“Parlare di agenda digitale pensando che l’aspetto della riforma digitale del Paese passi esclusivamente attraverso la riforma della pubblica amministrazione, a mio avviso, è un errore. Noi riusciremo ad avviare una riforma del nostro mondo digitale se riusciremo a mettere assieme quelle che sono le potenzialità essenziali del mondo dell’industria, della tecnologia, con quello evidentemente del pubblico, che ha invece una precipua funzione, quella del controllo, dell’indirizzo”.
Così Guelfo Tagliavini, coordinatore Federmanager Gruppo Agenda Digitale, con Labitalia, sul tema dell’Agenda digitale. Nella ‘corsa’ al digitale del Paese, secondo Federmanager, “è essenziale che il mondo del privato trovi effettivamente una forte coesione e un momento di incontro con quello della pubblica amministrazione: questa è l’unica strada per venire fuori da questa empasse”. E Federmanager è pronta a fare la sua parte. “Il privato può mettere in campo – sottolinea Tagliavini – soluzioni e competenze in grado di sopperire a questa carenza. Noi abbiamo fatto una serie di iniziative sul tema del digitale a partire dal tema delle competenze. Non dimentichiamo che Federmanager è stata una delle realtà che ha supportato fortemente la nascita dell’Agenzia per l’Italia digitale nella definizione delle linee guida nazionali sui temi delle competenze e della formazione”.
Di certo, la sfida del digitale può avere effetti concreti sulla ripresa economica del Paese, secondo Federmanager. “Noi abbiamo perso negli ultimi anni – sottolinea Tagliavini – pezzi di competenze e di qualità nel nostro mondo della produzione. L’agenda digitale potrebbe essere uno strumento per rimettere in corsa un sistema che soffre da ormai dieci anni di una continua erosione”. “Noi avevamo dei centri di competenza importanti – continua il dirigente di Federmanager – che erano allocati nell’ambito di aziende multinazionali, o nazionali, impiegate nel settore delle telecomunicazioni, e che sono andate gradualmente contraendosi. Noi oggi registriamo una caduta del comparto industriale, delle telecomunicazioni, mediamente con una percentuale del 3-5% degli affari e del volume”. “Quindi l’agenda digitale – conclude Tagliavini – sarà un’occasione per rimettere in moto un comparto che in qualche modo nel tempo abbiamo messo nell’angolo”.
Tagliavini prosegue sul tema della governance: “Serve un nuovo “modello di governance” per l’Agenzia per l’Italia digitale, altrimenti chiunque “sarà a capo di un modello di questo tipo potrà fare ben poco” e la corsa del Paese verso il digitale continuerà ad essere “una corsa da gambero”. “Abbiamo avuto tre anni di vicende che hanno portato pochi risultati – spiega Tagliavini – e una frammentazione della direzione a capo di questa Agenzia. Imputiamo questo insuccesso al modello di governance che è assolutamente inadeguato. Chiunque si metta a capo di una realtà nella quale debba fare i conti con una regolamentazione interna estremamente burocratica e debba tener conto di quelli che sono gli interessi, in qualche caso contrapposti, tra tre ministeri, il Miur, il Mise e la pubblica amministrazione, potrà fare ben poco. E i risultati – rimarca – sono davanti agli occhi di tutti”. E Federmanager sul nuovo dg di Agid, dopo le dimissioni di Alessandra Poggiani, ha lanciato una proposta-provocazione. “Abbiamo lanciato – ricorda – in maniera un po’ provocatoria questo slogan, ‘Seppelliamo la presidenza del Consiglio’ con mille curricula dei nostri colleghi aderenti a Federmanager. Lo abbiamo fatto a ragion veduta nel senso che tra gli 80mila iscritti a Federmanager un 10% sono dirigenti che appartengono al mondo dell’Ict”.
“Sono dirigenti – spiega Tagliavini – che operano nei settori della ricerca & sviluppo, della funzione di produzione e tecnica, nell’ambito di grandi multinazionali operanti nel settore dell’Ict. Quindi con tutte le competenze per gestire risorse umane, processi e tecnologie di questo mondo. E quindi in maniera neanche troppo provocatoria abbiamo detto: ‘Federmanager‘ ha le competenze per candidare un proprio manager”. Al di là delle competenze, però, secondo Federmanager, resta il problema di fondo. “Resta comunque il discorso di prima: qualsiasi persona a capo di una struttura nella quale si fa di tutto per evitare che i risultati possano arrivare – rimarca – sarà difficile che possa portare dei benefici. Quindi, il modello va cambiato”.
Anche perchè, ricorda Tagliavini, “vent’anni fa avevamo un unico operatore telefonico, e per di più di telefonia fissa, però avevamo un ministero delle Comunicazioni”. “Quindi in quella situazione in cui praticamente l’attività tecnologica era elementare – dice – avevamo un ministero che tracciava strategie e dava indicazioni di programma”. “Oggi – prosegue – in una situazione in cui invece abbiamo una pluralità di soggetti operatori nel mondo delle telecomunicazioni e dell’informatica, in cui abbiamo delle tecnologie ovviamente molto più complesse ed evolute, abbiamo solo una componente del ministero dello Sviluppo economico che si interessa quasi esclusivamente di aspetti legati all’impatto delle telecomunicazioni”. In conclusione, per Federmanager, “oggi, di fronte a una situazione che richiederebbe un nuovo ministero, che sappiamo non è possibile istituire per motivi normativi, sarebbe il caso di avere almeno un sottosegretario con poteri forti, ampi, dedicato all’innovazione tecnologica”.