La Commissione europea ha dato il via libera a un regime italiano di sostegno allo sviluppo agroindustriale, del valore di 910 milioni di euro, finanziato in parte dal Pnrr. Questa misura contribuisce agli obiettivi della politica agricola comune, promuovendo un settore agricolo digitalizzato e smart, competitivo, resiliente e diversificato, spiega l’esecutivo Ue, e permette all’Italia di sostenere progetti strategici e innovativi nel settore agricolo, come sottolineato anche dal commissario Didier Reynders, responsabile della politica della concorrenza.
Pnrr, sostegno a progetti agricoli digitali
Il regime, che rimarrà attivo fino al 31 dicembre 2029, sarà parzialmente finanziato con il Pnrr, a seguito della valutazione positiva, effettuata dalla Commissione e adottata dal Consiglio, del piano italiano per la ripresa.
Nel quadro del regime, l’aiuto assumerà la forma di sovvenzioni dirette e di finanziamenti agevolati alle imprese del settore agricolo che propongono progetti di investimento per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli. I progetti che beneficiano del regime mireranno a migliorare l’orientamento al mercato, aumentare la competitività e potenziare la ricerca, la tecnologia e la digitalizzazione del settore agroindustriale.
Il regime si rivolgerà a un numero di imprese che potrebbe arrivare a 500. L’importo dell’aiuto per beneficiario non supererà il 60% dei costi ammissibili e dipenderà dalle dimensioni dei beneficiari e dal luogo in cui viene realizzato il progetto, con tassi più elevati per le piccole imprese e per i progetti realizzati in zone economicamente svantaggiate ammissibili agli aiuti a norma dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera a), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (le cosiddette “zone a”).
Il regime è la continuazione di una misura italiana approvata dalla Commissione nel giugno 2017 (SA.47694), prorogata nel dicembre 2020 (SA.59101) e scaduta il 31 dicembre 2022.
L’ok della Commissione agli aiuti di Stato
La Commissione ha valutato il regime italiano alla luce delle norme dell’Ue in materia di aiuti di Stato, in particolare dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (“Tfue), che consente agli Stati membri di sostenere lo sviluppo di talune attività economiche a determinate condizioni, e degli orientamenti dell’Unione europea per gli aiuti di Stato nei settori agricolo e forestale e nelle zone rurali del 2022 (gli “orientamenti agricoli del 2022).
La Commissione ha riscontrato che il regime favorisce lo sviluppo di un’attività economica, vale a dire la produzione e la commercializzazione di prodotti agricoli; allo stesso tempo contribuisce agli obiettivi della politica agricola comune. Inoltre, l’aiuto è necessario e adeguato per incoraggiare i relativi investimenti nel settore agricolo. Ha un effetto di incentivazione, in quanto i beneficiari non avrebbero effettualo gli investimenti senza il sostegno pubblico; è proporzionato in quanto l’aiuto è limitato al minimo necessario per stimolare gli investimenti ed è modulato in funzione delle dimensioni dei beneficiari e dell’ubicazione dei progetti; e produce effetti positivi che sono predominanti rispetto a qualsiasi potenziale distorsione della concorrenza e degli scambi nell’Ue.
L’Ue spinge sulla transizione digitale e green
Nell’ambito delle norme sugli aiuti di Stato, lo scorso giugno la Commissione europea ha adottato formalmente una modifica mirata del Regolamento generale di esenzione per categoria (“Rgec”) per facilitare, semplificare e accelerare ulteriormente il sostegno alla transizione verde e digitale dell’Unione, tutelando al contempo la parità di condizioni nel mercato unico. Il Rgec contiene 26 misure che possono essere utilizzate per fornire aiuti di Stato legittimi senza passare attraverso la normale notifica e approvazione dei processi.
La modifica adottata offrirà agli Stati membri maggiore flessibilità nella progettazione e nell’attuazione di misure di sostegno in settori fondamentali per la transizione digitale e verso la neutralità climatica e un’industria a zero emissioni nette. Inoltre mira ad accelerare gli investimenti e i finanziamenti per la produzione di tecnologie pulite in Europa, in linea con il piano industriale del Green Deal.