SCENARI

AI, l’allarme degli Usa: “In dieci anni la Cina potrebbe superarci”

È ora che si gioca la sfida tecnologica sull’intelligenza artificiale come base della sicurezza nazionale americana, dice la National security commission on Artificial intelligence: “Gli Stati Uniti devono investire e mettersi a capo di una coalizione internazionale contro tecno-autoritarismo e le cyber-minacce”

Pubblicato il 03 Mar 2021

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Gli Stati Uniti non sono preparati per la nuova era dell’intelligenza artificiale. L’America deve comprendere il ruolo guida che il suo governo avrà nell’assicurare che gli Usa vincano questa gara di innovazione in cui il primo concorrente è la Cina. Il Congresso e il Presidente dovranno dare sostegno a questo sforzo con risorse pubbliche commisurate alla sfida. Lo scrive la National security commission on Artificial intelligence (Nscai) nel suo nuovo report. La Commissione, istituita nel 2019 e presieduta da Eric Shmidt, ha il compito di dare raccomandazioni al Presidente e al Congresso con lo scopo di far progredire lo sviluppo dell’AI, del machine learning e delle tecnologie associate per rispondere alle esigenze di sicurezza nazionale e difesa degli Stati Uniti.

L’opportunità tecnologica è enorme ma arriva in un momento di “vulnerabilità strategica”, si legge nel report: “La Cina è un concorrente che possiede mezzi, talenti e ambizioni per sfidare la leadership tecnologica, la superiorità militare e il ruolo globale dell’America. L’AI sta ampliando la minaccia rappresentata dai cyber-attacchi e dalle campagna di disinformazione che Russia, Cina e altri attori, legati o no a Stati nazionali, usano per infiltrarsi nella nostra società, rubare i nostri dati e interferire con la nostra democrazia”.

Rischio sorpasso dalla Cina

L’utilizzo ancora limitato dell’AI negli attacchi cibernetici non deve trarre in inganno, ammonisce il report. Nel frattempo le crisi globali come la pandemia e il cambiamento climatico indicano allargano la definizione di sicurezza nazionale e esigono soluzioni tecnologiche innovative.

“L’AI può aiutarci a vincere molte delle nuove sfide. Abbiamo ancora una finestra di opportunità per costruire un futuro migliore e più sicuro.  Il ritmo dell’innovazione nell’AI non è costante, ma in accelerazione. Se gli Stati Uniti non agiscono ora probabilmente perderanno la posizione di leader dell’AI a vantaggio della Cina nei prossimi dieci anni e diventeranno più vulnerabile di fronte a una serie di minacce che usano l’AI”.

La Commissione raccomanda al governo degli Usa di implementare una strategia a tutto campo per difendersi e competere nell’era dell’AI e ne definisce gli elementi chiave.

Gli Usa devono fare fronte comune con gli alleati

Una delle prime raccomandazioni indica agli Stati Uniti di mettersi alla guida di una coalizione di nazioni che vogliono un AI etico e sicuro. Gli Usa devono assicurarsi che l’AI sia sviluppato e impiegato in modo da non ledere i principi della democrazia né in patria né negli altri Paesi democratici.  Gli Usa non possono interferire con la politica estera degli altri Stati ma possono impegnarsi per promuovere il rispetto dei diritti umani e contrastare il tecno-autoritarismo. I risultati si potranno ottenere tramite la diplomazia e le alleanze globali. Gli Usa potrebbero così promuovere norme e standard tecnici internazionali per l’AI per proteggere la privacy e i diritti fondamentali, in modo da assicurarsi che gli altri Paesi abbiamo alternative all’uso delle tecnologie e dei metodi di controllo sociale della Cina e accesso a tecnologie che invece proteggono i valori democratici.

“Vogliamo per gli Stati Uniti e i suoi alleati un mondo digitale che non sia vulnerabile alla coercizione e favorisca la libertà di parola, i diritti individuali, la privacy e la tolleranza”, si legge nel report. “L’AI riorganizzerà il mondo. L’America deve guidare il cambiamento”.

Per decenni il modello d’innovazione degli Usa è stato l’invidia del mondo, si legge nello studio. Lo scambio d’idee, il libero mercato e il limitato coinvolgimento del governo nella ricerca di base sono i pilastri del modello d’innovazione e riflettono i valori americani. Secondo il report questo modello rimane valido nello sviluppo delle tecnologie dell’AI, ma “anche le più grandi aziende tecnologiche non potrebbero mai competere con le risorse della Cina o mettere in campo i grandi investimenti di cui gli Usa hanno bisogno per stare avanti”. Ora è il momento di una collaborazione pubblico-privata per vincere la competizione tecnologica.

La Cina, secondo l’Nscai, è “organizzata, ha le risorse ed è determinata” a battere gli Usa in questa gara. L’intelligenza artificiale per Pechino è “centrale per l’espansione globale, per il potere economico e militare e per la stabilità interna”. A partire dal 2017 la Cina ha stabilito obiettivi, strumenti, strategie e risorse per superare gli Usa nella corsa all’AI. È un piano sistematico, con tempistiche chiare, diretto a livello centrale che, secondo il report si basa sull’estrarre “la conoscenza nell’intelligenza artificiale dall’estero, attraverso lo spionaggio, il reclutamento dei talenti, il trasferimento della tecnologia e gli investimenti”.

L’indipendenza nei chip è cruciale

Un altro problema è stato evidenziato da Schmidt nella conferenza stampa in cui il rapporto è stato presentato: l’eccessiva dipendenza statunitense dai semiconduttori prodotti a Taiwan. L’isola è considerata da Pechino come parte integrante del suo territorio e, per quanto protetta dagli Stati uniti, se un giorno dovesse verificarsi l’unificazione, per Washington si aprirebbe una crisi nella supply chain.

La nuova amministrazione Usa ne è consapevole: Joe Biden (rispondendo all’appello dell’industria americana) ha firmato un ordine esecutivo che mira a far fronte agli squilibri sulla supply chain globale dei chip che minano la capacità delle aziende Usa di produrre dispositivi hitech avanzati.

L’ordine chiede di passare in rassegna i prodotti chiave del settore, dai semiconduttori alle batterie per veicoli elettrici. Successivamente, dovrà essere svolta una più ampia analisi a lungo termine su sei settori dell’economia americana. Questo secondo lavoro di ricerca potrà condurre a concrete raccomandazioni sulle azioni poliche da intraprendere per rafforzare le supply chain. Le raccomandazioni dovranno essere rapidamente attuate, ha sottolineato Biden.

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