“Le organizzazioni sindacali e il coordinamento sindacale hanno ritenuto non opportuno sottoscrivere un’ipotesi di accordo che non risponde in modo soddisfacente alla richiesta sindacale di dare certezze ai lavoratori su cosa avverrà a fine della Cigs. Infatti l’azienda non si prende il minimo impegno per il 2015, neppure quello di usare le stesse modalità per le uscite, cioè volontarietà e incentivazione, previste per il 2014”.
Lo si legge in una nota di Fim, Fiom e Uilm nazionali sulla vertenza Alcatel-Lucent, su cui si è da poco svolto l’incontro al Mise sulla gestione degli ammortizzatori sociali, tra cassa integrazione straordinaria e solidarietà, le annunciate operazioni di spin-off e le prospettive industriali della multinazionale franco statunitense in Italia.
“Il quadro – si legge nella nota – è ulteriormente complicato, da gennaio 2015, a causa dell’entrata in vigore della riforma Fornero sugli ammortizzatori sociali che riduce la durata degli stessi”.
Dalla riunione, riferiscono i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm, è emerso che sulla cessione Optics legacy l’apertura della procedura è prevista per il 25 luglio: Alcatel-Lucent cederà il ramo d’azienda a una newco riconducibile a Siae, mentre l’ufficialità del passaggio è previsto avvenga il primo ottobre 2014. “Sugli altri spin-off allo studio – sottolineano i sindacati – l’azienda non ha fornito elementi nuovi. La presentazione di un piano industriale aggiornato di Alu Italia, che definisca impegni industriali seri per ciò che resta di quest’azienda in Italia, è stata rinviata al prossimo mese di settembre”.
“La discussione sugli ammortizzatori sociali – continuano i sindacati – è stata molto complicata, perché l’approccio dell’azienda punta esclusivamente a massimizzare il numero di uscite entro fine 2014, senza dare prospettive credibili di reimpiego a chi è stato coinvolto dalla Cigs, e a maggior ragione per chi ha fatto Cigs anche negli anni precedenti. L’azienda, pur avendo dichiarato che intende gestire la mobilità in modo volontario e avendo dato disponibilità ad un meccanismo di incentivazione condiviso (28 mensilità con un minimo di 70 mila euro), non intende assolutamente prendersi alcun impegno su quello che farà dal prossimo mese di gennaio, tenendosi le mani completamente libere rispetto ad eventuali nuove ulteriori procedure di riduzione di personale. Questo è un nodo importante e grave che rischia di pregiudicare tutto il confronto. La discussione sulla cassa integrazione ha visto qualche limitata disponibilità aziendale in termini di integrazione economica (350 euro lordi per massimo 5 mesi). Per quanto riguarda invece la rotazione, l’azienda intende effettuarla solo in misura limitata ed all’interno di poche aree”.
“Il rappresentante del Mise – concludono da Fim, Fiom e Uilm – non è andato al di là di una generica dichiarazione di principio sulla contrarietà ad accordi che prevedano licenziamenti, ma non ha dato alcun contributo per modificare la posizione aziendale e quindi per tradurre in fatti concreti quella dichiarazione di principio”.