Non è solo l’Europa a tentare la stretta su Airbnb. La città di New York ha appena approvato un regolamento a doppia “tenaglia”, con obblighi sia per la società sia per i proprietari di immobili che mira a impedire che siano occupati appartamenti necessari alla comunità.
A firmare la nuova legge approvata dal consiglio comunale il sindaco Bill de Blasio: a partire da febbraio 2019, Airbnb dovrà fornire all’Ufficio di Special Enforcement del Sindaco nomi e indirizzi degli ospiti nonché informazioni sulla tipologia di alloggio preso in affitto, durata della permanenza e costi. Informazioni che saranno messe a confronto con quelle fornite dai locatori per verificare il rispetto di un’altra nuova norma, quella più “stringente”, che consente gli affitti di appartamenti attraverso Airbnb solo per periodi superiori ai 30 giorni. Dunque niente più affitti lampo per i proprietari, nessuna possibilità di incassare cifre più interessanti attraverso la tariffazione giornaliera. E per chi non rispetterà la legge sono previste sanzioni a partire da 1500 dollari per ogni informazione incompleta o calcolata sulla base di un introito di 12 mesi sulla locazione.
Una stretta non da poco che inevitabilmente farà scendere il totale affitti: una norma analoga entrata in vigore a inizio anno a San Francisco ha sortito il dimezzamento delle inserzioni Airbnb passate da circa 10mila a 5.500. “Siamo delusi dal fatto che de Blasio abbia deciso di firmare un progetto di legge sostenuto dall’industria alberghiera invece di difendere i bisogni della classe media che si appoggia sulla condivisione delle case per andare avanti”, ha commentato Airbnb. Secondo la web company di fatto la città avrebbe ceduto alle pressioni del sindacato Hotel Trades Council, importante sostenitore di alcuni politici del Consiglio comunale.
Le nuove norme della città di New York vanno a fare il paio con quelle già approvate nel 2016 dallo Stato di New York in base alle quali per affittare un appartamento al di sotto dei 30 giorni è necessaria la presenza in casa del proprietario dell’immobile per l’intera durata della locazione. Il Giappone da parte sua ha invece deciso di fissare a 180 giorni annui il tetto massimo di locazione degli appartamenti in “modalità” Airbnb.
Per la società è decisamente un’estate rovente. È fissata alla fine di agosto la deadline imposta dalla Commissione europea per correggere clausole contrattuali e informativa all’utente. Bruxelles spiega che l’attuale presentazione dei prezzi di Airbnb e una serie di disposizioni che applica “non sono conformi alla direttiva sulle pratiche commerciali sleali, alla direttiva sulle clausole contrattuali abusive, e al regolamento sulla competenza giurisdizionale in materia civile e commerciale”. Se l’azienda non rispetterà la scadenza di fine mese l’Europa procederà a rivolgersi alle autorità degli Stati membri per avviare le procedure sanzionatorie.