Gli Internet Service Provider (Isp) sono tra le piccole e medie imprese italiane più penalizzate dalla burocrazia italiana. Uno studio effettuato da Confartigianato, presentato al convegno Aiip 2014, fa luce sui costi della burocrazia per le imprese italiane, evidenziando come gli adempimenti amministrativi e i relativi costi unitari, molti dei quali prescindono dalla dimensione dell’azienda, siano minori per i grandi operatori ma incidano fortemente sulle Pmi, che nonostante ciò nel 2013 sono riuscite ad incrementare le proprie quote di mercato.
L’Aiip, Associazione Italiana Internet Provider, sottolinea il fatto che il problema principale per gli Isp e di tutta la categoria che rappresenta sono senza alcun dubbio le forti spese che derivano dalle ingenti quantità di adempimenti amministrativi richiesti da Agcom, MiSE, Ministero di Giustizia, FUB, Agenzie delle Entrate, Ministero dello Sviluppo Economico.
Inoltre l’Aiip dichiara che il reale fattore di ostacolo alle attività deli Isp sono le conseguenti sovrapposizioni che si vanno a creare con molti degli adempimenti. Informazioni simili sono infatti richieste dai diversi enti istituzionali che non dialogano tra loro. Aumenta così il lavoro burocratico degli Isp, che devono fare fronte a numerose e complesse attività di estrapolazione ed elaborazione dati, attività valutativa/interpretativa e, a volte, anche di adeguamento di formati da utilizzare a disposizioni sopravvenute.
“L’Aiip, per supportare gli Isp, fornisce a tutti gli associati uno scadenzario, che possa funzionare da promemoria degli adempimenti amministrativi delle Tlc-It con scadenza ricorrente – dichiara Renato Brunetti, Presidente di Aiip – L’ associazione inoltre è particolarmente attiva su questo fronte per evidenziare all’attenzione delle Autorità competenti la necessità di rivedere, ridurre e centralizzare gli adempimenti amministrativi e soprattutto evitare ulteriori aggravi economici”.
Secondo i dati dello studio di Confartigianato, i costi della burocrazia per le imprese italiane ammontano a 30,98 miliardi l’anno (pari al 2% del Pil) e l’Italia si posiziona al 73° posto sui 185 Paesi del mondo per “facilità” di fare impresa.