nostra sfida è esattamente questa.
In un periodo di scarsità di risorse dove troverete i fondi per realizzare gli obiettivi?
L’Unione europea metterà a disposizione risorse ad hoc per la realizzazione delle smart cities nei Paesi membri. L’Italia non può farsi trovare impreparata davanti a questa occasione. La cabina di regia avrà, dunque, anche il compito di seguire le mosse di Bruxelles e fare in modo di accedere a quelle risorse. Sono molti miliardi di euro a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare.
Cosa riponde a chi accusa il governo di aver fatto solo proclami sull’Agenda digitale?
Ribadisco quello che ho già detto: la marcia in più è la vision strategica. Ovviamente starà noi in fare in modo che la vision non resti tale.

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