Le Regioni italiane scaldano i motori in vista del confronto con la cabina di regia per l’attuazione dell’Agenda Digitale previsto nelle prossime settimane. Sul tavolo di discussione gli enti metteranno, prima di tutto, il massiccio volume di investimenti – circa 4,1 miliardi di euro – globalmente stanziati per lo sviluppo della Società dell’Informazione sui territori per il periodo 2011-2013 con l’obiettivo di chiarire, fin da subito, che è proprio dai risultati raggiunti sui territori grazie a quell’impegno economico che il governo deve partire per dettagliare la roadmap dell’innovazione made in Italy.
Nell’ultimo tavolo tecnico del Cisis (Centro Interregionale per i Sistemi informatici, geografici e statistici), le Regioni hanno trovato una posizione comune su come agire per contribuire fattivamente all’attuazione del piano telematico nazionale, spingendo sul tema dell’interregionalità , ovvero sull’elaborazione di pratiche e progetti basati sull’interoperabilità, e della replicabilità di modelli di abbattimento del digital divide. Su quest’ultimo versante ci sono realtà come l’Emilia-Romagna e la Provincia di Trento interessate a dialogare con il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, per valutare la possibilità che il modello di realizzazione delle reti, basato sulla collaborazione pubblico-privato, scelto per abbattere il divario nei loro territori sia replicabile a livello nazionale. La giunta regionale emiliana e la presidenza della Provincia trentina sono convinte che in un momento di crisi economica e conseguente scarsità di risorse “sia necessario definire una qualche forma di impegno pubblico”.
Secondo il presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai “l’impegno delle istituzioni sia per abbattere il digital divide di prima generazione sia per realizzare infrastrutture in fibra è essenziale se si vuole creare un sistema di innovazione ‘diffuso’ che non lasci ai margini nessuno. Al contrario l’innovazione diventerebbe un privilegio”.
Altro tema che verrà affrontato con i ministri della cabina di regia sarà quello dell’interoperabilità e della cooperazione applicativa a cui le Regioni stanno lavorando con il progetto Icar (Interoperabilità e Cooperazione Applicativa in rete tra le Regioni) che mira – spiega Lucia Pasetti, vicepresidente del Cisis – “ad abilitare l’interoperabilità e la cooperazione applicativa in rete tra i sistemi informativi di diverse amministrazioni pubbliche, nei domini applicativi che richiedono una forte cooperazione tra PA”.
A farsi portavoce davanti al governo “della necessità – sottolinea Maria Campese, assessore alla Semplificazione della Regione Puglia – di rafforzare anche a livello nazionale le strategie interoperabili per creare un sistema dove il cittadino-utente sia sempre al centro dei servizi e dell’azione pubblica” saranno i 16 enti regionali e la Provincia di Trento che partecipano all’iniziativa.
Alle Regioni preme in particolar modo che la cabina di regia sostenga e rilanci a livello nazionale gli interventi messi in campo per il miglioramento dell’efficienza amministrativa “che si concretizza – prosegue Campese – nell’integrazione dei sistemi applicativi di gestione, nell’apertura e nella condivisione di banche dati (in un ottica di open data), nella realizzazione del protocollo informatico nonché nello sviluppo di sviluppo di servizi innovativi”.
Gli enti sono convinti che la collaborazione interregionale sperimentata fino ad oggi possa rappresentare un efficace modello per unire l’Italia anche dal punto di vista dell’innovazione, superando lo storico gap Nord-Sud e aree urbane- rurali. Il perché lo spiega Vasco Errani, governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni.
“Le fughe in avanti di talune amministrazioni rispetto alle altre, se da un lato possono rappresentare l’occasione di sviluppo, di liberazione delle risorse e delle competenze, dall’altro possono rappresentare un limite, se non finalizzate a trainare ma solo a difendere in modo campanilistico il proprio investimento e le proprie soluzioni tecnologiche ed organizzative, peraltro in modo distonico rispetto ad un sistema nazionale di cooperazione”. “Per questo siamo impegnati a mettere in piedi un sistema cooperativo in cui le migliori pratiche siano valorizzate, messe in comune, compartecipate ed eventualmente rese riusabili per offrire al Sistema Paese margini di miglioramento e giungere insieme ad una innovazione che sia realmente condivisa e condivisibile”. Le Regioni dunque porteranno davanti al governo un’idea “inclusiva” di modernizzazione che – come emerso dalla Conferenza delle Regioni – appare in linea con la filosofia dei ministri Profumo e Passera che puntano a fare un “uso sociale” della tecnologia.