LA VERTENZA

Alcatel-Lucent, primo incontro al Mise sulla cessione di Trieste

Confrontro tra i sindacati, il management della multinazionale franco-statunitense e Flextronics sul futuro dello stabilimento. Nuova riunione il 3 giugno

Pubblicato il 22 Mag 2015

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Prima riunione al ministero dello sviluppo economico sulla cessione dello stabilimento di Trieste da Alcatel-Lucent a Flextronics. Al tavolo, coordinato da Giampiero Castano, responsabile dell’unità gestione delle crisi del Mise, erano presenti i rappresentanti di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, i vertici italiani di Alcatel-Lucent, il management di Flextronics e la Regione Friuli Venezia Giulia.

L’incontro di oggi è stato interlocutorio, e le parti si sono aggiornate al tre giugno, con la procedura che dovrebbe concludersi l’8. I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto più tempo per esaminare a fondo la questione, e la richiesta che ha trovato la disponibilità di massima delle aziende, purché nel frattempo, nel corso della fase di dialogo, venga sospeso il blocco delle merci in uscita dallo stabilimento triestino. Trieste è il centro europeo che detiene la leadership per la produzione delle tecnologie Wdn, in grado di abilitare le trasmissioni in fibra ottica a 100Gbps.

“La vertenza presenta alcuni punti critici – afferma Roberta Turi, segretario nazionale Fiom Cgil – sui quali ci aspettiamo da Flextronics risposte puntuali. L’accordo per la cessione dello stabilimento è stato siglato tra Alcatel Lucent e Flextronics a livello globale, e prevede la creazione di una newco, Flextronics manufactoring, che andrà aggiungersi alle altre tre, con circa 500 dipendenti, su cui la multinazionale conta in Italia. Flextornics prosegue così nella propria strategia di regionalizzare le produzioni, scegliendo di stabilirsi dove i mercati di riferimento offrono più opportunità. Il rischio è che alla scadenza dell’accordo l’azienda possa delocalizzare parte o tutta l’attività, mentre il rischio immediato è che parte dell’attività oggi svolta da Trieste venga spostata negli Usa”.

“Ci aspettiamo risposte su punti importanti – afferma Giuseppe Ricci, coordinatore nazionale Fim Cisl per Alcatel-Lucent – Vogliamo conoscere nello specifico i volumi, la mission dello stabilimento, sia per le commesse Alcatel sia per le attività proprie di Flextronics. Vogliamo essere sicuri che nel giro di pochi anni il know how del sito non venga trasferito. A Trieste ci sono 318 dipendenti, di cui 304 interessati dall’esternalizzazione – spiega – più 420 interinali, più 50 addetti alla logistica. In tutto, compresi servizi come la mensa e alcuni subfornitori, si arriva a 850 persone, che aspettano una risposta”.

“L’accordo sui volumi di produzione e le garanzie occupazionali a Trieste, tra l’altro – sottolinea Turi – è su tre anni, e prevede un mix di produzioni Alcatel-Lucent e con altre produzioni di Flextronics, che però l’azienda non è stata ancora in grado di definire. Questo a fronte di un accordo commerciale tra le due multinazionale che invece è di 5, e non di tre anni. Se tra loro c’è un’intesa di 5 anni, questo accordo dia volumi di produzione certi per Trieste di 5 anni, non di tre”.

Quanto alle dichiarazioni di Roberto Loiola, Ad di Alcatel Lucent Italia che aveva definito la cessione dello stabilimento di Trieste come un’opportunità di sviluppo, che non avrebbe avuto impatti sul livello occupazionale, “ho proposto a Loiola – commenta Turi – di accompagnarlo a Rieti e Battipaglia, dove ci sono le cattedrali nel deserto, gli stabilimenti produttivi ormai abbandonati dalla multinazionale. Non c’è dubbio che Flextronics sia un’azienda in grande salute, il punto è che produce dove le conviene. Cosa ci garantisce che tra solio tre anni non decida di delocalizzare? Nessuno finora ha messo nero su bianco che non succederà”.

Martedì intanto è previsto in incontro in regione Friuli per affrontare la vertenza, da cui potrebbero scaturire impegni o proposte dall’amministrazione regionale che potrebbero cambiare le carte in tavola.

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