Chi lavora nel settore Ict in Italia non ha un livello elevatissimo
di formazione post-secondaria, ed il percorso formativo non è
particolarmente focalizzato sull’IT. I professionisti Ict
italiani, come i colleghi degli altri paesi europei, hanno qualche
difficoltà a riconoscere il proprio profilo professionale per una
carenza strutturale di standard europei. Questo in sintesi il
messaggio della ricerca "Professional
e-Competence Survey", realizzata dall'Aica
(Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico)
in tandem con il Cepis (Council of European Professional
Informatics Societies) che ha fotografato lo stato delle loro
competenze – confrontandole con quanto indicato dal modello
condiviso europeo European e-Competence Framework. I dati della
ricerca sono presentati oggi in occasione del Congresso Nazionale
Aica 2011, in corso da ieri presso il Politecnico di Torino, in una
sessione dedicata al tema “Smart Jobs & Smart Competence”.
Carenza di standard Ue
In Italia come nel resto dell'Ue c'è un problema di
diffusione degli standard di riferimento europei, che facilitano il
riconoscimento delle competenze effettivamente possedute rispetto
ai profili IT a cui i professionisti di impresa del settore IT si
considerano più vicini: ad esempio, un quarto di coloro che hanno
partecipato alla ricerca in Italia si auto definiscono IT Manager,
ma solo il 2% di essi ha le competenze previste dall’European
e-Competence Framework corrispondenti a questo ruolo. Questa
differenza di autovalutazione vale anche per altri profili molto
diffusi, come quello del Project manager o dell’IT
Administrator.
I lavoratori italiani del settore Ict sono stati coinvolti da Aica
(Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico)
e dal Cepis (Council of European Professional Informatics
Societies) in un progetto di ricerca, si chiama Professional
e-Competence Survey, che ha fotografato lo stato delle loro
competenze – confrontandole con quanto indicato dal modello
condiviso europeo European e-Competence Framework. La ricerca,
condotta su scala pan-europea tramite questionario online, ha
permesso di conoscere lo stato delle competenze informatiche
professionali in Italia ed in altri stati membri dell’Unione.
Professionisti italiani più giovani della media
Ue
La ricerca, condotta per l’Italia su un campione costituito da
professionisti Ict che cercano di cambiare lavoro, evidenzia
un’età media più giovane rispetto ai colleghi europei; la
spinta alla ricerca di un lavoro più soddisfacente coinvolge un
20% di specialisti under 40 in più rispetto alla media. Sempre
nell’ambito del campione analizzato, chi lavora nell’IT in
Italia non ha un livello elevatissimo di formazione
post-secondaria, ed il percorso formativo non è particolarmente
focalizzato sull’IT.
In ogni caso, i partecipanti italiani alla ricerca hanno registrato
livelli di competenze superiori rispetto al resto d’Europa nelle
cinque aree dell’European e-Competence Framework (definite Plan,
Build, Run, Enable, Manage).
Donne e Ict, Italia indietro
La ricerca evidenzia inoltre che la proporzione di donne
professioniste Ict in Italia è inferiore alla media europea,
attestandosi all’8% contro una media del 16%. Anche i
professionisti Ict italiani, come i colleghi degli altri paesi
europei, hanno qualche difficoltà a riconoscere il proprio profilo
professionale fra quelli proposti: simili ai colleghi europei
riguardo al tema della non coincidenza tra le competenze possedute
e il proprio profilo di carriera.
Anche l’Italia ha un problema di diffusione degli standard di
riferimento europei, che facilitano il riconoscimento delle
competenze effettivamente possedute rispetto ai profili IT a cui i
professionisti di impresa del settore IT si considerano più
vicini: ad esempio, un quarto di coloro che hanno partecipato alla
ricerca in Italia si auto definiscono IT Manager, ma solo il 2% di
essi ha le competenze previste dall’European e-Competence
Framework corrispondenti a questo ruolo. Questa differenza di
autovalutazione vale anche per altri profili molto diffusi, come
quello del Project manager o dell’IT Administrator.
Per colmare gap di questo genere, è necessario diffondere e
accreditare gli standard di riferimento e creare percorsi di
formazione dettagliati e specifici che evitino di ampliare
ulteriormente questo divario, che potrebbe danneggiare seriamente
le opportunità di crescita dell’Europa come economia della
conoscenza.
Il Cepis (Council of European Professional Informatics Societies)
è un'organizzazione no profit composta da 36 associazioni
nazionali di informatica che rappresentano più di 300.000
professionisti informatici provenienti da 33 paesi di tutta Europa.
Si fa portavoce professionisti europei dell’IT nei confronti
delle Istituzioni Europee. Cepis è inoltre responsbile per i noti
programmi Ecdl ed Eucip produce una vasta gamma di ricerche e
pubblicazioni sul tema delle competenze.
In questi giorni è stato reso pubblico anche il report europeo,
che affianca i report realizzati in Italia e in altri 27 paesi
della “grande Europa” coinvolgendo circa 2000 professionisti
IT.