Nasce la prima certificazione della capacità innovativa d’impresa. Si chiama Rta “Rendimento Tecnologico Aziendale” ed a rilasciarla è l’Associazione Italiana per la Cultura del Trasferimento Tecnologico (Aictt). Unico nel suo genere su scala mondiale, il processo di valutazione per l’ottenimento della certificazione non si limita a fotografare lo stato attuale dell’azienda, conseguenza del passato, ma rappresenta un’anteprima su come l’impresa sarà in futuro a valle dei processi d’innovazione in atto.
“Il core della certificazione – dice Stefano De Falco, presidente dell’Aictt e responsabile dell’Ufficio trasferimento tecnologico di Ateneo dell’Università di Napoli Federico II – si basa sostanzialmente nel misurare, in maniera dinamica, la sostenibilità dell’innovazione, fattore strategico per il consolidamento, lo sviluppo e la crescita intelligente delle aziende e delle risorse umane”.
Tre i piani sui cui viene valutato il rendimento tecnologico: economia della conoscenza (capacità di convertire l’innovazione in risultati economici), ingegneria della conoscenza (capacità di gestire in maniera virtuosa il capitale intellettuale aziendale, rigenerandolo in un ciclo continuo e permanente), finanza della conoscenza (capacità di convertire il capitale intellettuale in una leva finanziaria).
L’analisi degli indicatori previsti dal protocollo Rta consente “di fare un check-up completo dell’azienda – si legge in una nota – individuando le lacune emergenti e le relative azioni correttive. Ne vien fuori uno score che colloca ogni organizzazione esaminata in una determinata classe di rendimento (dalla G alla A+). Diversi i plus competitivi collegati alla certificazione.
“Oltre a rappresentare un percorso utile alle imprese per migliorare la propria capacità di innovare – aggiunge Fabio Di Marino, segretario Aictt e delegato ai rapporti con gli istituti di credito – la certificazione Rta, sulla scorta dell’interesse manifestato dai principali interlocutori, si candida a rappresentare un qualificatore fondamentale sull’asse dell’accesso al credito bancario, soprattutto se finalizzato al finanziamento di progetti di innovazione”.
Tra le diverse imprese che hanno avviato il percorso di valutazione, spicca il nome di Ibm Italia, la prima a certificarsi con il punteggio più alto di rendimento tecnologico. L’interesse all’iniziativa da parte della filiale italiana di Ibm, è confermata dal responsabile della sede di Napoli l’ingegnere Giuseppe Capocelli, che ha coordinato le attività, e per il quale tutto ciò testimonia la vocazione della Ibm di essere presente sul territorio accanto alle istituzioni ed al mondo universitario e della ricerca nel supportare le iniziative legate ai temi dell’innovazione.
“Non a caso l’iniziativa di certificare Ibm Italia – si legge nella nota – nasce dalla volontà dello stesso presidente ed amministratore delegato di Ibm Italia, Nicola Ciniero, da sempre attento ed aperto alle collaborazioni con il mondo universitario e della ricerca. L’auspicio della Ibm, come è emerso nel corso degli incontri, è che anche le Pmi sul territorio, attraverso un profondo percorso d’innovazione, riescano a fregiarsi di questo ambìto riconoscimento e ad accreditarsi, quindi, quali partner affidabili per progetti di ricerca ed innovazione”.
Significativa anche la ricaduta sul profilo occupazionale. “Questa esperienza – dichiara Lisa Traettino, tra le prime figure professionali accreditate da Aictt – mi ha consentito di finalizzare la preparazione teorica con la concreta possibilità di apportare valore in azienda, offrendomi l’opportunità di confrontarmi in un contesto di alto profilo quale quello di Ibm Italia”.
Obiettivo, dunque, della certificazione è fornire una serie di vantaggi concreti ed immediati a tutti gli attori della filiera dell’innovazione: imprese, enti di ricerca, istituti di credito, società di consulenza e formazione.