Airbnb in Italia “non ha ottemperato” agli obblighi fiscali e si è vista sequestrare, in via preventiva, oltre 779 milioni di euro equivalenti, secondo l’accusa, alla cedolare secca non versata su canoni di locazione breve del valore di quasi 4 miliardi di euro. È questo l’esito delle indagini della procura di Milano sfociate nell’esecuzione del provvedimento cautelare firmato dal gip Angela Minerva nei confronti di Airbnb Ireland Unlimited Company, filiale europea del colosso americano degli affitti brevi che ha sede legale a Dublino e domicilio fiscale a Milano.
Secondo il giudice, Airbnb non ha rispettato gli obblighi derivanti dall’articolo 4 del decreto legge 50 del 2017, con cui sono stati regolati gli affitti brevi, “sottraendosi alla dichiarazione e al versamento (in qualità di sostituto d’imposta)” di ritenute per oltre 779 milioni di euro, “calcolate in misura del 21 per cento (cosiddetta cedolare secca) su canoni di locazione breve per oltre 3,7 miliardi di euro corrisposti nel periodo 2017-2021 dagli ospiti delle strutture ricettive pubblicizzate”.
Risultano anche tre indagati per reati fiscali – Patrick Clarke Dermot, Mary Hassel Aisling e Killian Francis Pattwell -, che hanno rivestito cariche di amministrazione all’interno dell’impresa estera negli anni dal 2017 al 2021.
Airbnb, maxi sequestro della Guardia di Finanza
L’indagine della Guardia di finanza di Milano ha preso avvio con un controllo fiscale iniziato il 4 maggio 2022 con riguardo ai periodo d’imposta dal 2017 al 2020, con successiva estensione anche al 2021. I pm che hanno seguito il caso sono Giovanni Polizzi, Cristiana Roveda e Giancarla Serafini del secondo dipartimento guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano, in base alle risultanze della verifica fiscale svolta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria.
L’ipotesi a carico di Airbnb è che la società non avrebbe corrisposto ai proprietari degli immobili (host) la cifra versata dai locatari al netto della commissione addebitata per l’utilizzo della relativa infrastruttura digitale, omettendo di saldare i conti con il fisco italiano per gli anni gennaio 2019-gennaio 2023.
“L’obbligo in capo alla società estera di prelievo alla fonte sulle somme versate dai conduttori ai locatori e di successivo versamento del tributo evaso – afferma la nota della procura di Milano – è stato confermato dal doppio vaglio operato” sia dalla Corte di giustizia dell’Unione europea sia dal Consiglio di Stato”, con due sentenze (la prima del 22 dicembre 2022, la seconda del 24 ottobre 2023), che hanno confermato l’obbligo di applicazione della ritenuta alla fonte nei confronti della società irlandese.
Per il giudice italiano l’elusione è una “strategia”
Come annota il giudice Minerva, Airbnb “ormai da anni” ha “assunto la deliberata opzione aziendale” di non conformarsi alla normativa italiana sul versamento della cedolare secca sugli affitti brevi “con il fine precipuo di non rischiare la perdita di fette di mercato in favore della concorrenza”.
Sarebbe, quindi, una scelta di policy aziendale di “non conformarsi” alla legge italiana e versare la cedolare secca quella di Airbnb Ireland, che incassa i ricavi per l’Europa del colosso statunitense. I pm sottolineano che Aibnb “ha continuato a sostenere di ‘non essere soggetta all’obbligo di applicare la ritenuta a titolo di cedolare secca’ e, nei fatti, non ha mai applicato – né tutt’oggi applica – alcuna ritenuta sui canoni percepiti”.
Alla luce del materiale acquisito dalle Fiamme Gialle, tra cui un “Memorandum”, tale posizione sarebbe una “politica aziendale” mirata a evitare di perdere host e clienti, ovvero “collegata ad un rischio potenziale di aumento dei prezzi degli annunci e di conseguente perdita di quote di mercato in favore di altri competitor che non utilizzano il pagamento online”.
Airbnb: “Fiduciosi di aver agito nel rispetto della legge”
“Airbnb Ireland ha in corso una discussione con l’Agenzia delle entrate dal giugno 2023 per risolvere questa questione. Siamo sorpresi e amareggiati dall’azione annunciata dal procuratore della Repubblica”, è il commento dell’azienda americana. “Siamo fiduciosi di aver agito nel pieno rispetto della legge e intendiamo esercitare i nostri diritti in merito alla vicenda”.
Ma il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, è già all’attacco: “Come sostengo da tempo i giganti del web, in qualunque campo operino, si sottraggono ai loro doveri fiscali e alterano il mercato in modo gravissimo. Lo conferma il caso Airbnb. Tutti questi colossi vanno ricondotti a principi di equità. Anche in questi giorni Forza Italia si è impegnata nella nostra classica politica di tutela fiscale degli immobili ma anche di trasparenza per evitare che i furbi si arricchiscano illegalmente e gli onesti paghino per tutti. In questo contesto ben vengano verifiche approfondite su Airbnb e realtà similari. Proprio a tutela della proprietà immobiliare abbiamo proposto codici identificativi per la trasparenza. I giganti del web sono nemici di ogni principio di equità”, ha ribadito Gasparri.