Le tante e frammentate regole dell’Unione europea sono un ostacolo all’innovazione, soprattutto nel campo dell’intelligenza artificiale: lo scrive un gruppo di circa 50 aziende, ricercatori e associazioni industriali – coordinati da Meta e tra cui figurano Ericsson, Spotify e Engineering – che hanno firmato una lettera aperta invitando i responsabili politici e le autorità di regolamentazione dell’Ue ad agire e sostenere lo sviluppo dell’Ai in Europa.
“L’Europa è diventata meno competitiva e meno innovativa rispetto ad altre regioni e ora rischia di perdere ancora più terreno nell’era dell’intelligenza artificiale a causa di decisioni normative incoerenti“, scrivono i firmatari di questo appello, tra cui anche EssilorLuxottica, Prada, Pirelli e i gruppi pubblicitari francesi Publicis e Criteo.
Il nodo sono, secondo queste aziende, le norme sui dati, che creano incertezza e rendono complesso l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Ciò scoraggia gli investimenti delle imprese in innovazione. Nel mirino c’è l’Ai Act, entrato ufficialmente in vigore ad agosto e che impone vincoli ai diversi sistemi di Ai proporzionati ai pericoli che rappresentano per la società. All’Ai generativa come ChatGpt di Open Ai si applicano regole specifiche per garantire la qualità dei dati utilizzati nello sviluppo degli algoritmi e il rispetto del diritto d’autore. La legge entrerà in attuazione nel 2026, ma alcune disposizioni diventeranno vincolanti a partire dal prossimo anno.
L’Ue rischia di restare sempre più indietro sull’Ai
“Recentemente, le normative sono diventate frammentate e imprevedibili“, si legge nella missiva, e gli interventi delle autorità europee “hanno generato molta incertezza riguardo al tipo di dati che possono essere utilizzati per addestrare i modelli di intelligenza artificiale“. Di fronte a questa situazione, i firmatari chiedono alle autorità europee “decisioni armonizzate, coerenti, rapide e chiare sulla regolamentazione dei dati nell’Ue”.
In assenza di regole coerenti, l’Ue perderà sempre più terreno su due fronti cruciali per innovare nell’Ai. Il primo è lo sviluppo di modelli “aperti”, che vengono resi disponibili gratuitamente e che tutti possono utilizzare, modificare e ulteriormente sviluppare, “moltiplicando i benefici e diffondendo opportunità sociali ed economiche”.
I modelli aperti – si legge nella lettera – rafforzano la sovranità e il controllo consentendo alle organizzazioni di scaricare e affinare i modelli ovunque vogliano, eliminando la necessità di inviare i propri dati altrove.
Il secondo ambito sono i recenti modelli “multimodali”, che operano in modo fluido attraverso testo, immagini e voce e aprono nuove frontiere per la tecnologia Ai.
I modelli aperti – basati su testo o multimodali – possono potenziare la produttività, guidare la ricerca scientifica e aggiungere centinaia di miliardi di euro all’economia europea e già oggi sono usati da Pa, ricercatori, imprese e startup, che possono così accedere a strumenti che non potrebbero mai costruirsi da soli o comprare.
Senza modelli aperti e multimodali, “lo sviluppo dell’Ai avverrà altrove, privando gli europei dei progressi tecnologici di cui godono le imprese negli Stati Uniti, in Cina e in India”.
Per investire sull’innovazione servono regole armonizzate
Gli autori della lettera citano anche le parole dell’ex presidente del consiglio Mario Draghi che, nel sul rapporto sulla competitività europea, ha messo in guardia l’Ue sulla necessità di “accelerare l’innovazione”, in particolare nella tecnologia digitale. Il rapporto chiede anche un “cambiamento radicale” verso una maggiore integrazione europea, nonché una minore complessità burocratica. Secondo i firmatari, infatti, la capacità dell’Ue di competere con il resto del mondo sull’Ai e raccogliere i benefici dei modelli open source si basa sul suo mercato unico e sul suo regolamento normativo condiviso.
Affinché le aziende e le istituzioni investano decine di miliardi di euro per costruire un’Ai generativa per i cittadini europei occorrono “regole chiare, costantemente applicate, che consentano l’uso dei dati europei”. Invece, negli ultimi anni, “il processo decisionale normativo è diventato frammentato e imprevedibile, mentre gli interventi delle autorità europee per la protezione dei dati hanno creato un’enorme incertezza su quali tipi di dati possono essere utilizzati per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Ciò significa – prosegue la lettera – che la prossima generazione di modelli di intelligenza artificiale open source, e i prodotti e i servizi che costruiamo su questi modelli, non rifletteranno i valori, la cultura o le lingue europee”.
L’appello delle aziende coordinate da Meta conclude: “L’Europa si trova di fronte a una scelta che avrà un impatto sulla regione per decenni. Può scegliere di riaffermare il principio di armonizzazione sancito da quadri normativi come il Gdpr e offrire un’interpretazione moderna delle disposizioni Gdpr che rispetti ancora i suoi valori sottostanti, in modo che l’innovazione dell’Ai avvenga in Ue alla stessa scala e velocità che altrove. Oppure può continuare a rifiutare il progresso, contraddire le ambizioni del mercato unico e guardare come il resto del mondo si basa su tecnologie a cui gli europei non avranno accesso”.
Per l’Onu l’Ai deve fondarsi sulla cooperazione globale
Intanto gli esperti delle Nazioni Unite lanciano un monito sull’Ai: il suo sviluppo non deve essere guidato solo dal mercato. E occorre creare un set di strumenti per la cooperazione globale sull’intelligenza artificiale.
“Lo sviluppo, l’implementazione e l’uso di una tale tecnologia non possono essere lasciati ai soli capricci dei mercati. I governi nazionali e le organizzazioni regionali saranno cruciali, ma la natura stessa della tecnologia, transfrontaliera nella struttura e nell’applicazione, richiede un approccio globale“, si legge nel rapporto realizzato dal panel di circa 40 esperti nei settori della tecnologia, del diritto e della protezione dei dati istituito dal Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in ottobre.
Gli esperti non sono arrivati a suggerire la creazione di un organismo di governo mondiale con poteri “forti” per supervisionare l’implementazione e l’evoluzione di questa tecnologia, ma lanciano l’allarme sulla mancanza di governance globale dell’Ai e sull’esclusione dei Paesi in via di sviluppo dai dibattiti sul futuro della tecnologia.
La proposta di un panel intergovernamentale sull’Ai
Il panel chiede la creazione di un gruppo di esperti di intelligenza artificiale modellato sul forum di esperti dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc). Tale proposta è inclusa nella bozza del Global Digital Compact, ancora in discussione, che dovrebbe essere adottata domenica al “Summit of the Future”.
“Se i rischi dell’Ai diventano più seri, potrebbe essere necessario per gli Stati membri prendere in considerazione un’istituzione internazionale più solida con poteri di monitoraggio, segnalazione, verifica e applicazione”, affermano gli autori del rapporto. A causa della velocità con cui l’Ai evolve, sarebbe inutile tentare di stilare un elenco completo dei pericoli presentati dalla tecnologia, ma la disinformazione che mette a rischio le democrazie, i deepfake sempre più realistici, in particolare quelli pornografici, nonché l’evoluzione delle armi autonome e l’uso dell’Ai da parte di gruppi criminali e terroristici sono già realtà.
“Data la velocità, l’autonomia e l’opacità dei sistemi di intelligenza artificiale, aspettare che emerga una minaccia potrebbe significare che qualsiasi risposta arriverà troppo tardi”, afferma il rapporto. “Valutazioni scientifiche continue e un dialogo politico garantirebbero che il mondo non venga colto di sorpresa“.
AI, il documento di orientamento sulla concorrenza
Intanto la Commissione Europea ha pubblicato un documento di orientamento sulla concorrenza nell’intelligenza artificiale generativa e nei mondi virtuali a seguito della consultazioni lanciata per capire meglio l’impatto potenziale di queste tecnologie trasformative sulla concorrenza in Europa, per garantire che i loro benefici potenziali in termini di prezzi e innovazione possano essere goduti da cittadini e imprese.
Il documento di orientamento esplora le dinamiche di mercato, le tendenze emergenti e le barriere all’ingresso e suggerisce elementi di un quadro preliminare per l’analisi dei casi. In particolare, esamina i tipi di preoccupazioni anticoncorrenziali che possono emergere e i possibili strumenti per affrontarle, tra cui l’applicazione delle norme antitrust e il controllo delle fusioni, nonché il Digital Markets Act (Dma).
La Commissione continuerà a monitorare attivamente i settori dell’AI e dei mondi virtuali, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire che questi nuovi mercati rimangano competitivi, contendibili e equi. “Il documento di orientamento odierno del personale non rappresenta una posizione assunta dalla Commissione a questo riguardo”, si legge in una nota.