OpenAI allarga i suoi orizzonti e lancia una versione per le imprese del chatbot che un anno fa ha rivoluzionato il mercato dell’intelligenza artificiale generativa. La soluzione si chiama ChatGpt Enterprise ed è già disponibile. La nuova piattaforma offre un maggiore livello di sicurezza e privacy rispetto alle precedenti. Una scelta obbligata, visto che molti grandi gruppi, tra cui Apple, Amazon e Samsung, hanno vietato ai dipendenti di utilizzare ChatGpt per paura che dati sensibili possano essere divulgati.
“La giornata di oggi segna un altro passo verso l’adozione dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro, per adattarsi alla tua organizzazione proteggendo al tempo stesso i tuoi dati aziendali”, spiega OpenAI in un post apparso sul suo blog.
La versione professionale di ChatGpt somiglia a Bing Chat Enterprise, già offerta da Microsoft e basata sulla tecnologia OpenAI, che ha siglato un importante accordo con il gruppo. Come ChatGpt Plus, la versione a pagamento del servizio per il grande pubblico, la piattaforma farà leva su Gpt-4, il modello AI più avanzato di OpenAI. “Crediamo che l’intelligenza artificiale possa assistere e migliorare ogni aspetto della vita professionale e rendere i team piu’ creativi e produttivi”, ha assicurato l’azienda. E ancora: “Abbiamo sentito da leader aziendali che vorrebbero un modo semplice e sicuro per implementarlo nella loro organizzazione”.
Almawave e Microsoft Italia si alleano sull’AI generativa per le imprese
Il lancio della nuova versione di ChatGpt fa il paio con l’annuncio di una nuova alleanza che, parimenti, si muove verso il mondo delle imprese: Almawave e Microsoft Italia hanno sottoscritto un accordo finalizzato a promuovere la tecnologia nelle applicazioni enterprise, con l’obiettivo dichiarato di ottimizzare la gestione dei dati e la navigazione dei contenuti. La società del Gruppo Almaviva, quotata sul mercato Euronext Growth Milan, attiva negli ambiti dell’AI, nell’analisi del linguaggio naturale e nei servizi Big Data, intende integrare le soluzioni Almawave di Natural Language Processing (vocale e testuale) con la capacità generativa di Azure OpenAI di Microsoft, a portando un nuovo livello di innovazione per accedere, gestire ed elaborare le informazioni e i dati.
Gli ambiti di applicazione della collaborazione sono inizialmente tre: speech analytics, ovvero i sistemi che permettono di interpretare le conversazioni con i clienti; verbalizzazione di cda assembleari e di sedute pubbliche; knowledge management, ovvero i sistemi complessi di gestione della conoscenza operativi all’interno delle grandi organizzazioni private e pubbliche. L’obiettivo è quello di ampliare nel tempo il contesto operativo integrato, portando sul mercato nuove applicazioni verticali basate sull’artificial intelligence.
Nel mondo degli speech analytics, l’abbinamento con le funzionalità basate su Azure OpenAI consentirà di ottenere, con una semplice domanda, risultati analitici di rilievo: si potrà per esempio conoscere lo scopo di chiamata del cliente e individuare le principali relazioni operative.
Nel campo delle verbalizzazioni di sedute assembleari pubbliche e private, la tecnologia Azure OpenAI consentirà invece di fruire di riassunti costruiti su trascrizioni fedeli, attivabili in oltre 40 lingue su temi specialistici grazie alle tecnologie di trattamento della voce di Almawave, già operative in molti contesti in tutto il mondo, dal broadcasting monitoring al court reporting.
In ambito knowledge management, infine, le tecnologie di discovery e search di Almawave, operative in contesti complessi nel mondo pubblico e privato, si integreranno con la capacità generativa di Azure OpenAI. Questo permetterà, per esempio, la costruzione di resoconti sintetici su informazioni e dati, attivabili con semplici richieste in linguaggio naturale, portando così le funzionalità di ricerca a convergere con quelle di gestione del dialogo automatico, semplificando i processi e garantendo l’accuratezza delle informazioni.
Google Cloud svela gli aggiornamenti per Workspace
Google Cloud annuncia nuovi clienti, partner, soluzioni e prodotti a dimostrazione di come stia portando l’IA generativa in tutto il suo stack di prodotti, per aiutare le aziende a costruire nuovi servizi e attività alimentati dall’IA. E le principalo novità riguardano Workspace che incorporano l’IA come supporto collaborativo in tutti gli strumenti.
Google prevede di iniziare a far pagare alle grandi aziende 30 dollari al mese per ogni utente per le feature di intelligenza artificiale che vengono aggiunti a Gmail e altre app di produttività.
La tecnologia – chiamata Duet AI – costerà tanto quanto i miglioramenti di 365 Copilot di Microsoft, che potrebbero essere disponibili nella prima metà del prossimo anno. Le due aziende sono state in competizione per integrare più IA generativa nei loro prodotti principali dopo il rilascio del chatbot ChatGPT di OpenAI alla fine dell’anno scorso.
Disponibilità generale di Duet AI per Google Workspace: dal suo lancio, migliaia di aziende e oltre un milione di tester fidati hanno utilizzato Duet AI come un potente supporto collaborativo alimentato dall’IA in grado di agire da coach, fonte di ispirazione e incentivo alla produttività, il tutto garantendo a ogni utente e organizzazione il controllo dei dati. Presentate ulteriori novità, tra cui la disponibilità generale di Duet AI per Google Workspace in tutti i Paesi in cui è venduto Workspace.
Duet AI per Meet: l’IA generativa è ora integrata in tutte le riunioni per renderle meno faticose e più gratificanti. Gli aggiornamenti includono nuove funzioni come “Prendi appunti per me” e “Partecipa per me”, studio look, lighting e sound, i riquadri dinamici e il rilevamento dei volti e le didascalie tradotte automaticamente.
La nuova Google Chat: è stata svelata un’esperienza di chat migliorata con nuove e potenti funzionalità, tra cui Duet AI per Google Chat, un’interfaccia utente rinnovata, una ricerca migliorata, nuove scorciatoie e molto altro ancora.
In Francia gli editori pensano a un blocco di ChatGpt
Ma se da una parte l’offerta continua a estendersi, dall’altra si moltiplicano i casi di aziende, soprattutto nel mondo dei media, che temono gli effetti di un uso incontrollato delle piattaforme di intelligenza generale generativa.
Dopo lo scalpore suscitato dalla decisione del New York Times anche alcuni media francesi, come Radio France e Tf1, si stanno organizzando per bloccare il software per la raccolta dati da Internet di OpenAi, GptBot in modo da impedire alla società di allenare ChatGpt per lo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale. “Di fronte allo sfruttamento dei loro contenuti da parte di algoritmi di intelligenza artificiale, i media francesi”, scrive Les Echos, “sono determinati a non lasciare che ciò accada. Secondo le nostre informazioni, diversi siti di notizie hanno già bloccato la raccolta di dati da parte di GptBot, come hanno già fatto alcuni gruppi anglosassoni come il New York Times, Cnn o Reuters“.
L’8 agosto, OpenAI, ricorda il quotidiano economico francese, “ha annunciato il lancio del suo robot per raccogliere automaticamente i dati su tutto il web in modo da allenare i suoi modelli AI Gpt-4 e Gpt-5. L’azienda ha poi dato la possibilità agli editori del sito di vietare l’accesso al robot. Radio France lo ha immediatamente fatto bloccando il bot come misura precauzionale già il 10 agosto.
“I nostri contenuti hanno valore e uno scopo iniziale, che è quello di trasmetterli al grande pubblico per garantire la nostra missione di servizio pubblico”, spiega Laurent Frisch, direttore della strategia digitale e innovazione di Radio France. “Non fa parte della nostra missione servire gratuitamente dati agli algoritmi. Indicizzando i siti le cui informazioni hanno un costo reale di produzione, i bot creano valore per loro stessi a costo zero”.
Secondo Les Echos, tutti i siti di France Médias Monde (inclusi France24.com, Rfi.fr e mc-doualiya.com) hanno anche loro bloccato la piattaforma pochi giorni dopo, come misura preventiva, in attesa di possibili discussioni con OpenAI.
Con la stessa logica Tf1 ha bloccato GptBot sui propri siti Tf1 (MyTf1) e Tf1info.fr. Anche la piattaforma di informazione locale Actu.fr, che appartiene al gruppo Publihebdos, controllata del gruppo Sipa-Ouest-France, ha preso la stessa decisione.
La scelta di effettuare il blocco, evidenzia comunque Les Echos, “rimane per il momento una posizione minoritaria. Tutti i media interpellati, invece, concordano sulla necessità di ottenere un’equa remunerazione contro l’utilizzo dei propri contenuti, come era successo durante le discussioni che hanno permesso una retribuzione dei diritti da parte delle piattaforme digitali come Google o Facebook”.
Per Louis Dreyfus, presidente del direttorio di Le Monde, “l’AI rappresenta un rischio sistemico per molti gruppi che operano nei media. Crea il rischio che le informazioni prodotte siano mischiate ad altre di minor qualità o di parte e pone anche un problema di modello di business, perché difendiamo l’esclusività dei nostri contenuti e un uso significativo dell’abbonamento”.
Secondo Pierre Louette, Ceo del gruppo Les Echos – Le Parisien, “bisogna creare le condizioni per una specie di ‘new deal’, e per farlo bisogna capire chi raccoglie quali contenuti, cosa ne fanno e trovare una chiave per condividere il valore. Gli ingredienti dell’AI devono essere remunerati”.
Il quotidiano Le Figaro non ha ancora preso una posizione ma “cercheremo accordi di licenza e remunerazione con queste piattaforme per l’uso che è stato fatto e sarà fatto dei nostri contenuti”, dice il suo editore, Bertrand Gié, direttore della divisione news del giornale e anche presidente di Geste, il sindacato degli editori online. “Se non c’è accordo (atteso, per la fine dell’anno, ndr), l’accesso dovrà essere bloccato“.