Quattro aziende tecnologiche cinesi, Baidu, SenseTime, Baichuan Intelligent Technology e Zhipu AI, hanno presentato al pubblico i loro chatbot basati sull’intelligenza artificiale. Prima di approdare sul mercato, le applicazioni hanno dovuto ottenere il via libera dal governo di Pechino, che pur muovendosi con estrema cautela sta cercando di ampliare la diffusione di queste soluzioni per cercare di riagguantare gli Stati Uniti nella corsa all’AI generativa.
Oggi il debutto ufficiale di Ernie Bot
In particolare Baidu, il principale motore di ricerche online in Cina, ha annunciato ufficialmente che il suo chatbot Ernie Bot, con caratteristiche molto simili a ChatGpt, è ora accessibile al pubblico. SenseTime dovrebbe seguire a ruota: un portavoce dell’azienda ha dichiarato a Reuters che anche il suo chatbot, SenseChat, è ora “pienamente disponibile per servire tutti gli utenti”.
Ernie Bot, presentato a marzo in forma limitata, è la prima app di AI domestica a essere completamente fruibile in Cina (ma non all’estero). “Siamo entusiasti di poter annunciare che Ernie Bot è ora pronta per il pubblico”, ha affermato Baidu in una nota precisando che la piattaforma è operativa da oggi 31 agosto.
“Oltre a Ernie Bot, Baidu lancerà una suite di nuove app native per l’intelligenza artificiale che consentiranno agli utenti di sperimentare appieno le quattro capacità principali dell’intelligenza artificiale generativa: comprensione, generazione, ragionamento e memoria“, si legge ancora nella nota.
Rendendo Ernie Bot disponibile sul mercato, Baidu sarà in grado di ottenere un massiccio ritorno di dati e pareri per migliorare l’app a un ritmo rapido, ha affermato il numero uno della compagnia, Robin Li. Le app di intelligenza artificiale generativa sono infatti tarate su grandi quantità di dati e sulle loro interazioni con gli utenti, in modo che possano rispondere a domande, comprese quelle complesse, in un linguaggio simile a quello umano. Più vengono usate, quindi, più rapidamente migliorano.
Le azioni di Baidu e SenseTime si sono impennate all’inizio degli scambi a Hong Kong, guadagnando rispettivamente il 3,1% e il 2,7% in un mercato più ampio che ha registrato un calo dello 0,4%.
La strategia cinese per lo sviluppo delle AI
Ad agosto Pechino ha introdotto nuove norme per gli sviluppatori di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di aiutarli a reggere il passo con colossi rivali come Microsoft e OpenAI, ma continuando a mantenere la stretta sulle informazioni online.
Secondo le recenti linee guida, le app cinesi di IA generativa devono “aderire ai valori fondamentali del socialismo” e astenersi dal minacciare la sicurezza nazionale e dal promuovere il terrorismo, la violenza o “odio etnico”, oltre che scongiurare o limitare le “informazioni false e dannose”.
I media cinesi hanno riferito che al momento 11 aziende hanno ricevuto l’approvazione del governo in tal senso. Tra queste ci sono anche ByteDance, proprietaria di TikTok, e Tencent. Non è invece chiaro se Alibaba abbia visto il semaforo verde questa settimana. Ma un portavoce di Alibaba Cloud ha dichiarato a Reuters che l’azienda ha completato i documenti per il suo modello di intelligenza artificiale, Tongyi Qianwen, e che il modello è in attesa del lancio ufficiale. Il portavoce ha anche detto che l’azienda si aspetta che le autorità di regolamentazione rilascino un elenco di aziende con l’approvazione entro la prossima settimana.
E OpenAI vola verso il miliardo di dollari di revenue
Ma il gap con le applicazioni americane è ancora enorme. Basti pensare che OpenAI, il creatore di ChatGpt, è sulla buona strada per generare oltre un miliardo di dollari di entrate nei prossimi 12 mesi derivate dalla vendita di software di intelligenza artificiale.
La società sostenuta da Microsoft sta infatti generando più di 80 milioni di dollari di revenue al mese, rispetto ai soli 28 milioni di dollari dell’intero anno scorso. Oltre che con la distribuzione di ChatGpt, il gruppo genera margini vendendo l’accesso alle piattaforme di programmazione (Api) dei suoi modelli di intelligenza artificiale per sviluppatori e imprese direttamente, ma anche attraverso la partnership strategica con Redmond, che a gennaio ha investito oltre 10 miliardi di dollari nella società.
A dirlo è il sito The Information, che rivela anche che i funzionari britannici di cybersicurezza stanno mettendo in guardia le aziende sull’integrazione dei chatbot: possono essere indotti con l’inganno dagli hacker a svolgere compiti dannosi. Nello specifico, il National Cyber Security Center britannico ha spiegato che ancora non si sono affrontate tutte le criticità della loro adozione, soprattutto l’uso di questi strumenti nei processi aziendali e nell’organizzazione, come anche nelle vendite e nell’assistenza ai clienti.