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Ai Act, l’Italian Digital Sme Alliance chiede garanzie per le pmi

La coalizione teme che i costi e i vincoli di conformità imposti dal regolamento europeo sull’intelligenza artificiale frenino la capacità di innovare delle piccole e medie imprese. Nel frattempo il Consiglio definisce il perimetro della proposta di legge sui diritti fondamentali

Pubblicato il 06 Dic 2022

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“La Coalizione è a favore di un approccio europeo alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale (Ai), se questo può contribuire a fornire maggiori opportunità di crescita alle micro, piccole e medie imprese. La visione dell’Unione per una Ai etica e il rafforzamento della scelta e del controllo da parte degli utenti possono distinguere l’Europa nella competizione globale. Tuttavia, oltre a diventare pioniera in materia di Ai etica e della sua regolamentazione, l’Europa deve promuovere l’innovazione, lo sviluppo e l’adozione dell’Ai da parte delle aziende europee in particolare da parte delle Pmi”. E per fare ciò, occorre prevedere alcune modifiche alla bozza del dispositivo.

È questa, in sostanza, la posizione dell’Italian Digital Sme Alliance (il capitolo nazionale dell’European Digital Sme Alliance a cui aderisce anche Assintel) sulla proposta di legge sull’Intelligenza Artificiale (il cosiddetto Ai Act), attualmente in fase di discussione in Parlamento europeo e nel Consiglio dell’Unione.

I costi di compliance rischiano di zavorrare l’innovazione

“Sebbene l’Europa abbia dei vantaggi nello sviluppo dell’Ai, come una solida base industriale, una valida ricerca e disponibilità di talenti, vi è un bisogno di bilanciare la formulazione di un’adeguata legge sull’Ai con la necessità di sostenere l’innovazione”, si legge in documento dell’alleanza, la quale ritiene che la proposta dell’Ai Act richieda ulteriori modifiche proprio per garantire il giusto equilibrio tra capacità di innovare e compliance.

Un approccio etico all’Ai è infatti importante tanto per i cittadini quanto per le imprese nell’Ue, sostiene l’Italian Digital Sme Alliance, preoccupata che diversi aspetti della proposta, nella sua forma attuale, possano ostacolare l’innovazione e sovraccaricare di adempimenti le Pmi.

L’Europa deve dunque continuare a promuovere un approccio flessibile nello sviluppo dell’Ai, “limitando l’impatto che la legge potrebbe avere su processi di innovazione aperti e iterativi. Inoltre, se gli standard diventano il riferimento per lo sviluppo dei sistemi di Ai, le Pmi devono essere adeguatamente rappresentate negli organismi di standardizzazione”.

Infine, i costi di conformità devono essere ridotti al minimo, prevedendo eventualmente sostegni finanziari per le Pmi che devono affrontare le valutazioni previste dalla legge.

“L’aspetto dei costi di conformità è cruciale: lo studio di consulenza Intellera ha recentemente pubblicato una ricerca che stima a 300 mila euro il costo di lancio di mercato di un sistema Ai per una Pmi”, nota la Coalizione. “È ovvio che questi costi complessivi impedirebbero alle Pmi innovative di accedere al mercato dell’Ai. Dunque, i legislatori europei dovrebbero assicurare che il costo economico dei criteri di conformità non ricada sulle Pmi. Sarebbe appropriato escluderle dagli obblighi più gravosi, come ad esempio i controlli di qualità (quality management system), tra gli obblighi essenziali della valutazione di conformità previsti nella proposta di legge europea. Se le Pmi fossero esentate da tali obblighi, si garantirebbe che il mercato dell’Ai in Europa resti aperto, inclusivo e competitivo, senza al contempo mettere a repentaglio la sicurezza e protezione degli utenti delle tecnologie con componenti di Ai”.

Sì a un ruolo più ampio del Board europeo dell´Ai

La nota sottolinea anche che nella attuale fase di discussione della proposta di legge sull’Ai in Parlamento europeo, i relatori del dossier hanno recentemente proposto di espandere il ruolo del Board europeo dell´Ai, istituito dalla stessa proposta di legge con un ruolo di supervisione sull´attuazione della regolamentazione, trasformandolo in un Ufficio europeo sull´Ai, una sorta di agenzia preposta a governare la tecnologia in Europa. “In tal modo, si potrebbe avere una struttura di governance centralizzata, con un ruolo cruciale nel supportare le Pm in relazione alla gestione e limitazione dei costi di conformità. Per quanto tale proposta dei relatori debba passare all´esame del Consiglio dell´Ue, nell´ambito della procedura di co-legislazione europea, Digital Sme supporta tale proposta dei relatori”.

E il Consiglio vuole un’Ai sicura e attenta ai diritti fondamentali

Nel frattempo il Consiglio europeo ha adottato la sua posizione comune (“orientamento generale”) sull’Ai Act. Il suo scopo è garantire che i sistemi di intelligenza artificiale immessi sul mercato dell’Ue e utilizzati nell’Unione siano sicuri e rispettino il diritto vigente in materia di diritti fondamentali e valori dell’Unione.

“L’intelligenza artificiale è di fondamentale importanza per il nostro futuro. Oggi siamo riusciti a raggiungere un delicato equilibrio che stimolerà l’innovazione e l’adozione della tecnologia dell’intelligenza artificiale in tutta Europa. Con tutti i vantaggi che presenta, da un lato, e il pieno rispetto dei diritti fondamentali dei nostri cittadini, dall’altro”, ha dichiarato Ivan Bartoš, vice primo ministro ceco per la digitalizzazione e ministro dello sviluppo regionale”.

Per esempio, per quanto riguarda le pratiche di Ai vietate, il testo estende agli attori privati il divieto di utilizzare l’Ai per il punteggio sociale. Inoltre, la disposizione che vieta l’uso di sistemi di Ai che sfruttano le vulnerabilità di un gruppo specifico di persone copre ora anche le persone vulnerabili a causa della loro situazione sociale o economica.

Per quanto riguarda il divieto dell’uso di sistemi di identificazione biometrica remota “in tempo reale” in spazi accessibili al pubblico da parte delle autorità di contrasto, il testo chiarisce gli obiettivi in cui tale uso è strettamente necessario ai fini dell’applicazione della legge e per i quali le autorità di contrasto dovrebbero pertanto essere eccezionalmente autorizzati a utilizzare tali sistemi.

Rispetto alla classificazione dei sistemi di Ai ad alto rischio, il testo rimarca che non possono causare gravi violazioni dei diritti fondamentali o altri rischi significativi non vengano rilevati.

Molti dei requisiti per i sistemi di Ai ad alto rischio sono stati chiariti e adattati in modo tale da renderli più fattibili tecnicamente e meno onerosi da rispettare per le parti interessate, ad esempio per quanto riguarda la qualità dei dati o la documentazione tecnica che dovrebbe essere redatto dalle Pmi per dimostrare che i loro sistemi di Ai ad alto rischio soddisfano i requisiti.

Poiché i sistemi di intelligenza artificiale sono sviluppati e distribuiti attraverso complesse catene del valore, il testo include modifiche che chiariscono l’attribuzione delle responsabilità e dei ruoli dei vari attori in tali catene, in particolare i fornitori e gli utenti dei sistemi di Ai, chiarendo inoltre il rapporto tra le responsabilità ai sensi della legge sull’Ai e le responsabilità già esistenti ai sensi di altre normative, come la normativa dell’Unione in materia di protezione dei dati o settoriale, anche per quanto riguarda il settore dei servizi finanziari.

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