LEGGE DI BILANCIO

Airbnb e affitti brevi: cedolare secca e ritenuta d’acconto salgono al 26%

È quanto emerge da una bozza della Manovra. Confedilizia contro la misura: “Grave errore del Governo, aumenterà il sommerso”. Intanto Federalberghi e Assohotel Confesercenti plaudono alla sentenza del Consiglio di Stato sugli obblighi in capo alle piattaforme. Airbnb valuta azioni

Pubblicato il 24 Ott 2023

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Airbnb e affitti brevi, cambia il regime fiscale. Una bozza della legge di bilancio prevede infatti l‘aumento della cedolare secca e della ritenuta d’acconto per i canoni di locazione: si passa dal 21% al 26%. Un “incremento di quasi il 30% – lancia l’allarme Giorgio Spaziani Testa presidente di Confedilizia – il cui unico effetto sarebbe la crescita del sommerso”. Non basta: secondo una sentenza del Consiglio di Stato saranno le piattaforme online a doversi far carico della riscossione (e del versamento nelle casse dello Stato) della cedolare secca. Una decisione che registra il plauso di Federalberghi e Assohotel: “Sono anni che denunciamo la sperequazione evidente – in termini di oneri fiscali, normativi e quant’altro – che esiste tra le diverse forme di ricettività”. La replica di Airbnb: “Stiamo analizzando la sentenza e valutando le iniziative più opportune da intraprendere”.

Super-cedolare secca, il “no” di Confedilizia 

La bozza del disegno di legge di bilancio sull’aumento della cedolare secca incassa la bocciatura di Confedilizia.  “Si tratta a nostro giudizio – fa sapere il presidente Spaziani Testa – di un grave errore del Governo, di cui peraltro non sono note le ragioni. Quel che è certo è che l’aumento dal 21 al 26 per cento dell’aliquota della cedolare secca porterebbe pochi spiccioli nelle casse dello Stato (se quello del maggior gettito fosse l’intento) e neppure sarebbe in grado di disincentivare gli affitti brevi (se l’obiettivo fosse questo). L’unico effetto della norma sarebbe la crescita del sommerso, che era proprio ciò che il Governo Berlusconi volle contrastare quando introdusse la cedolare. Il Governo ci ripensi”.

Obblighi per i portali, plauso di Federalberghi

“Confidiamo che il pronunciamento del Consiglio di Stato metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di sei anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato”. Con queste parole Federalberghi commenta la sentenza del Consiglio di Stato n. 9188 del 24 ottobre 2023, che recepisce le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e ribadisce che i portali di prenotazione devono riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca sugli affitti brevi. “Federalberghi è intervenuta nel giudizio al fianco dell’Agenzia delle Entrate per promuovere la trasparenza del mercato, nell’interesse di tutti gli operatori, perché l’evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza”. La federazione degli albergatori italiani prosegue commentando alcune notizie riportate recentemente dagli organi di informazione, secondo i quali l’Agenzia delle Entrate ha chiesto ad Airbnb di sanare 500 milioni di euro di tasse non versate: “Ci auguriamo che non si facciano sconti e che la web company americana venga invitata a pagare per intero le somme sottratte all’erario in questi anni, senza dimenticare sanzioni e interessi”. Federalberghi conclude sottolineando che “il mancato versamento delle imposte è solo uno dei tanti problemi generati dal far west degli affitti brevi” e auspica che “si proceda celermente all’aggiornamento delle norme che disciplinano la materia. Occorrono regole, controlli e sanzioni, per tutelare i clienti, i lavoratori, i cittadini e le imprese”.

Anche Assohotel approva il Consiglio di Stato

“Sono anni che denunciamo la sperequazione evidente – in termini di oneri fiscali, normativi e quant’altro – che esiste tra le diverse forme di ricettività. Il pronunciamento del Consiglio di Stato che obbliga i portali a riscuotere la cedolare secca è dunque, per noi, un passo avanti verso un mercato dalla concorrenza più equilibrata”. Così Vittorio Messina, Presidente nazionale di Assohotel Confesercenti. “Il mercato degli affitti brevi via web si è sviluppato in modo disordinato, in un clima di deregulation di fatto, come del resto è accaduto anche in altri settori investiti dalla rivoluzione digitale. La legge italiana, però, deve essere rispettata da tutti: è necessario eliminare ogni incertezza normativa ed ogni forma di concorrenza sleale a svantaggio delle attività imprenditoriali vere e proprie – che siano nella ricettività tradizionale o meno – che sostengono costi maggiori per essere in regola, e sono sottoposte ad un prelievo fiscale più oneroso e ad obblighi più stringenti”.

Airbnb: “Valutiamo iniziative più opportune”

“Airbnb ha sempre inteso collaborare con le autorità in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando la normativa europea di riferimento sulla rendicontazione, nota come Dac7 – dichiara la società riguardo alla sentenza che la obbliga a riscuotere la cedolare secca -. Stiamo analizzando la sentenza e valutando le iniziative più opportune da intraprendere”.

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