Televisione e cellulari i più amati dagli italiani. Potrebbe
essere riassunto così il 43° rapporto Censis nella parte
riguardante la comunicazione e i media.
Nello specifico la società rileva che, tra gli italiani, l’uso
del cellulare si attesta all’85%, ma va legata all’effetto
della crisi la contrazione dell’uso di smartphone (-15,8%) e
videofonini (-7,2%) registrata negli ultimi due anni, per
risparmiare sui costosissimi servizi wap, compensata però
dall’incremento dei consumi basic del cellulare (+21,7%).
“Negli ultimi 16 anni (tra il 1992 e il 2008) la spesa per
telefonini è aumentata del 214% (poco meno di 22,7 miliardi di
euro nel 2008)a fronte di un incremento medio dei consumi delle
famiglie del 20%, segnando una flessione solo nell'ultimo anno;
la spesa per prodotti audiovisivi e computer è aumentata del 63%,
sebbene sia in rallentamento dal 2007”.
“La televisione, che nel 2001 raggiungeva già il 95,8% degli
italiani, oggi si attesta al 97,8% – si legge nel rapporto – La Tv
satellitare passa dal 27,3% del 2007 al 35,4% di utenti nel 2009 e
il peso delle altre forme di Tv, che pochi anni fa non esistevano,
non è affatto trascurabile: il digitale terrestre ha il 28% di
utenza (benché lo switch off del segnale analogico abbia
riguardato finora solo alcune porzioni del territorio nazionale) e
la web Tv il 15,2% (ma la Tv su Internet è seguita dal 41,3% dei
giovani tra 14 e 29 anni)”. Il trionfo della televisione non ha
però messo in crisi la radio, che ha visto crescere il suo
pubblico (dal 68,8% del 2001 all’81,2% nel 2009), che ora
l’ascolta spesso anche dai lettori mp3 (18,6%), da Internet
(8,3%) o dal telefonino (8,1%). In sofferenza la carta stampata:
quotidiani a pagamento al 54,8%, free press al 35,7%, settimanali
al 26,1%, mensili al 18,6%.
Per quanto riguarda Internet, invece, il tasso di penetrazione di
Internet è del 47%, ma il web rimane ancora uno strumento a cui
hanno accesso prevalentemente i giovani (80,7%) e le persone con
titolo di studio più alto (67,2%).
Ancora per quel che riguarda la galassia Web il Censis rileva che
sono 19,8 milioni gli italiani che hanno confidenza con almeno uno
dei tanti social network esistenti. La conoscenza di Facebook e
YouTube è massima tra i giovani di 14-29 anni (il 90,3% e
l’89,2% rispettivamente), risulta elevata tra gli adulti (il
64,2% e il 64%) e scende notevolmente solo tra gli anziani (il
24,6% e il 22,9%), tra i quali è l’uso ad essere praticamente
nullo (intorno all’1,5%). Più della metà dei giovani, invece,
utilizza Facebook (56,8%) e più di due terzi YouTube (67,8%), e
non è trascurabile l’impiego di YouTube anche tra gli adulti
(23,5%).
Tornando ai macro-dati gli italiani che nel 2009 hanno superato la
soglia del digital divide sono il 48,7% del totale, comprendendo
anche quanti hanno un rapporto occasionale con la rete: molto
meglio del 29% del 2006, ma sempre meno della metà della
popolazione complessiva.
Un campanello d’allarme riguarda però il ruolo sempre più
marginale dei media a stampa, fenomeno che si può indicare come
press divide. “Le persone estranee all’uso dei mezzi a stampa
sono aumentate dal 33,9% del 2006 al 39,3% nel 2009 (+5,4%) precisa
il Censis -. Quindi, più della metà della popolazione italiana si
colloca al di sotto della soglia del digital divide, più di un
terzo al di sotto della soglia del press divide, più di un quarto
non conosce alternative alla televisione”.
Se le nuove tecnologie hanno appeal sugli italiani meno lo hanno
sulla PA. Secondo l'analisi il mancato snellimento di procedure
e oneri amministrativi comporta per le imprese, per conformarsi
agli obblighi informativi, ovvero per produrre, elaborare e
trasmettere informazioni sulla propria azione o produzione ad
autorità pubbliche o private, costi che corrispondono al 4,6% del
Pil. Stando al rapporto della World Bank, che ogni anno stila una
graduatoria sulla base delle condizioni di contesto del fare
impresa nei diversi angoli del mondo, l'Italia si presenta come
uno dei Paesi in cui e più difficile fare impresa.
In questo contesto il percorso di digitalizzazione della Pubblica
Amministrazione sembra arrivato ad un bivio.
“Se il sistema sarà in grado di compiere un salto di qualità,
consentendo la piena interattività dei rapporti con gli utenti,
potrà sicuramente aggiungere un tassello importante al processo di
semplificazione che urge avviare – spiegano gli analisti del
Censis-. Se, al contrario, si continuerà a procedere più su
logiche quantitative (più amministrazioni online) che qualitative,
anche l'attesa digitalizzazione si tradurrà nell'ennesima
mancata occasione di riforma. È indubbio infatti che, malgrado i
progressi significativi avuti negli ultimi anni sul fronte
dell'informatizzazione della Pa, l'Italia continui a
scontare un ritardo rispetto al resto dell'Europa”.
Rispetto alla media europea del 28%, gli italiani che ricorrono a
Internet per interfacciarsi con le autorità pubbliche sono solo il
15%: percentuali inferiori si registrano solamente in Bulgaria
(8%), Romania (9%), Grecia (10%) e Repubblica Ceca (14%).
In particolare, se si indaga quanto i cittadini ricorrano a
Internet per scambiare documenti con la PA, i valori subiscono una
forte contrazione: solo il 5% degli italiani dichiara di aver
fruito della possibilità di spedire moduli compilati in forma
digitale, mentre in Europa la media sale al 12%.
I servizi dei Comuni che risultano in maggior misura disponibili
online sono l'autocertificazione anagrafica (66,6%), il
pagamento dell'Ici (52,6%), la denuncia di inizio di attività
edilizia (48,5%), la dichiarazione della tassa di smaltimento dei
rifiuti solidi urbani (42,1%) e l'autorizzazione unica Suap
(40,5%). A seguire, altri servizi che i Comuni hanno provveduto a
fornire in rete sono l'iscrizione all'asilo nido (24,4%),
la concessione dell'occupazione permanente del suolo pubblico
(22,6%), l'assegno per il nucleo familiare (20,7%) e il
contrassegno di invalidità (20,1%). La dichiarazione di inizio
attività produttiva (Dia) è invece stata digitalizzata dal 19,5%
dei Comuni, la concessione del passo carrabile dal 19%,
l'iscrizione al servizio di mensa scolastica dal 18,1% e il
pagamento della Tarsu dal 14%.
Di questi servizi, quelli che possono essere considerati digitali a
tutti gli effetti, presentando di fatto un livello di
interattività maggiore, sono il pagamento dell'Ici e della
Tarsu, che rispettivamente nel 74% e nel 62,2% dei casi possono
essere espletati interamente su Internet fino alla conclusione
della transazione.