TECNOLOGIE FTTH

Aker: “La fibra unica opzione per il futuro delle reti ad alte prestazioni”

Il presidente dell’Ftth Council Europe: “La fibra può diventare un business ovunque. Del resto quando siamo al tavolo con le telco, le authority nazionali e i decision maker l’aspetto tecnologico diventa quasi secondario rispetto a quello finanziario”

Pubblicato il 11 Mar 2016

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«Roadmap e tempi sono ancora incerti, ma di una cosa si può essere sicuri: L’FTTH è l’unica opzione per il futuro delle reti ad alte prestazioni». Tira dritto Edgar Aker, responsabile marketing di Prysmian Group in Olanda e presidente dell’FTTH Council Europe, l’associazione delle imprese specializzate nelle soluzioni hardware e infrastrutturali alla base del Fiber-to-the-home. “Del resto in Estremo oriente ci sono già 100 milioni di case cablate, con centinaia di milioni di individui che accedono a vantaggi non ancora disponibili alla maggioranza degli europei. Non possiamo restare indietro”. Il fatto che nel Vecchio continente molti grandi Internet Service Provider sembrino ancora piuttosto riluttanti a lanciarsi nella corsa all’ultrabroadband non scoraggia Aker. “Da manager di una grande impresa posso capire un certo atteggiamento di prudenza rispetto a immobilizzazioni così importanti. Ma con i giusti use case, un adeguato regime di concorrenza e specialmente con un impianto regolatorio chiaro, la fibra può esplodere ovunque”.

Quindi per lei il vero problema non è di natura tecnologica o finanziaria?

Quando ci sediamo al tavolo con i decision maker, dai rappresentanti delle telco alle authority nazionali, l’aspetto tecnologico è secondario rispetto a quello finanziario: ormai tutti sono consapevoli di cosa significhi Fiber-to-the-home in termini di prestazioni, efficienza e convergenza delle reti. Il tema dominante comunque non è il costo elevato dell’installazione, quanto il ROI più lento rispetto agli investimenti ordinari.

L’FTTH è una promessa impegnativa per chi la fa…

Non è vero per tutti, e bisogna entrare nell’ottica che posare la fibra significa investire in un’operazione che si riverbererà su tutta la regione interessata dall’intervento, attirando nuovi attori e innescando servizi e opportunità di business prima impensabili. Certo, c’è bisogno di qualcuno che faccia la prima mossa, dopodiché – lo abbiamo già visto – l’intero ecosistema risponderà. E non importa chi sia il first mover: telco, broadcaster, operatori mobile, utility… ciascuno di questi soggetti può contribuire a creare nuovi modelli di business capaci di generare a loro volta una risposta del mercato e dei soggetti che ne stabiliscono le regole.

Dove lo avete già visto?

Senza parlare del caso peculiare del Lussemburgo, in Spagna l’iniziativa di un piccolo operatore ha portato Telefonica a entrare in gioco, l’Autorità ha reagito tempestivamente con un quadro regolatorio chiaro, e oggi si contano 2,6 milioni di contratti FTTH, con una crescita nei primi nove mesi del 2015 pari al 65%. In Francia, il grande lavoro di cablaggio nelle città (oggi ci sono 2,4 milioni di utenti FTTH, con un incremento del 31% nello stesso periodo di tempo, ndr) ha spinto ancora una volta l’authority a intervenire con un piano che ha sancito regole precise anche per le aree meno sviluppate. La verità è che le cose cominciano a cambiare davvero quando interviene il regolatore: gli investitori non amano l’incertezza.

In Germania però le cose stanno andando diversamente…

È vero. Anche se quest’anno la Germania (insieme alla Croazia e alla Polonia, ndr) è entrata nel nostro ranking, raggiungendo l’1% di penetrazione dell’FTTH, la situazione difficilmente cambierà nel breve termine. Il cablaggio è stato fatto da telco alternative ai leader di mercato e da enti locali. I big player, da Deutsche Telekom a Vodafone, per il momento non sembrano interessati.

Come giudica la situazione italiana?

La discussione è sul tavolo e gli incumbent ne stanno parlando. È di per sé incoraggiante. Sappiamo bene che soprattutto nelle aree rurali scavare e posare la fibra è costoso, anche perché attualmente non ci sono incentivi che attraggano gli operatori. Ma i benefici potenziali sono enormi e vanno dalla retention dei clienti alla possibilità di attivare community, social business e iniziative imprenditoriali che in un Paese come l’Italia rappresentano una risposta concreta alla disoccupazione. Ancora una volta, però, dev’essere il regolatore a stimolare l’azione e a diminuire le distanze sul ritorno degli investimenti.

Non c’è il rischio che fuori dalle aree urbane l’FTTH diventi un’offerta indirizzata prevalentemente al business?

Non penso. Muovendoci verso una società costantemente on line, soprattutto i giovani avranno bisogno di connessioni ad alte prestazioni a prescindere da dove si trovino e cosa facciano. Dobbiamo dare loro il network giusto per crescere. Grazie alla fibra, tutti possono diventare imprenditori, è vero. Ma non credo ci sarà distinzione tra mondo business e mondo consumer in questo senso.

Che impatto avrà il 5G sulla vostra industry?

Ci offrirà opportunità straordinarie. Il 5G fondamentalmente connetterà tra loro antenne e small cell per garantire elevate velocità e bassa latenza nella trasmissione dati ovunque. Ma dietro questa infrastruttura wireless c’è la fibra ottica. Veicoli autonomi, Internet delle cose e smart city diverranno realtà solo se ci sarà un’adeguata copertura sottostante.

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