Le esperienze di Airbnb sono pronte a diventare un’attività profittevole: l’offerta “experiences”, lanciata un anno fa, raccoglie decine di migliaia di prenotazioni di viaggiatori ogni mese e diventerà redditizia a fine 2019, secondo quanto dichiarato dall’azienda stessa.
Le esperienze sono escursioni o altre attività progettate e gestite da host del luogo, che forniscono agli ospiti un accesso privilegiato a luoghi e comunità della propria città. L’offerta è stata messa a punto da Airbnb nel tentativo di differenziare la propria strategia, andando oltre il puro affitto di case o stanze e diventando una vera e propria azienda del settore travel. Airbnb ha così affiancato al business principale di marketplace degli affitti di alloggi da parte di host in tutto il mondo una serie di nuovi servizi, come le escursioni turistiche, le prenotazioni di ristoranti, corsi, concerti e così via.
Gli host possono offrire esperienze che si svolgono in più giorni, oppure esperienze brevi, che durano anche solo un paio di ore: si varia dunque da seminari a lunghe passeggiate. Per ora sono disponibili in 58 città in cui è attiva Airbnb e includono oltre 5.000 tipi di attività dalle degustazioni nelle cantine californiane al laboratorio su come fare un kimono a Tokyo. Altre 25.000 nuove esperienze saranno disponibili entro la fine dell’anno.
Airbnb stima che il servizio “experiences” raggiungerà un volume medio di 1 milione di prenotazioni l’anno a partire dal secondo trimestre 2018 – ed è solo un calcolo prudente, riporta oggi Reuters. Nel core business dell’affitto, Airbnb ha totalizzato 260 milioni di prenotazioni di case o stanze in dieci anni. L’azienda trattiene una quota del 20% sulle esperienze organizzate dall’host, mentre sul renting Airbnb preleva solitamente il 3% da quanto viene pagato all’host (ma la decurtazione può salire al 15% in alcuni casi). Airbnb ha annunciato il primo utile a metà 2016; a fine 2017 ha riportato utili per 93 milioni di dollari e fatturato di 2,6 miliardi.
La diversificazione del business si lega per Airbnb non solo alla ricerca di più fonti di guadagno, ma anche all’esigenza di rispondere alla pressione dei regolatori in alcune città (a partire da quella dove ha sede, San Francisco), che hanno spinto l’azienda a limitare il core business dell’affitto a breve termine, con l’accusa di favorire una contrazione dell’offerta di affitti a lungo termine per i residenti e una conseguente impennata dei prezzi.