Gli algoritmi nel mirino dell’Europa. La Commissione Ue sta valutando di aprire un’indagine sull’utilizzo degli algoritmi da parte delle web company. Secondo il sito Euractiv l’indagine sarà rivolta in particolar modo il faro di Bruxelles sarà rivolto sul gli Ott utilizzano e organizzano news, post e risultati di ricerche online. Fonti della Commissione hanno precisato che l’indagine partirà a metà 2017 e durerà due anni.
Gli algoritmi sono le “formule segreta” che determinano quali risultati vengono mostrati agli utenti dei social network e dei motori di ricerca; possono essere utilizzati anche per prevedere i risultati elettorali e l’orientamento all’acquisto degli utenti.
Gli algoritmi consentono inoltre di determinare la scelta delle news che alimentano i feed su Facebook in base alle preferenze, che ricevono sul loro feed le notizie che rispecchiano i loro interessi personali anche in base alle loro abitudini di navigazione e alle pagine consultate in passato. Di fatto, le news mostrate ai membri di Facebook rispecchiano i loro gusti personali.
Nei giorni scorsi la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva evidenziato la necessità di una maggiore trasparenza degli algoritmi. “Gli algoritmi devono essere resi pubblici – sottolineava Merkel – perché ogni cittadino deve saper rispondere alla seguente domanda: che cosa influenza il mio comportamento su internet e quello degli altri? Se gli algoritmi non sono trasparenti possono distorcere la nostra percezione, oltre a condizionare il nostro approccio all’informazione”.
La decisione della Commissione di aprire un fascicolo sugli algoritmi arriva dopo l’annuncio la scorsa primavera da parte di alcuni commissari di un nuovo quadro normativo per regolare le piattaforme online come Facebook, Google, Amazon e eBay, suscitando non poche preoccupazioni da parte delle web company Usa.
Secondo Bruxelles è necessario che gli utenti siano al corrente dei criteri e delle modalità che regolano il filtro, la scelta e la personalizzazione delle informazioni e delle notizie presentate sui social media. Una necessità ancor più sentita quando si tratta di informazioni legate a potenziali scelte di acquisto e alla partecipazione alla vita democratica dei cittadini.
L’orientamento della Ue rispecchia quello già adottato da alcuni Stati membri fra cui la Francia, secondo cui sarebbe opportuno che un organismo europeo valutasse i diversi social media anche in base al grado di neutralità con cui vengono selezionate le notizie e le informazioni.